Senna, esile pianto di ninfa che scende fino al mare di Enrico Benedetto

Senna, esile pianto di ninfa che scende fino al mare GIROVAGANDO SUL FIUME E DINTORNI Senna, esile pianto di ninfa che scende fino al mare . REPORTAGE Enrico Benedetto NON è particolarmente eroico rampollare a 471 metri. Quando ci arrivano, i fiumi alpini sono già capitani di lungo corso che la pianura attende con impazienza per imborghesirne gli ardori. Ma fedele alla sua leggenda, la Senna è un'esile ninfa pedemontana che piange nel suo nascondiglio fuggendo le fregole di un satiro e Te cui rniracolose lacrime impiegheranno 776 chilometri per raggiungere l'Atlantico. Rivolo sommesso, ben lontana daltonico e glaciale Rodano, si direbbe scelga l'incognito almeno alla fonte ben sapendo che da Parigi all'estuario dovrà accontentare fotografi, pittori, romanzieri e - in definitiva la storia. Nessuno che la risalga, povera Senna. Grandeur oblige. Eppure vale la pena. Bisogna lasciarsi dietro Saint-Seine-1 Abbaye, sulle morbide alture che la Cote d'Or disegna intorno a Digione, e inseguirne i primi sussurri. Napoleone III, che aveva un debole per le genealogie non solo fluviali, volle onorare sin dalle origini la timida diva costruendole attorno un delizioso ninfeo retro. Per raggiungerlo, bisogna domandare «dove si trova la "ferme des Vergerots"?» giàeché le indicazioni non abbondano. Ed eccoci croi: tra muschi, grotta artificiale stile Impero, iscrizioni solenni e il mormorio del ruscello che sembra dire «Scusateli». La conca è meravigliosa, i visitatori latitano, e si finisce con il perdonare l'autocelebrativo dé- cor napoleonico che inveccliia sommessamente a fianco della sua eroina. Silenzio, pace, alberi e campi. Ma - parbleu! - siamo a Parigi. Ce lo ricorda un decreto imperiale. Nel XIX secolo, La Ville Lumière volle annettersi le sorgenti, comprando la Senna in fasce per qualche mq. «Tutta mia, infine!» Le tre Repubbliche successive non correggeranno il sopruso. Sfuggita al fauno, la ninfa Sequana si ritrova dunque prigioniera dell'establishment politico. Rimpiangendo forse il suo focoso molestatore d'antan. Peraltro, laggiù - nell'immenso pianoro alluvionale - i parigini se la bevono. E' la Senna in NAPOLEONE AMAVA DIRE «LSONO UNA SOLA CITTÀ CHE HDALLE INDAGINI DI MAIGRET versione acquedotto comunale. Meno petulante della Perrier, filtratissima eppur non cattiva. Negli Anni '80 il sindaco promise alla cittadinanza «entro il Duemila» un corso d'acqua «in cui potremo tuffarci e pescare salmoni»La scadenza è ormai vicina ma l'interessato - trasferitosi all'Eliseo - per ora si guarda bene dall'imitare Mao-Tse-Dong suFiume Giallo guadagando la Rive Gauche con poderose bracciate. Pescosa e balneabile o meno, è comunque a Parigi che la ninfa riceve in dote il suo destinoQuale? Nella prefazione a un belibro di Paolo Romani («La Senna»: De Agostini editore, 1977) Gorresio la definì una «main road» ovvero l'arteria che solca i centri urbani Usa materializzando sul proprio asse commerci, residenze, vita culturale, tempo libero. Napoleone (il vero) non amava forse ripetere: «Le Havre, Rouen e Parigi sono una sola città che ha per strada la Senna»? Prendiamo la letteratura. Il commissario Maigret officiava sul Quai des Orfèvres. Fiction, ma realistica: la PJ - Police Judiciare - esercita tuttora in loco. Anche gli amori clandestini di Francois Mitterrand con Anne Pingeot, ai quali dobbiamo diversi romanzi non sempre dozzinali, ebbero come teatro un attico sul HAVRE, ROUEN E PARIGI LEI PER STRADA». GLI AMORI DI MITTERRAND fiume. Ma per tornare ai classici, fuori porta (nella terminologia 1999 si