Simenon d'estate

Simenon d'estate UN GENTILUOMO TRA I BANDITI Simenon d'estate «Voi, cara signora Bennet, avete conoscenze altolocate: vi prego, fate in modo che fra un'ora si possa avere il permesso di sposarci, io e la signorina qui presente» VPUNTATA RIASSUNTO Giacomo non può vivere accanto ad Elsa senza essere sfiorato dal desiderio di possederla, mentre Elsa e sempre più gelosa delle bellezze che lui incontra al club '' 'ISA - balbetto Giacomo con voce strana. E per la prima volta egli ebbe un movimento insensibile, come per spingerla verso la sua camera per entrarvi con lei. Ella non oppose alcuna resislenza. Si era irrigidita nelle sue braccia come morta ed un sudore freddo le bagnava la fiorite. Varcarono cosi la porta e Arbaud stava per chiuderla (piando, cercando le labbra di Elsa, vitle il suo viso e si accorse che duo grosse lacrime scorrevano silenziose sulle guance infuocate. I begl'occhi eran gonfi di pianto. A sua volta arrossi comprendendo che Elsa non osava respingerlo e che ella avrebbe accettato tutto da lui, ma con la morte nell'anima. Un senso di vergogna invase la sua coscienza, si guardò intorno confuso, poi, rapidamente, senza baciarla, mormorò: Buona sera, Elsa!... Ella fece uno sforzo per rispondere senza scoppiare in singhiozzi e la sua voce risuonò dolcissima mentre pronunciava a sua volta, con accento di riconoscenza commossa: - Buona sera, Giacomol Egli era gin sull'uscio della propria camera (piando Elsa aggiunse con un filo di voci;: Non siete mica in collera? Perché a sua volta egli senti voglia di piàngere? Perché la sua bocca era asciutta ed il petto ansava come oppresso da un peso enorme? Egli ora turbato, sconvolto: sentimenti diversissimi turbinavano nella sua anima. Sentiva che era stato sul puu io di commettere una brutta azione e ne era dispiacenti!. Aveva fretta di distruggere la cattiva impressione che aveva certamente prodotto nell'animo di Elsa il suo orribili! gesto. Aveva soprattutto bisogno di rassicura re la fanciulla, verso la quale si sentiva attratto da una tenerezza ancora maggiore di (niella di prima. Ella non aveva detto nienti!, non aveva protestato. Ma il brutale gesto di Giacomo non era stato per lei una disillusioni!? Egli tendeva l'orecchio con il timori! di udire dei singhiozzi attraverso la parete. Egli avrebbe voluto raggiungerla e consolarla, scusarsi, ma non osava. Vedendolo ritornare poteva avere nuovamente paura. [ridosso l'abito da lavoro con dei movimenti bruschi ed irati; era furioso contro se stesso. E in questo stalo d'animo andò al «Brado» rimuginando tali pensieri e pensando al modo di riparare alla precedenti! improntitudine. Quando allo cinque del mattino fece ritorno alla pensione della signora Bennet, invece di andare a letto, si misi! alla finestra in attesa del sorger del sole. Il cielo incominciava a rischiararsi ed a tingersi di un color rosa pallido che a mano mano si trasformava in giallo arancio. Alle sei il solo scintillava nel cielo terso e azzurrino. I.a sveglia in camera di Elsa non tardo a far sentirò il suo suono squillante o pettegolo ed i piedi nudi della ragazza si posarono sul pavimento. Poi l'acqua scrosciò nella catinèlla con un suono fresco e limpido. - Elsa! - chiamò Giacomo sottovoce. Il rumore dell'acqua cosso. - Mi avete chiamato, Giacomo? - Ditemi, Elsa, siete ancora in collera con me? - No, affatto. - Sono stato cosi male questa notte! Ella non rispose. Ma adesso sono allegro... E' necessario che stamane vi nielliate il vostro abito azzurro... - Non ò mica festa, oggi? - Non importa, fatemelo per favore! Mi proverete cosi che non siete arrabbiata con me... - Se ò per farvi piacere... - Avete visto che bel sole, oggi, Elsa? - Si. Un raggio batte proprio sullo specchio! - E' aperta la vostra finestra? - Si la tengo sempre aperta tutta la notte. - Allora allacciatevi chi; voglio vedervi. Élla obbedì. Sporse il suo viso ancora umido alla finestra e gli sorrise