Il presidente della Camera: «La legge è diventata un optional, per molti reati non si va nemmeno più in carcere»
Il presidente della Camera: «La legge è diventata un optional, per molti reati non si va nemmeno più in carcere» Il presidente della Camera: «La legge è diventata un optional, per molti reati non si va nemmeno più in carcere» «Contro il crimine più poteri alia polizia» Intervista a Violante: sicurezza e Welfare le nuove emergenze I SERVIZI ALTRO GIOIELLIERE RAPINATO A GENOVA E'stato ammanettato da una donna A Milano un pentito guidava una banda con ex appartenenti a forze dell'ordine Cimbri e Paletti A PAGINA 10 MUS0TT0 ASSOLTO ANCHE IN APPELLO L'ex presidente della Provincia di Palermo: «Ho avuto danni irrisarcibili» Morto Guarrasi il «regista» del milazzismo Abbate, La Licata e Ravldà A PAG. 4 fi, IRVINE CIRCA UN ALTRO MIRACOLO Nel Gp di Germania Hakkinen toma in pole position Salo è quarto davanti a Eddie Giallo su Schumi: forse le fratture sono quattro Chlavagalo e Sapogno A PAGINA 25 Polemiche al congress o pe ROMA. «Certezze per le giovani generazioni e modernizzazione dello Stato sociale». Questo, secondo Luciano Violante, il nuovo grande obiettivo che l'Italia deve darsi. Il presidente della Camera, in un intervista a «La Stampa», sostiene che il nostro Paese «ha bisogno di traguardi importanti, l'ultimo è stato l'euro. Ora dobbiamo dare un futuro ai giovani: il nuovo Welfare dovrà tutelare i bisogni e non le categorìe. Altrimenti si scatenerà una guerra tra generazioni». Un altro problema che Violante riconosce cruciale è quello della criminalità. «Quando viene ucciso un negoziante spiega - il cittadino si identifica e scatta un risentimento su cui può spezzarsi la tenuta democratica». La polizia? «L'efficienza c'è, negli ultimi tre anni ha arrestato un latitante per mafia ogni 33 ore. Ma non ha sufficienti strumenti per combattere la criminalità di strada». E sul caso di Gianni De Gennaro sottolinea: «Sarebbe utile che tutti i parlamentari avessero un linguaggio rispettoso verso gli altri cittadini». Per quanto riguarda la politica, il presidente della Camera sottolinea che «il federalismo è una carta da giocare fino in fondo, con l'aiuto di tutti. Anche della Lega e di Bossi, che per primi hanno posto con forza questo tema. Il traguardo sono le elezioni regionali del 2000». Infine, sui rapporti a volte difficili a sinistra, Violante smussa: «Tra D'Alema e Cofferati c'è un problema di ruoli. L'uno è premier, l'altro segretario, del più grande sindacato. Le tensioni sono inevitabili, ma si tratta di due rilevanti persona.lità e nessuno di loro può ritenere che le proprie posizioni debbano rimanere immutate». VACANZE IL SOLE NERO, BRIVIDO IN SPIAGGIA VII agosto l'eclissi che provoca fobie da fine del mondo: dialogo immaginano tra gli ombrelloni della Costa Azzurra Hico Orango e Silvia Ronchey A PAGINA 17 ROMA. PROVINCIA DI RUMINI E' la nuova capitale del divertimento Tra cinematografari, coatti veri e finti i romani sembrano tutti rimasti in città Maria Laura Rodotà A PAGINA 7 •- ; —♦"— ' Guido Ceronetti PERCHE' è diventato così facile uccìdere un orefice} Perché tante rapine contro chi commercia in oro e oggetti che brillano? Vetrine infrangibili, sistemi di allarme, sospettosità costante di chi sta dietro il banco, niente scoraggia il rapinatore di oreficeria: è il tesoro esposto invece che occultato, il tesoro guardato e tuttavia afferrabile con un sempli ce atto di violenza, a creare una ininterrotta catena di concupiscenze. L'affare è magro, petdente, incerto: i ricettatori ostentano smor fie. Ma non è per fare affari che si rapina un'oreficeria. Probabilmente una vetrina nera e vuota, che esponesse un cartello: OREFICERIA - GLI OGGETTI IN VENDITA NON SONO IN MOSTRA eviterebbe le rapine e il sangue. Ma attirerebbe ancora il cliente fidato? Credo di sì, per via del mistero. Si è attratti da qualcosa che brilla nella tenebra, che si compra nella penombra. La stessa bottega dovrebbe essere studiatamente male illuminala. Un rapinatore ci penserebbe due volte prima di farci irruzione. In ogni caso vale la pena di provare: la scia di sangue è ormai troppo lunga. Ma molti rinunceranno al mestiere: cercheremo invano, nelle funeste città del Duemila, l'angolo che brilla, specificamente la bottega povera che scoperchia inerme il tesoro, eccitando la voglia di un paio di orecchini, del fuoco di un braccialetto. Già le donne non esibiscono più gioielli se non in circostanze eccezionali e in ambienti sicuri. A Mimi Piovene, che circolava per Milano spavaldamente ingioiellata, strapparono una collana mentre era sotto il casco, dalla parrucchiera. A Mosca, allora sovietica, invece - così raccontava - la gente la guardava estatica, nessuno avrebbe osato un gesto contro quella vivente vetrina. Despiritualizzando totalmente il reato e il delinquente, abbiamo di fatto sancito la libertà di crimine. Via via che la pena si fa simbolica e priva di aureola, fatta di rinvìi e di rimorsi, il rischio d'incorrervi svapora. Rapina, svaligiamento, scippo non sono reati minori: nell'oggetto rubato l'altro è presente (l'osservazione è di Daniel Sibony) come frammento etessere negato; ne viene invisibilmente versato il sangue. In profondo, chi ruba uccide sempre: soltanto il barbone assoluto sfugge, come vivente dimezzato, a questo semiassassinio. Anche possedere libri, e nient'altro, equivale a una corazzatura. Nella società del crimine, l'orefice è condannato a scomparire.
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