Ghezzi di Marco Vallora
Ghezzi Ghezzi Un Walter Molino rococò LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Marco Vallora NON c'è bisogno di sfogliare troppi libri. Ci pensava lui a descriversi, il cavalier Pier Leone Ghezzi: e in tutti i modi e gli stili e i media possibili. Allegri sonetti da porre a mo' di epigrafe poetica sotto le sue tele. Frammenti godibilissimi e capricciosi di Memorie e scheggie avventurose d'autobiografia, di modello Alfieri più che Casanova. Ed un profluvio di autoritratti da far davvero riflettere: perchè mai LA MODESETTIMarco NARCISO CON LA PASSIONE E RAMPOLLO DI UNA FAMIGLPIER LEONE ERA UN «VIGNETquesto bisogno quasi ossessivo di farsi riconoscere, di mettersi in mostra, di parlare tanto di sé, in qualsivoglia foggia l'obiettivo dovesse riprenderlo: pittorico o scritto che fosse? Infatti questo testimone trionfante della Roma Settecento sotto il papato colto e cosmopolita di Clemente Albani, non ci ha lasciato soltanto dei brillanti autoritratti ufficiali, in posa e pompa magna, come quello richiestogli programmaticamente dagli Uffizi. Ma come assatanato, approfittava di ogni spazio vuoto delle sue pur affollatissime tele di martirio o di STRA LA MANA allora documentazione storica dei miracoli (che pullulavano in quegli anni) per far si che il bel volto ribaldo di paggio leggermente impinguito, Tacesse la sua puntuale comparsa, sopra o sotto la scena, addobbato da zerbinetto: da fichetto del tardo Barocco. E già in apertura di questa intrigante e doverosa retrospettiva die la sua patria gli doveva (con un affettuosa appendice nel suo paese natale, a Comunanza, che studia, tra documenti inediti e nuove indagini i rapporti di questa feconda ELL'AUTORITRATTO A DI PITTORI MARCHIGIANI ISTA» DI CRONACHE PAPALI famiglia di artisti, compreso il poco noto nonno Sebastiano) già sul manifestarsi delle prime opere giovanili, ci si fa incontro questo magniloqunle ritratto teatrale, con un giovane imparruccato che ci volge le spalle in stile raciniaano, ma ci regala il suo sguardo complice e ondulato come un ricciolo di burro. Il modo stesso di impugnare la penna, di toccare il foglio bianco come una mandola, di lasciarsi alle spalle il busto greco da copiare, pur di conquistare la nostra facile ammirazione, fanno di lui un tenore, un castrato del bel canto pittorico. Settecentesco, cer¬ to, alla maniera di Maratti, il sobrio eppur sontuoso ritrattista che il padre Giuseppe (tutt'altro che un cattivo pittore, ma un po' «mièvre», come direbbero i francesi, un po' smidollato) volle come suo propiziatorio padrino, come se oggi si chiedesse a Eco o Biagi: ed eccolo infatti, Ghezzi, subito, omaggiatissimo all'Accademia di San Luca e pittore della Camera Apostolica. Ma con qualcosa di assolutamente suo, incomparabile: un'immediatezza confidente e spesso maliziosa, una vivezza che giustamente la curatrice Anna Lo Bianco, nel raccomandabile catalogo Marsilio (ahimè quante opere interessanti non sono in mostra) chiama «fotografica». E in un saggio molto vivace, Vittorio Casale non esita a leggerlo come un vignettista di cronaca, un Walter Molino rococò. Come quando racconta il terremoto che sorprende il futuro Benedetto XIII, tutto un crollar di travi, uno strepito della folla e il salvifico armadio con le relique rniracolose di San Filippo, che fan da cupoletta al Papa permettendogli ài respirare, mentre il santo busto pare guardarsi attorno, sorpreso, strabuzzando gli occhi.' Cosi se Ghezzi è noto soprattutto come caricaturista, questa mostra ci permette di meglio leggerlo, nella sua statura schizofrenica di pittore accademico ma mai noioso. I Ghezzi dalle Marche all'Europa. Ascoli Piceno Palazzo dei Capitani. Orano 9-12,30/15,30-19,30 (eh. turi) Fino al 22 agosto NARCISO CON LA PASSIONE DELL'AUTORITRATTO E RAMPOLLO DI UNA FAMIGLIA DI PITTORI MARCHIGIANI PIER LEONE ERA UN «VIGNETTISTA» DI CRONACHE PAPALI Un ritratto dello scultore Edme Bouchardon realizzato da Ghezzi, «vignettista di cronaca» del '700
Luoghi citati: Ascoli Piceno, Europa, Marche, Orano, Stra
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