direbbe «in banlieue») Emile Zola possedeva una villa sul lungofiume. E proprio nella casa di Médan si riunirono a lungo Maupassant e la «scuola naturalista». Per Turgheniev occorre invece cambiare meandroBougival. Alexandre Dumas, luiabitava un'altra palazzina fluviale (Pont-Marly). La ribattezzeranno «il Castello di Montecristo»Senza dimenticare Flaubert. Ma qui già scivoliamo al Nord, in terra normanna ove la Senna prende allures da grande fiume ricordandosi forse che in era preistorica il suo letto rivaleggiava per dimensioni con il Rio delle Amazzoni - e un'indolenza senatoria. E ci si allontana comunque un 15 chilometri dalle sponde. Ma il détour paga. Ry è l'archetipo deirimmaginarìa Yonvilleì'Abbaye in cui visse madame Bovary. Il villaggio sta al gioco. L'unico ristorantino si chiama «L'Hirondelle» (la rondine) come la diligenza sulle cui ali una peccaminosa Emma raggiungeva l'amato Leon in città. E un museo di automi racconta le disavventure occorse ai coniugi Bovary. Per quelle, meno fittizie, che colpirono Victor Hugo ci pensa invece il borgo di Villequier. 11 mare non è lontano. Ma fu nel fiume che la figlia Lèopoldine e il genero Charles morirono annegati il 4 settembre 1843. Per esorcizzare l'incubo, il poeta scriverà «Contemplations»: un capolavoro. E poi c'è l'arte figurativa. Se il Reno ispirò - al massimo la germanofobia (e, sull'altra riva, un mitologico Richard Wagner), in versione musa la Senna surclassa l'ultima rivale: una Loira cui non mancarono i fasti dinastici ma provincializzatasi anzitempo. Il Monet «Impressimi: soleil levant» nacque come semplice quadro. Ma tenne a battesimo un movimento. 11 pittore lo dipinse ammirando l'estuario attraverso cui i drakar normanni sciamarono verso Parigi. Non aveva a disposizione, come ossci-vatorio, il maestoso «Pont de Normandie» che unisce dal 1995 I,e Havre e Honfleur. Splendido ma fin troppo visibile. Gustave Caillebotte, fattosi confezionare su misura leggerissime vele high-tech ante litterani per solcare la Senna come un fulmine umiliando le pigre chiatte locali forse apprezzerebbe la provocazione. Ma Seurat, Corot, Dufy, Tumer, Valloton, Pissarro (cui dobbiamo, nomdimeno, «Le Pont Boildieu», Sisley, Delacroix, Braque, il Doganiere Rousseau, Gauguin... forse no. Canottieri, dame, idilli e pique-niques sulle prode mal sopporterebbero, peraltro, il transito delle petroliere che s'incunea nel la foce. A ben vedere, però, i vecclù scorci fanno tuttora capoli no. Il Pare Regional de Brotonne ne racchiude ancora centinaia. Sentieri, promenades, foreste... Ma in fondo è liberatorio scegliere quale capolinea una invida Le Havre e non la coquetterie un po' artificiosa di Honfleur. La ninfa Sequana trasalirebbe. Il «porlo delle nebbie» in cui avventurerai con Michèle Morgan e Jean Gabin morì con le bombe angloamericane. Ma sulle ceneri prospera una Le Havre dalle architetture lineari e massicce. Cemento ovunque. Ma quello degli Anni '50: prometeico, da piccola Urss atlantica - non a caso la cittadina era un feudo pcf - e ancor immune da tentazioni palazzinare. NAPOLEONE AMAVA DIRE «LE HAVRE, ROUEN E PARIGI SONO UNA SOLA CITTÀ CHE HA LEI PER STRADA». DALLE INDAGINI DI MAIGRET AGLI AMORI DI MITTERRAND La leggenda narra che il fiume fu creato dalle lacrime di una giovane che, per sfuggire ad un satiro, si nascose in una grotta e di là inondò 776 chilometri di pianura placandosi solo alle viste dell'Oceano La Senna parigina: lungo le sue sponde hanno vissuto, oltre all'ispettore Maigret che indagava dal Quai des Orfèvres, Zola, Turgheniev, Alexandre Dumas e Flaubert

Luoghi citati: Le Havre, Parigi, Urss, Usa