Truffa miliardaria di un falso vescovo
Truffa miliardaria di un falso vescovo Fermato a Pordenone: tradito da un conto non pagato in un albergo Truffa miliardaria di un falso vescovo Chiedeva offerte per opere pie e celebrava matrimoni TREVISO A farlo cadere nelle maglie della giustizia è stato un banale conto d'albergo non saldato un «peccato veniale» per un falso vescovo che, presentandosi in abito talare e con una buona dotazione di «santini» si sarebbe fatto consegnare da alcuni industriali veneti, con la promessa di realizzare opere pie, donazioni in merce e denaro per svariati miliardi. Rintracciato l'altra sera a Pordenone, Angelo Malannino, 50 anni, siciliano conosciuto dalle forze dell'ordine fin dal 1972, è stato denunciato stavolta dalla Mobile di Treviso con l'accusa di usurpazione di titolo, sostituzione di persona e insolvenza fraudolenta, ma si sta valutando anche la possibile contestazione di truffa. Gli investigatori stanno indagando anche sulla possibilità, documentata da alcune fotografie ritrovate nel suo bagaglio, che il falso vescovo possa aver officiato il matrimonio di alcune coppie. Angelo Malannino si presentava ai «finanziatori» in abito talare, accompagnato da una sedicente segretaria, che, identificata dalle forze dell'ordine, è risultata incensurata. Tra le vittime del raggiro vi sarebbe un imprenditore, che non risiede nella regione, il quale avrebbe contribuito con svariati miliardi alla causa del falso vescovo. Da segnalare che se il falso vescovo ha effettivamente celebrato matrimoni o amministrato altri sacramenti, è punibile anche a nonna di Codice di diritto canonico. In ogni caso il falso vescovo rischia, dalla Chiesa, solo sanzioni «spirituali», quali censure o allontanamento dai sacramenti. Più grave per lui sarebbe la situazione se appartenesse effettivamente ad un ordine religioso o fosse un sacerdote, visto che, accanto alle ipotesi indicate, incorrerebbe anche nei delitti di essersi appropriato delle offerte e forse di «simonia» «So di essere calunniato; ma anche Cristo lo è stato. Io così sono contento, anche se la vicenda mi fa male». Fedele fino in fondo alla propria parte, Angelo Malannino replica così. Il dubbio vescovo sottolinea di non essersi mai presentato ai suoi interlocutori come rappresentante della Chiesa cattolica romana, bensì quale vescovo della «chiesa ortodossa di Antiochia», la città turca dove nel VI-V secolo erano attivi i maestri cristiani che promuovevano l'esegesi letterale della Bibbia. «Sono uno - continua Malannino - che ha sempre cercato di fare del bene per gli altri, e al momento opportuno si è visto rigirare la frittata in faccia». La natura dei suoi interessi nel Veneto, l'uomo la spiega in questo modo: «Avevo incaricato una persona di fare untedagine di mercato - dice - per vedere so c'era la possibilità di ottenere dalle Usi un ospedale di quelli che stanno per essere dismessi, per crearvi un centro per l'assistenza agli anziani ed ai malati terminali». Ed i matrimoni ? «No - risponde Malannino - quelli non li ho celebrati, mentre ho dato la comunione perché ogni fedele può farlo». Im.g. r.l
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