La luce sulla montagna di Giorgio Calcagno
La luce sulla montagna La luce sulla montagna D AL 1° agosto, ogni sera, per tutto il mese, si accenderà una luce lassù, sulla cima più alta delle Alpi. La cima più alta delle Alpi non è il Monte Bianco, come ci insegnano i testi di geografia, ma quella che apparve un giorno del quattordicesimo secolo a un nobile astigiano, ritornato fortunosamente dalla Terra Santa dopo essere caduto prigioniero dei turcbi. Si chiamava Bonifacio Rotario, aveva fatto voto alla Madonna che, se fosse riuscito a liberarsi, avrebbe portato un trittico in suo onore lassù, dove l'uomo non era mai arrivato. E volle mantenere l'impegno. Commissionò l'immagine della Vergine in bronzo, guardò verso la cerchia dei monti per trovare il punto più alto, e individuò una punta, che svettava sola verso il cielo; il Rocciamelone. Arrivare in cima non fu facile, su quelle rocce senza sentieri, ma il cavaliere era ostinato, al secondo tentativo ci riuscì. Era il 1° settembre 1358. Anche se Bonifacio Rotario non se ne rese conto, iniziava quel giorno la storia dell'alpinismo. Hanno rifatto in tanti la sua strada, in 650 anni. Lassù hanno sempre guardato le popolazioni delle valli, quelle che imploravano aiuto dal cielo, non riuscendo a trovarlo sulla terra; portavano, come Rotario, le loro preghiere alla Madonna dei monti. Salirono poveri e potenti, che si sobbarcavano a una fatica per loro inusuale, pur di compiere l'impresa. Nel 1659 arrivò in vetta il duca Carlo Emanuele II con la sua corte. Nel 1838 i due figli di Carlo Alberto, Vittorio Emanue- le, futuro re d'Italia, con il fratello Ferdinado, duca di Genova. Nel 1899 salirono gli alpini, che avevano con sé un carico straordinario. Divisa in otto pezzi, per un peso complessivo di 650 chili, una statua in bronzo della Madonna, alta tre metri. L'iniziativa era stata finanziata con una sottoscrizione fra i bimbi d'Italia, lanciata da un giornaletto torinese per l'infanzia. Avevano risposto, con 10 centesimi a testa, in centotrentamila. Da allora la Madonna del Rocciamelone è un punto di riferimento per tutti, verso l'Italia e verso l'Europa. Nel periodo più buio dell'ultima guerra, 1944, un prete volle salire lassù, per dire la Messa del 15 agosto, giorno dell'Assunta. Ci trovò i partigiani di Bolaffi, che presentarono le armi; e, credenti e non credenti, parteciparono al rito. Oggi si celebrano i cento annidi quella statua, con manifestazioni alpine, funzioni religiose, dimostrazioni sportive. La gente torna a salire la montagna, che ha assorbito nella propria pietra la fede dei secoli. E di là è giusto che parta, ogni notte, la luce. L'ha voluta lo stesso sponsor che ha illuminato la Sacra di San Michele, la Finder di Almese, perché i due monti più importanti della Valsusa si rispondano tra loro; raccontando, nella notte alpina, una storia di mille anni. Basta alzare lo sguardo per capirla: ci sono due luci, lassù. Giorgio Calcagno La luce sulla montagna Foto di Filiberto Ratta da «Verso il Rocciamelone.» (ed. Finder)
Persone citate: Bolaffi, Bonifacio Rotario, Carlo Alberto, Carlo Emanuele Ii, Filiberto Ratta, Finder, Rotario
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