dolcemente, Il sole la colpiva in pieno ed i suoi capelli biondi, accarezzati dai caldi raggi, scintillavano come un'aureola d'oro. - Siete già pronto? - SI, e voi sbrigatevi. - Che progetti avete oggi? Non capisco. Sapete bene che alle otto devo essere all'ufficio... Giacomo non rispose e pochi minuti dopo s'incontrarono nel corridoio. - Cosa volete fare stamattina? - disse Elsa guardandolo con sorpresa. Giacomo sorrideva, ma il suo sorriso era ben diverso da quello degli altri giorni. E le risposi! che l'avrebbe veduta volentieri, nella sala, tra poco. Infatti, poco più tardi i due si trovarono alla presenza della signora Bennet, e Giacomo disse a quest'ultima; - Voi signora che avete conoscenze altolocate, fato in modo che fra un'ora si possa avere il permesso per sposarci... Poco mancò che a queste parole la signora Bennet non lasciasse cadere per terra la caffettiera che teneva in mano. - Che cosa dito?... Ma, non è possibile!... Elsa, incapace di muoversi, si mordeva li; labbra e guardava spaurita Arbaud come non credesse alle sue orecchie. - Invece è possibilissimo, signora Bennet - continuò Giacomo - Era mezz'ora voglio essere sposato con la signorina qui presente... E poi passeremo il resto della giornata in campagna come avete detto appena ci avete veduti!... Elsa sorrideva e, (mando la signora Bennet usci in fretta e furia per andare a vestirsi, ella si gettò nelle braccia di Giacomo nascondendo lo testa nel suo petto. - Siete contenta, Elsa? - le domandò dolcemente. Per tutta risposta ella si strinsi' ancor più forte a lui. - Andiamo, fatemi vedere gli occhi per assicurarmi che essi sono radiosi come il cielo di questo giorno, indimenticabile!... La signora Bennet ritornava con il cappello in testa. - Eccomi pronta!... Vedete, vado io stessa!... Ma aspettatemi!... Non vorrei ritornare con le carte e non trovarvi più... Volete che al ritorno passi ad avvertire anche il pastore evangelico che venga subito qui? La vecchia signora era felice come se si fosse dovuta sposare lei!... Uscendo gridò: - Marta, Marta!... Avvertite tutti i pensionanti... e preparate la grande camera al primo piano! Negli occhi di Elsa le lagrime erano scomparse e adesso guardava Arbaud come si guarda l'uomo al quale si confida tutta la propria vita. Due ore dopo, la signora Bennet tornava con tutte le carte e col pastore evangelico al quale, strada facendo, aveva spiegato: - È più di un mese che lavoro!... Finalmente oggi si sono decisi... Ma come è strana la gioventù del giorno d'oggi!... Si direbbe che bisogna farla felice contro la sua volontà!... La signora Bennet non doveva rallegrarsi a lungo del suo intervento nella vita privata dei suoi pensionanti. Per un mese intero ella potè ripetere a ciascuna persona con la quale parlava: - Come sono felici!... Fa proprio piacere a vederli... Quando penso che senza di me non avrebbero mai pensato a sposarsi!... E la signora Bennet si inteneriva veramente. Ella aveva per Giacomo ed Elsa delle cure e dei riguardi quasi materni. Rifaceva lei stessa la loro camera e questo era per lei il più bel momento della giornata. Bisogna anche aggiungere, però, che frugava dappertutto, felice di poter dare dei consigli e di ficcare il naso nell'intimità della giovane coppia. - Adesso, signora Elsa, per essere completamente felice non vi resta che di avere un figlio... Oh, lo so bene che non è più di moda... No, non mi rispondete che c'è del tempo ad averne... Guardate me... Io avrei voluto averne almeno uno... ma il cielo non ha voluto... Il mio povero marito è morto ed ora, eccomi sola... Credete a me... I figli è meglio averli subito... Come sarei felice se avessi un bel figliolone... [...1 La giovine sposa sorrideva, ma la cosa cominciava a stancar la. Gli sposi amano la solitudine e specialmente la donna desidera nascondere la propria felicità in un nido tutto suo. L'uomo si adatta più facilmente ad un nido di passaggio, la donna, invece, ha