La costellazione di Orione emerge dalla preistoria

La costellazione di Orione emerge dalla preistoria LA STELE DI AOSTA La costellazione di Orione emerge dalla preistoria NON e esagerato ritenere la stele numero 30, rinvenuta ad Aosta durante lo scavo di una vasta area megalitica, una delle più grandi opere d'arte della preistoria: alta due metri e cinquanta, frammentata ma mirabilmente ricostruita per buona parte dagli archeologi, la stele, finemente incisa ad altorilievo, presenta un capo simbolico a forma di «T» e un torso decorato con un motivo a scacchiera. Su di esso spiccano, a testimoniare la notevole importanza del personaggio rappresentato, quattro ordini di collari, un arco che attraversa l'intero busto, una splendida ascia simmetrica all'arco o due frecce tenute tra le mani. Le braccia sono piegate ad angolo retto, in una posizione incompatibile con la disposizione delle mani, ma che contribuisce a conferire fierezza e importanza al personaggio. Sotto il busto si individua una cintura alla quale sono appesi due pugnali ed una borsa semicircolare. La stele ha sollevato, presso gli archeologi, numerosi interrogativi. Tra le tante domande ci si chiede perché la stele non abbia le gambe, nonostante la parto superiore presenti molti dettagli, perché l'arco sia inclinato ed in posizione inconsueta (altro stole presentano un arco simbolico sulla spalla), perché il personaggio impugni lo frecce tenendole sotto l'arco, come mai arco e ascia siano in posizione invertita (come se il personaggio fosso stato mancino), porche i pugnali siano posti in orizzontale. Inoltro vi sono interrogativi a proposito della testa, considerata anche l'assenza di occhi e bocca. Ogni interrogativo sulla stele viene risolto da una semplice interpretazione astronomica: quella che la stelo rappresenti la costellazione di Orione. Vi sono diversi elementi a sostegno di questa idea. Innanzi tutto, l'area mogalitica, che comprende alcuni menhir, dei pozzi rituali, alcuni dolmen, una «alleo converte» e, soprattutto, diversi allineamenti, è stata dettagliatamente studiata da un punto di vista archeoastronomico nel 1990. Sono cosi emorsi notevoli e numerosi orientamenti astronomici ri- guardanti la Luna, il Sole ed alcune stelle brillanti. In particolare sono stati individuati due orientamenti su alfa Orionis, la brillante Uetelgeuse, uno dei quali è proprio relativo ad un allineamento di stele. Allora, le singole stele non erano state prese in considerazione e quindi non avevamo rilevato un particolare molto bnportante emerso solo ora: l'allineamento che comprende la stele 30 è perpendicolare all'allineamento orientato su Betelgeuso, in modo che la stele in questione risultasse disposta, quando era ancora eretta, proprio di fronte alla costellazione di Orione che stava sorgendo. Il fatto che, in un'area nella quale sono stati individuati tanti e tali orientamenti astronomici, si sia poi sentita l'esigenza di rappresentare anche un asterisma sulla pietra non deve certamente sorprendere. Sovrapponendo una rappresentazione della costellazione di Orione alla st.ele troviamo delle notevoli corrispondenze (vedi figura). In particolare il profilo a T è segnato da Betelgeuse e da Bellatrix; la cintura tli Orione, con Alnitak, Alnilam e Mintaka, si viene a trovare sulla corda dell'arco, mentre altre stelle meno luminose contornano tutto l'arco. La spada di Orione, poi, è in perfetta coincidenza con lo dita del personaggio. Inoltre Rigel si trova su un pugnalo. Infine un gran numero di altre stelle brillanti viene a coincidere con altri punti salienti della stele, quali le braccia, i gomiti e la borsa semicircolare. Particolare importante, lo stelle non appartengono tutte rigorosamente alla costellazione di Orione, ina alcune appartengono alla Lepre, a Eridano o all'Unicorno. Infatti non vi è nessun motivo per ritenere che i limiti fissati convenzionalmente da noi, oggi, coincidano con quelli del passato. Inoltre, la stele è mancante della parte sinistra del busto. Però lo stelle di Orione e di Eridano permettono di ricostruire anche la parte mancante: infatti esse formano una fila di stelle che è simmetrica a quella che rappresenta il braccio destro; in particolare il gomito sinistro è segnato da Kursa (beta Eridani) o la punta dell'arco da rho Orionis. La corrispondenza tra stele e stollo è pressoché perfetta se si esaminano singole parti, separatamente, mentre se si confrontano le stelle con l'intora stele si rilevano duo imprecisioni: l'ascia risulta traslata lateralmente e Bellatrix è piti bassa rispetto al vortice del profilo a «T». Poro è un errore di meno di dieci centimetri, su di una stelo alta due metri e mezzo. E' difficile ritenero che la corrispondenza tra le stelle di Orione e i punti salienti della stele sia casuale. D'altra parte, esiste una controprova: è stata ritrovata una stele analoga, a Sion, in Svizzera, che sicuramente rappresenta lo stesso personaggio. Pur essendo decisamente simile, la stele di Sion ha minori dimensioni e presenta attributi diversi: non ha l'ascia, la freccia è all'interno dell'arco e sotto la cintura non sono incisi altri attributi. Eppure le proporzioni sono esattamente le stesse e la costellazione di Orione si adatta perfettamente anche a questa stele. In particolare le stelle della cintura coincidono, (mesta volta, con la freccia, altro stelle seguono tutto il profilo dell'arco, sono rappresentati i gomiti, le braccia, ed il profilo della tosta. Persino una fila di stelle si adatta molto bene alla collana di perle del personaggio. Sorgo allora spontanea una domanda: come hanno fatto delle popolazioni eneolitiche a scolpire due stele con misure diverse, attributi simili ma non del tutto identici, mantenendo però le stesse proporzioni? L'unica spiegazione plausibile è che il disegno sia stato tracciato seguendo il profilo di imo stesso oggetto ben visibile e ben identificabile dai due versanti delle Alpi: la costellazione di Orione. Dunque, tre elementi concordano a favore di questa ipotesi: l'orientamento dell'allineamento di stele, la forma e il disegno della stele di Aosta e la forma e il disegno della stele di Sion. Ma anche il contesto storico coincide. Non abbiamo, per ora, parlato di date, ma rimediamo subito: la stele 30 potrebbe risalire attorno al 2750-2400 a.C. Nello stesso periodo i Sumeri avevano identificato Orione con il loro eroe più importante, Gilgamesh, che in una delle sue imprese aveva ucciso il Toro Celeste. Gli Egizi, poi, avevano identificato Orione con Osiride. La piramide di Cheope, anche se alcune recenti interpretazioni sono sicuramente troppo azzardate, presenta comunque un condotto orientato sulla cintura di Orione. Inoltre l'identificazione di Osiride con Orione è confermata da numerosi testi egiziani. Infine, va detto che anche la mitologia greca concorda con l'ipotesi astronomica: tra i particolari salienti va ricordato il fatto che Orione venisse chiamato «l'abitante delle montagne», il fatto che egli fosse stato accecato (la stele non ha gli occhi), ed il fatto che fosse sempre associato alla Luna. A conferma, i più importanti allineamenti astronomici rilevati nell'area megalitica di Aosta sono lunari. Guido Cossard Ricostruito uno straordinario reperto megalitico di archeoastronomia A sinistra la costellazione di Orione, e accanto, la stele di Aosta che la raffigura insieme a segni e disegni parzialmente Interpretati A sinistra la costellazione di Orione, e accanto, la stele di Aosta che la raffigura insieme a segni e disegni parzialmente Interpretati

Luoghi citati: Aosta, Svizzera