«In montagna con umiltà e tecnologia» di Enrico Camanni

«In montagna con umiltà e tecnologia» Telefonini e barometri salvano la vita, anche se il primo consiglio è restare sotto i propri limiti «In montagna con umiltà e tecnologia» L'esperto: l'uomo è un animale di pianura Enrico Camanni L'alta montagna è uno degli ambienti più straordinari di questo pianeta, ina - bisogna riconoscerlo - l'essere umano non è fatto per l'alta montagna. Nemmeno Messner, Loretan, Kammerlandar e gli altri grandi alpinisti dell'Himalaya. I-o sapevano bene i montana ri di ieri, che temevano le insidie' dei ghiacciai, delle valanghe, delle bufere, e consideravano le alte quote un territorio tra il mugico e il divino, dove si (infra in punta di piedi coinè ospiti in casa altrui. Si racconta di grandi guide di questo secolo che su ogni cima, anche la più conosciuta, si toglievano il cappello in segno di rispetto. Una di queste guide si chiamava Luigi Cunei, detto «Carrellino» per la sua piccola statura. Aveva salito per primo tre delle quattro pareti del Corvino e; a séttant anni si arrampicava ancora sui monti della Valtouinencho. Un giorno, mentre ragazzino corcavo di imitare la sua lunga falcata sui pascoli di Cignana, gli chiosi Ingenuamente: «li' difficile quel dentino di roccia lassù?». Lui mi rispose indignato e solenne: «Quel dentino è la vetta della Bécca di Ciani». Credo l'avesse salita un centinaio di volte. Dunque il primo consigliò da portare sempre nello zumo è che siamo animali di pianura. Anche nel tempo degli elicotteri e dei telefonini, con le giacche di «gorotex» e gli scarponi di plastica colorala, restiamo degli esseri fragili elio non hanno sviluppato nessuna capacità di adattamento alla natura selvaggia, ma semmai l'hanno persa seduti dietro le scrivanie;. Oggi salire a due o tremila metri d'altezza e un gioco da bambini, ci vanno i pullman e le comitive in gila turistica; ma, paradossalmente, proprio i mozzi che rendono cos'i facile l'approccio alla mon tugnu l'automobile, le funi vie, lo vie ferrate rapprosenta no la maggiori! insidia pei l'alpinista del Duemila, Quando bisognava sudare pei raggiungere i rifugi delle Alpi, si crea va una specie di seleziono natii ralo e c era tutto il tempo por rendersi conio delle proprie forze e delle proprie moti va/io ni. La lentezza degli avvicina monti ora un ott imo ilei errente contro l'impreparazione, oltre elle un viatico pei desiderare e gustare l'avventura. 11 secondo consiglio, dun quo, e quello di allungare i tempi. Se vi accompagna un amico esperto, chiedetegli di avere pazienza, cominciando con i sentieri più facili. Se vi affidate a una guida (ed è sempre la scelta miglioro) procedete per gradi, acquisite sicurezza e disinvoltura senza montarvi la tosta, cercate di capire prima di fare, perché quasi tutti sono buoni a farsi tirar su corno una fascina sulla cima del Cervino, ma non c'ò poi molta gente che sappia salire il Cervino come si deve, rispettando i tempi, scegliendo la via migliore, arrampicando sempre un gradino al di sotto doi propri limiti. L'alpinismo è innanzitutto una questiono di stile, e lo stile va sempre d'accordo con la sicurezza, come sosteneva la grande guida francese Gaston Hóbuffat: «La difficoltà è una domanda, i movimenti per risolverla sono una risposta: è l'intimo piacere di comunicare con la montagna, non con la sua grandezza e bellezza, ma, più semplicemente, con la sua materia, come un artista o un artigiano comunicano con il legno, il ferro e la pietra... Se la • laiiza è ben regolata e la cordata è equilibrata, arrampicare procura pace e gioia interiore». Il terzo consiglio è il seguente: portato pure il cellulare e annotatovi sempre il numero (Ud soccorso alpino, ma fato finta di essere soli sulla montagna, conio gli alpinisti dell'Ottocento. La tecnologia spesso genera un eccesso di sicurezza e la spavalderia ò causa di molti incidenti. Olire all'abbigliamento caldo e confortevole, oltre ai rifugi con il tolofono (ricordatevi di prenotare sempre), oltre ai matentili sofisticati, noi godiamo di un inestimabile vantaggio rispetto ai nostri nonni: lo previsioni meteorologiche. Ogni bollettino meteo elaborato sul posto è in grado di prevedere con cortezza quasi assoluta l'arrivo di una perturbazione, un improvviso calo di temperatura, persino un temporale pomeridiano. Se si pensa alla tragedia del Pilone Cen- trale del Monte Bianco, dove nel 1961 persero la vita quattro tra i più forti alpinisti del momento perché intrappoi^ti in piena estate da una spaventosa e improvvisa tempesta, sembra che sia passato un secolo. Quarto consiglio: consultare attentamente le previsioni del tempo e imparare ad aspettare. Quanto all'equipaggiamento, diceva già bene l'abbé Gorret cent'anni fa: «Il buon alpinista si