Vita segreta della Salamandra lanzai

Vita segreta della Salamandra lanzai ENDEMICA NELL'OVEST DELLE ALPI Vita segreta della Salamandra lanzai Gli anfibi monitorati con un microchip sottopelle PER molto tempo gli studiosi hanno ritenuto che tutte lo salamandre nere presenti sulle Alpi appartenessero ad una sola specie, la Salamandra atra, tratti in inganno dalla loro strettissima somiglian/.a. Ma alla une degli Anni 80 furono messe in evidenza alcune significative differenze morfologiche fra le postazioni di salamandra alpina residenti sul massiccio del Monviso e quelle tipiche delle Alpi centro orientali. Nello stesso periodo le ricerche perl'«Atlante Erpetologico del Piemonte e della Valle d'Aosta» misero in evidenza un'interruzione molto estesa (dalle Alpi Bresciane alle Alpi Cozie) fra le aree abitate dalle salamandre sud occidentali e da quelle nord orientali. Furono proprio la distribuzione disgiunta e le differenze morfologiche fra le due popolazioni a suggerire di intraprendere uno studio sulla variabilità genetica che, nel 1988, portò alla descrizione di una nuova spiccie, detta Salamandra lanzai in onore del più autorevole erpetologo italiano contemporaneo. L attuale distribuzione delle salamandre alpino sembra riconducibile soprattutto agli effètti delle grandi glaciazioni del quaternario che, oltre a dividere geograficamente le salamandre orientali da quelle occidentali, avrebbero costretto le salamandre piemontesi a ritirarsi sulle punaici del Monviso in una zona riparata dai ghiacciai. Così, la Salamandra lanzai ò ancor oggi confinata sulle Alpi Cozie in un territorio molto ristretto, ma che le conferisce il grado di endemismo. Esclusiva infatti delle valli Po, Pellico e Gormanasca, in Piomonte, e della Vallee du Guil, sul versante francese del Monviso, questa specie vive sempre sopra i 1500 metri ed è divenuta oggetto di grande interesse scientifico, oltre che conservaz.ionist.ico, anche in funzione di peculiari adattamenti fisiologici all'ambiente. Fra questi c'ò la strategia riproduttiva, definita viviparità apla¬ centare: le femmine, a differenza della maggioranza degli anfibi che depongono uova o larve in acqua, partoriscono ogni 3-4 anni pochi piccoli simili agli adulti, già atti alla vita terrestre. Svincolandosi definitivamente dall'ambiente acquatico hanno potuto colonizzare l'ambiente estremo della montagna, dove l'acqua è allo stato liquido per pochi mesi l'anno. I mesi da giugno a settembre sono infatti il limitato periodo di attività. Nel resto dell anno, le salamandre cadono in ibernazione nelle profondità del terreno, in cavità o fessure delle rocce. L'habitat tipico è dunque rappresentato dalla prateria d'alta quota, dove le erbe sono intercalate da massi e detriti. Vista la ridotta distribuzione della specie, la Comunità montana Val Pollice e il Parco francese del Queyras, nell'ambito di un progetto Interregionale che terminerà nel 2000, hanno promosso una collaborazione di ricerca condotta dagli esperti del Museo Regionale di Scienze NaturaU di Torino e dell'Università di Chambéry. Il progetto, supportato da tosi o sottotesi di laurea presso le università di Milano e Torino, ha già chiarito molti aspetti di ecologia ed etologia della specie. Dall'analisi dell'alimentazione si è capito di avere a che fare con una specie predatrice dalle abitudini opportuniste, che si nutre di in¬ setti ed altri invertebrati terrestri. Importante nel riconoscimento dell'ambiente è il ruolo della vista, che, nei maschi, può dar luogo a comportamenti territoriali: arrampicandosi sulle rocce, i maschi assumono una posizione ritenuta di dominanza restando immobili e con la parte anteriore del corpo sollevate. Tale atteggiamento consente di mantenere un controllo visivo sid territorio; in alcuni casi possono addirittura giungere a scontri incruenti che si manifestano sotto forma di abbraccio accompagnato da spinte e sfregamenti reciproci