Il parroco agli assassini di Brescia «Niente vendette, ma ravvedetevi»

Il parroco agli assassini di Brescia «Niente vendette, ma ravvedetevi» TOSCOLANO IN LUTTO. TUTTO IL PAESE Al FUNERALI DEL COMMERCIANTE UCCISO MARTEDÌ' Il parroco agli assassini di Brescia «Niente vendette, ma ravvedetevi» reportage Fabio Paletti inviato a TOSCOLANCT ALLE tre del pomeriggio Toscolano Maderno si ferma. 11 bar Centrale abbassa la saracinesca, la gelateria Dolomiti serve gli ultimi turisti tedeschi e Wilfre, il parrucchiere, attraversa la strada. Anche lui, come tutti in questo paesone di settemila abitanti sulla riva del Garda, si infila nella chiesa di Sant'Andrea, per l'ultimo saluto a Domeriico Feliclni, il gioielliere ammazzato martedì sera da due balordi che non sono nemmeno riusciti a rapinarlo. «Non siamo qui a chiedere vendetta, solo per chiedere giustizia», dice don Gianfranco, accogliendo sul sagrato la bara coperta con un cuscino di rose bianche e rosse e dai nastri gialli con due nomi, quello del figlio Paolo e di una zia, Maria. Molti si fanno il segno della croce, qualcuno piange su questo sagrato dove agli abiti scuri si mescolano i sandali, dove al doloro dei parenti si somma la curiosità di chi da giorni non parla d'altro. Paolo indossa una camicia nerajeans scuri, le scarpe da ginnastica dello stosso colore. Ha il gel sui capelli, il piorcing all'orecchio, la taccia stravolta. Il prete gli da un buffetto sulla guancia poi, insieme ai necrofori questo ragazzino che ha visto ammazzare suo padre, si carica la bara sulle spalle. Nessuno grida, nessuno invoca vendette, c'è solo il silenzio su questo lungo lago flagellato dal sole. Accanto al figlio che trattiene le lacrime c'è la madre, separata dal marito che lo accarezza sulle spalle. E poi i fiori, quelli da martedì davanti alla saracinesca, quelli che riempiono la chiesa insieme ai gonfaloni a lutto dei Comuni, da Salò a Gardone, a fianco i sindaci con la fascia tricolore, il Prefetto di Brescia Alberto De Muro e il Questore Gennaro Arena, che promette davanti alle telecamere: «Faremo di tutto, perprenderli». Le parole di sempre. Quelle che a una signora anziana con un vestitino grigio smorto, fa dire: «In che mani siamo...». E non si sa su parla dei rapinatori, di quelli «che por una manciata di gioielli spezzano ima vita» come dice don Gianfranco. O se parla dei politici, delle autorità, sentite lontane in questo paesone che vive di turismo, artigianato, di gente tranquilla che applaude ma poco, quasi per non disturbare, quando la bara esce dalla chiesa per andare a Tremosine, al cimitero su in collina. Il parroco legge dal vangelo di San Luca il passo sulla morte di Gesù, quello sul «solo che si eclissò». Dice che anche qui, martedì sera, il sole si è spento. Poi si rivolge direttamente ai rapinatori: «Nessuno si aspetti parole di odio e di vendetta». Dice che sono persone smarrite, incoscienti. «Gente che deve ravvedersi, che deve prendere coscienza dell'abisso in cui sono caduti». Ma nello parole dell'omelia, c'è un riferimento anche agli altri fatti di cronaca, agli altri gioiellieri ammazzati. Come quello di via Padova a Milano. «La repressione non basta, ma la richiesta di sicurezza che arriva anche da questo piccolo centro va ascoltata», chiede il parroco, tre giorni dopo l'omicidio, quando le indagini non sono ancora arrivate ad un approdo sicuro, quando l'unico sospettato, dopo setto ore di interrogatorio, è stato rilasciata la notte scorsa. «Aveva un alibi, i riconoscimenti non erano precisi, è stata un'indagine scrupolosa ma a quésto punto ci sentiamo scagionati», ripete Giovanni Salvi, il difensore di questo giovane di Lumezzane, sotto inchiesta per un'altra rapina, che martedì sera era a cena con la moglie, prima di andare a fare il turno in fabbrica. «Andiamo coi piedi di piombo, non vogliamo un colpevole a qualunque costo, vogliamo trovare i rapinatori», promette Fabio Salamoile, il magistrato che si occupa del caso che parla di indagini frenetiche, complicate anche dalla scarsa attendibilità dei testimoni oculari. C'è chi ha riconosciuto gente già detenuta, chi nel volto di un carabiniere ha pensato di trovare una forte rassomiglianza con uno dei due rapinatori. E c'è chi ancora si dice sicuro - al cento per cento - di aver riconosciuto il sospettato rimasto per un giorno irttero in caserma a Brescia, di ricordare ancora l'odore di povere da spa- io che aveva addosso. Voli di fantasia, che non hanno permesso ancora di avere un identikit soddisfacente, come ara- mettono gli inquirenti. «Stiamo lavorando anche sulle impronte digitali lasciate sullo scooter usa- to por la fuga, aspettiamo riscon- tri», ammette il magistrato che a tre giorni di distanza, non è anco- ra nuscito a chiarire se il gioiellie- re o uno dei rapinatori, abbia sparato dentro al negozio, durante la collutazione, E allora continuano lo perquisizioni e i controlli sui pregiudicati e i balordi della zona. Con la stessu speranza dei tanti che ieri riempivano la navata e il sagrato della chiesa. Il questore:«Faremo di tutto per prenderli». Ma dopo il rilascio del giovane fermato giovedì le indagini sono a un punto fermo: «Testimoni oculari poco attendibili» a- v : • : - - 7 ,* - --.v»ww»-v.. Sic ~1 ' ~~y< ■ 1 • • 9 , ■• j, ... .-tv -W- Uff ^^^^^^^^ Accanto: un momento dei funernlidi Domenico Feliclni, il gioielliere ucciso martedì a Toscolano Maderno, sul Garda. Sopra: l'oreficeria presa di mira ieri pomeriggio a Pisa, a pochi passi dalla Questura,

Persone citate: Alberto De Muro, Domenico Feliclni, Fabio Paletti, Fabio Salamoile, Gennaro Arena, Giovanni Salvi, Maderno