Un pentito guidava i rapinatori

Un pentito guidava i rapinatori I colpi nel Milanese: nella banda degli insospettabili c'erano anche un ex poliziotto e un ex carabiniere Un pentito guidava i rapinatori Assaltavano furgoni portavalori Fabio Potetti MILANO Gli insospettabili erano pronti al prossimo colpo, avevano già le chiavi di un furgone blindato portavalori che contavano di assaltare nei prossimi giorni. E invece sono arrivati prima i carabinieri, che dopo indagini durate mesi, hanno arrestato otto persone, mentre una nona è ancora ricercata. Gli insospettabili avevano un capo, il più insospettabile di tutti. E' un ex pentito adesso completamente libero, un collaboratore di giustizia un tempo sottoposto al programma di protezione dello Stato, che con i soldi dello Stato aveva avviato un'attività commerciale in centro a Milano. «Un'attività molto remunerativa», sottolineano i carabinieri, che non forniscono il suo nome o altri particolari, per evitare ritorsioni ai famigliari. Ma si sa che si tratta di un bar, a un passo dal Palazzo di giustizia. Oltre al pentito di essersi pentito, del gruppo faceva parte; Fabio Vitrani, 26 anni, guardia giurala dei Cittadini dell'Ordine che aveva già sottratto le chiavi di uno degli automezzi usati per il trasporto valori. E poi un ex carabiniere di 44 anni, Ignazio Faraone, uscito dall'Arma prima di aggregarsi alla banda. E un poli ziotto di 27 anni, Riccardo Ignalio Martines, attualmente dipendente del ministero delle Finanze. All'ex pentito, alla guardia giurala, all'ex carabiniere e all'ex poliziotto, sono da aggiungere il titolure di un centro ricreativo di Bereguardo, un barista, un pregiudicato e un uomo di colore, che partecipava alle rapine a volto coperto, per evitare di essere individuato. Tutti insospettabili, ufficialmente impegnati in altre attività, tanto che i carabinieri hanno voluto chiamare l'operazione «Doublé identity», doppia identità. Nel corso delle perquisizioni è saltato fuori anche l'armamentario della banda. Si va dai due fucili d'assalto kalashnikov, i prediletti dalla criminalità organizzata, a cinque pistole, automatiche e a tamburo di grosso calibro, tutte con le rotativo munizioni. Armi che adesso saranno analizzate dal Centro investigazioni scien tifiche dei carabinieri, per accertare se siano state usate durante alcune rapino. Nel curriculum del gruppo, ci sono infatti almeno sei assalti ad altrettanti furgoni blindati ma non solo, tutti compiuti tra il '96 e quest'anno. E un tentativo di sequestro, finito in un conflitto a fuoco, da cui sono partite le indagini. Il tentato rapimento e quello dell'industriale del caffo Stefano Zappa, che nel novembre del '98 venne aggredito nella sua villa di Limolate, alle porte di Miluno. A guidare la banda, secondo le ricostruzioni del magistrato Massimo Meroni, era anche allora proprio l'ex pentito, vestito con una divisa dei carabinieri. Il colpo fallì per la prontezza dell'industriale, che riuscì a dare l'allarme, facendo arrivare sul posto una pattuglia di carabinieri veri che in un conflitto a fuoco, misero in fuga i banditi, quattro e armati di mitragliette, liberando l'imprenditore. Da subito, le indagini partito dagli inquirenti di Desio, presero la strada della malavita organizzata. La preparazione del colpo, la determinazione nell'uso delle armi, le stesse mitragliette, erano senza ombra di dubbio la firma di un gruppo di professionisti. Mesi di pedinamenti, intercettazioni e indagini hanno poi permesso di avere un quadro completo della banda di rapinatori. A rendere urgenti gli arresti, la convinzione che in questi giorni sarebbe stato tentato l'ennesimo colpo, quello al furgone blindato dei Cittadini dell'ordine. Une convinzione rivelatasi esatta, visto che oltre alla copia delle chiavi del mezzo, a casa dell'ex pentito dalla doppia attività è stato trovato un taccuino, con appunti sugli orari, i prelievi di soldi da grandi magazzini e i percorsi che avrebbe compiuto il furgone porto valori. Da qui i fermi, già convalidati dal giudice per le indagini preliminari. A casa di quattro degli arrestati, hanno fatto sapere i carabinieri, sono state trovate anche videocassette con il film «Heat», La sfida. Interpretato da Al Pacino e Robert De Niro, la pellicola racconta la sfida tra un poliziotto e un rapinatore che, sebbene individuato, decide di dare ugualmente l'assalto a un furgone portavalori. Un film cult che finisce in un bagno di sangue. E non nelle celle del carcere di San Vittore, dove sono finiti l'ex pentito, la guardia giurata, l'ex carabiniere, l'ex poliziotto e gli altri componenti della banda. Il collaboratore di giustizia aveva aperto un bar nel centro di Milano, a pochi passi dalla procura, con i soldi ottenuti per l'aiuto offerto allo Stato Dal'96 a oggi hanno messo a segno una decina di rapine Nelle case avevano un arsenale e copie del film «Heat», sfida tra un poliziotto e un criminale Armi e altro materiale sequestrato alla banda di insospettabili

Persone citate: Al Pacino, Fabio Potetti, Fabio Vitrani, Ignazio Faraone, Massimo Meroni, Riccardo Ignalio Martines, Robert De Niro

Luoghi citati: Bereguardo, Desio, Milano