bisogno di sentirsi in un ambiente esclusivamente suo, di servirsi di oggetti che le appartengono e che costituiscono la «sua» casa. Ciò che fatalmente doveva avvenire, avvenne. Gli Arbaud cercarono e trovarono un piccolo appartamento di due stanze e, secondo il sistema americano, acquistando la mobilia a rate. Il primo mobile fu un meraviglioso grammofono che fece impazzire Elsa dalla gioia, il secon¬ do fu una macchina perfezionata per lavare i piatti. Negli Stati Uniti, solo le persone molto ricche possono permettersi il lusso dei domestici ed Elsa, pur continuando a lavorare, era costretta ad occuparsi dell'andamento della casa. Ma, oggigiorno, il compito della massaia è estremamente semplificato dai praticissimi moderni utensili domestici. Nella sua casetta, senza alcuna pretesa di lusso, ma pulita e civettuola, Elsa si sentiva completamente felice: l'unica ombra in tanta serenità era costituita dal lavoro notturno di Giacomo, che tutte le sere alle dieci doveva lasciarla per rientrare alle quattro o alle cinque del mattino seguente. Ed egli non voleva abbandonare quel posto perché presentiva che ciò avrebbe significato la rinuncia completa a tutti i suoi sogni. Certamente il posto di fattorino al «Prado» era un impiego assai meschino, ma in compenso non era l'esasperante consuetudinario impiego dove una persona si fossilizza per tutta la vita con la sola speranza di diventare, dopo dieci o quindici anni, capo reparto! Per di più, Arbaud incominciava a comprendere molte cose che in principio gli erano sfuggite. Così egli, a mano a mano, si accorgeva che alcuni clienti non erano gli uomini d'affari che volevano sembrare, o per lo meno i loro affari erano di un genere tutto speciale. Al «Prado», come in tutti gli altri «clubs» notturni, si serviva lo «champagne» e le altre bevande alcoohche, in barba a tutte le leggi sul proibizionismo, e lo si faceva quasi apertamente grazie alle cordiali relazioni dei padroni con alcuni ispettori di polizia. Quando la ronda notturna preparava una sorpresa, una telefonata avvertiva subito il «Prado». In un batter d'occhio l'aspetto dei tavoli veniva trasformato. Le bottiglie di champagne, che spa¬ rivano senza sapersi come, venivano rimpiazzate con delle innocue bibite fredde o calde. Quel rapido cambiamento di scena, ormai tradizionale, non commuoveva più i frequentatori. Giungeva la polizia, faceva il giro di tutti i locali e appena uscita i secchi d'argento ricomparivano come per incanto sui tavoli. Tutto si riduceva ad un breve istante di sosta dell'indiavolato movimento delle sale. [...1 Questi piccoli misteri del contrabbando gli erano ormai famigliari. Egli aveva veduto da vicino i «bootleggers» più famosi. In America si chiamano così i frodatori d'alcool, i quali non sono affatto dei piccoli contrabbandieri isolati, ma bensì costituiscono delle società potentissime che guadagnano annualmente dei milioni di dollari, che posseggono navi di diecimila tonnellate, distillerie all'estero e anche importanti banche. La statistica ha dimostrato che dall'epoca della proibizione, il contrabbando è, per ordine d'importanza, la terza industria americana. Il posto che occupava Arbaud gli dava spesso occasione di rendere dei piccoli servigi ai «bootleggers», i quali lo incarivano sovente di commissioni delicate. Ma altre persone lo interessavano ancora più, per l'aria misteriosa con la quale se ne parlava. Una di queste persone che si faceva chiamare Smitt e possedeva tre «limousines» di gran lusso, era un ometto di una quarantina d'anni, dal viso volgare ma dagli appetiti formidabib. (Continua) ©1929 Estate of Georges Simenon all rights reserved Per gentile concessione di Adelphi Edizioni Elsa non oppose resistenza: si irrigidì tra le sue braccia come morta ed un sudore freddo le bagnò la fronte Giacomo capì che lei avrebbe accettato tutto da lui, ma un senso di vergogna invase la sua coscienza

Luoghi citati: America, Stati Uniti