E' ancora un flagello mortale

E' ancora un flagello mortale AIDS E' ancora un flagello mortale lasciando, 1,7 milioni SI sente dire sempre più sovente che l'Aids non sembra più quella terribile belva che sembrava, nei Paesi ricchi la mortalità è in calo, insomma la speranza riprende quota, il timore è diminuito. In realtà non è così: eli ultimi dati forniti daW'Unaids, l'organo istituito dallo Nazioni Unite per la lotta contro il virus Hiv, non giustificano alcun ottimismo. L'Aids è ancora la seconda causa di morte negli Usa dai 25 ai 44 anni, in Italia è fra ì principali motivi di decesso fra i 25 e 29 anni. Il numero dei casi è in continuo aumento nel mondo: dai primi Anni 80 ad oggi più di 40 milioni di persone si sono infettate e circa 12 milioni sono morte. La situazione attuale è addirittura peggiore di quella dell'inizio degli Anni 90: nel 1998 circa 6 milioni di nuovi infetti, fra cui oltre mezzo milione di bambini, soprattutto nei paesi dell'Africa subsahariana. Solo in Uganda negli ultimi anni i morti sono stati 1.8 milioni secondo l'Unicef, di bambini orfani. Certo si sono compiuti importanti progressi nella terapia dell'Aids. Tre categorie di farmaci sono oggi somministrate: gli inibitori della trascrittasi inversa, gli inibitori non nucleosidici della trascrittasi inversa e gli inibitori della proteasi. Contrastando l'integrazione del genoma virale e agendo sulle proteine virali, essi bloccano la replicazione del virus Hiv. Ma ormai appare evidente ppche questo trattamento con tre farmaci associati, questa tri-terapia, deve ossero proseguita per anni. Due grandi sperimentazioni, denominato Trilege e Actg343, hanno rivolato un grande numero di ricadute - dimostrate dalla carica virale del sangue - nei malati la cui tri-terapia iniziale venga ridotta ad una bi od a una mono-terapia. In effetti la terapia non è in grado di sdradicare il virus, il quale continua a replicarsi in alcune cellule, insomma i farmaci permettono di prolungare la vita e di attenuare i sintomi ma non guariscono la malattia. Inoltre non prevengono la trasmissione del virus e non rendono privi di contagiosità gli infetti, sebbene riducano la carica virale del sangue a livelli non più rilevabili (il virus rimane integrato nel genoma dei linfocobi CD4). La stretta osservanza terapeutica è il prezzo da pagare per arrestare il progresso della malattia e restaurare l'immunità; nessuna tregua nò per il virus nè per il malato. Frattanto altri tipi di cocktail farmacologici sono in fase tli valutazione (lo studio Adam, Amsterdam Dùràtion Antiretroviral Medication, propone una quadri-terapia, due inibitori della proteasi e due analoghi nucleosidici). Un trattamento con più farmaci è logico per due ragioni: se un agente non riesce a bloccare la replicazione del virus un secondo può farne le veci, e se entrambi gli attacchi falliscono un terzo può comunque fornire una certa protezione. In ogni modo la tri-terapia è costosissima superando le possibilità economiche di molti Paesi, ed esige l'applicazione d'uno schema rigoroso. La sola strategia rimane dunque la prevenzione: evitare l'infezione è la chiave fondamentale della battaglia contro l'Aids. La prevenzione continua ad essere seriamente minacciata da atteggiamenti di rifiuto, di ottimismo, di superficialità. Poiché il virus si trasmette attraverso i rapporti sessuali e i contatti con sangue infetto, bisogna cambiare il comportamento, si tratti della vita sessuale e dell'iniezione di droghe. L'uso del preservativo è ancora essenziale per il sesso sicuro, come lo è il ricorso a siringhe pulite per quanti fanno uso di droghe iniettabili. Ulrico di Aichelburg WM. Il virus dell'Aids attacca le cellule

Persone citate: Ulrico Di Aichelburg

Luoghi citati: Africa, Amsterdam, Italia, Usa