del capo. L'esame del ciclo di attività giornaliera, posto in relazione alle condizioni meteorologiche e ad altri fattori ambientali, ha rivelato un ritmo maggiore durante le ore notturne, in occasione di pioggia o comunque di umidità elevata. Inoltre questi animali mostrano una generale fedeltà al loro territorio e difficilmente si allontanano. Le femmine incinte sono più schive e preferiscono stazionare in cavità sotto le pietre o in anfratti. Più facilmente i maschi si muovono in spazi aperti alla ricerca delle femmine o per ragioni alimentari. La determinazione dell'età, basata su un metodo osteologico che non richiede il sacrificio di animati, ha consentito di scoprire l'eccezionale longevità della specie. In alcune popolazioni sono stati bifatti riconosciuti individui con età superiore ai 20 anni. L'età delle femmine incinte è superiore di alcuni anni rispetto alle femmine non gravide; risultato che avvalora l'ipotesi di un periodo di gestazione particolarmente lungo. Per approfondire le ricerche sulla biologia riproduttiva, valutando anche la fecondità, le femmine incinte sono state radiografate in collaborazione con alcune strutture ospedahefe ed il numero di piccoli nel corpo materno è risultato generalmente compreso fra uno e tre per ogni ovaia. Per la stima delle popolazioni è fondamentale marcare un significativo numero di animali in un'area campione. Ad ogni salamandra catturata è stato appurato un microtransponder passivo munito di codice elettronico. A questo punto gb animali ricatturati possono essere agevolmente riconosciuti con un apposito rilevatore. In base poi al rapporto fra individui marcati e non, con l'ausilio di programmi informatici, si procede alla stima della consistenza numerica dello popolazioni e al calcolo della densità. Innovative ricerche, basate su tecniche di telerilevamento (radiotrekking), hanno dimostrato spostamenti ipogei rilevanti soprattutto dove U territorio ha cavità e fessurazioni fra le rocce. Data l'alta densità di popolazione riscontrata in tre aree esaminate (oltre i 500 esemplari per ettaro), si ritiene che la specie non corra immediato rischio di estinzione, anche perché la viviparità la protegge da eventuab problemi di inquinamento dell'acqua e dalla siccità. Comunque, a causa della sua ridottissima distribuzione geografica e degli adattamenti riproduttivi, la protezione di Salamandra lanzai riveste un notevole interesse sancito dalla convenzione internazionale di Berna del 6/12/91 sulla fauna selvatica. In animali con basso potenziale riproduttivo, sono l'elevata sopravvivenza della progenie e la longevità ad assicurare la sopravvivenza alla specie, quindi, per queste salamandre, una potenziale minaccia può derivare da possibib catture per scopi collezionistici, scientifici o museologici. A proposito: è bene ricordare che la loro cattura è vietata in tutto il territorio piemontese da una legge regionale. Un ulteriore problema di sopravvivenza potrebbe derivare dalla frammentazione degli areaU: Salamandra lanzai, oltre a vivere su un territorio molto limitato, non è distribuita uniformemente ma compare in subpopolazioni apparentemente isolate, anche all'interno della stessa vallata. Cogliamo l'occasione per chiedere agb alpinisti, agb escursionisti ed agli amanti della montagna la loro collaborazione nel segnalare la presenza di salamandre alpine (totalmente nere) sul territorio piemontese o di confine. Le informazioni, meglio se accompagnate da una fotografia, potranno essere inoltrate al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, via Giolitti 36, telefono 011 4323.057/056, fax 011 4323.331. Paolo Eusebio Bergò La specie presente solo nelle valli Po Chisone e Pellice e nella francese Guil Una lunga ricerca realizzata in collaborazione tra Torino e Chambéry

Persone citate: Alpi Vita, Paolo Eusebio Bergò, Pellico

Luoghi citati: Berna, Milano, Piemonte, Torino, Valle D'aosta