distingue a occhio dalla sobrietà delle sue parole e dalle ridotte dimensioni dello zaino. Il turista novellino, invece, si fa notare per il numero e il volume dei suoi bauli e per il clamore dei suoi programmi». C'è chi è convinto che la montagna sia una scuola di vita e che forgi uomini e donne migliori. Chissà. Certamente è una scuola di misura, nel senso che arriva in cima chi cammina leggero, chi bada all'essenziale e sa scegliere lo stretto necessario senza dimenticare nulla. Questo è il quinto consiglio: non caricatevi di cose inutili. Nella mitologia alpinistica l'iniziazione comincia con bre- vi escursioni, poi con gite di media lunghezza e zaino di medio peso, infine con lunghissime tirate con zaino spropositato, magari carico di pietre come nel simpatico film della Disney «La sfida del terzo uomo», che romanza l'epopea del Cervino. Oggi tutti hanno un'idea più razionale della preparazione fisica, che può benissimo iniziare con la corsa in città, o con l'escursionismo, la bicicletta, il fondo e lo scialpinismo primaverile. L'alpinismo facile, che è quello più praticato sulle vie normali delle Alpi, è innanzitutto una prova di resistenza e non richiede eccezionali doti atletiche. Se si intendono affrontare i quattromila metri bisogna procedere per tappe, acclimatandosi gradualmente, perché le Alpi non sono l'Himalaya ma la quota si fa comunque sentire e il mal di montagna può bloccare anche l'alpinista più esperto. Il sesto consiglio è semplice: prepararsi per tempo, senza strafare e senza bruciare le tappe. Un giorno in rifugio non è mai un giorno sprecato, ma un'occasione per andar meglio il giorno dopo. Un altro fondamento della «religione» alpinistica è il legame tra i compagni di cordata: «La bellezza delle cime, la libertà dei grandi spazi, il rude piacere della scalata, la natura ritrovata sarebbero aridi e talvolta amari - scrive ancora Rébuffat - senza l'amicizia della cordata: amicizia fraterna, fatta di gentilezze, di dedizione, di lotte condotte assieme e di gioie condivise». Questo è l'ideale dell'alpinismo, che non sempre si traduce in realtà. Più realisticamente - settimo consiglio - conviene scegliere dei compagni con cui si va d'accordo e di cui si condividono gli obiettivi, perché qualcuno non resti deluso e non ti addebiti per una vita il fallimento dell'ascensione. Ho visto molte cordate sciogliersi non tanto per ragioni tecniche, quanto per divergenze di stile. C'è chi intende la montagna come ima specie di campo sportivo, e c'è chi cerca solitudine, profondità, armonia. Alla fine di luglio una staffetta di Mountain Wilderness - il movimento ecologista degli alpinisti - ha raggiunto la vetta del Monte Bianco partendo a piedi da Torino, come in un viaggio d'altri tempi. Eppure era così moderno, così vicino al Duemila, quel desiderio di rallentare per ritrovare il cammino. «Automobili, funivie e vie ferrate avvicinano alla vetta, però fanno perdere il senso della propria incapacità» «Ci si prepara con la corsa, il fondo ola bici, ma peri 4000 occorre acclimatarsi con gradualità» Un'immagine del Cervino. In estate sono numerosi gli incidenti, anche mortali, dovuti all'imprudenza o all'ignoranza dei propri limiti • Evitare qualunque carico inutile IL METEO t CONSIGLI • Essere umili; l'uomo è un animale di pianura • Allungare I tempi: serve per valutare le proprie forze • Prenotare il rifugio se si intende pernottare • Prepararsi per tempo, senza strafare o bruciare le tappe • Scegliere compagni di cui si condividono stile e obiettivi LO ZAINO • Scegliere I capi caldi e confortevoli • Portare il telefono cellulare (annotare il numero del soccorso alpino) • Consultare le previsioni del tempo elaborate sul pósto • Imparare ad aspettare le condizioni favorevoli HI trale del Monte Bianco, donel 1961 persero la vita qutro tra i più forti alpinisti momento perché intrappoiin piena estate da una spavetosa e improvvisa tempessembra che sia passato secolo. Quarto consiglio: cosultare attentamente le presioni del tempo e imparare aspettare. Quanto all'equipgiamento, diceva già bene l'abé Gorret cent'anni fa: «Il bualpinista si distingue a occdalla sobrietà delle sue pare dalle ridotte dimensioni dezaino. Il turista novellino, ince, si fa notare per il numeril volume dei suoi bauli e peclamore dei suoi programmiC'è chi è convinto chemontagna sia una scuolavita e che forgi uomini e donmigliori. Chissà. Certamentuna scuola di misura, nel seche arriva in cima chi camna leggero, chi bada all'essziale e sa scegliere lo strenecessario senza dimenticnulla. Questo è il quinto conglio: non caricatevi di cinutili. Nella mitologia alpinisl'iniziazione comincia con b VACANZE ITALIANE

Persone citate: Corvino, Disney, Gorret, Loretan, Messner, Mountain Wilderness

Luoghi citati: Torino