D'Alema: costruire la pace, anche coi serbi

D'Alema: costruire la pace, anche coi serbi Nella «città simbolo» il premier elogia i nostri militari: hanno adottato bambini serbi, croati e musulmani D'Alema: costruire la pace, anche coi serbi «Tre sfide: tolleranza, lotta alla criminalità e riforme» -, Guido Tiberga inviato a SARAJEVO «Questa e la citta simbolo della tragedia». Massimo D'Alema dell ni:.il- cosi la capitale della Bosnia; che si presenta alle delegazioni internazionali con lo sguardo rivolto in avanti. Molti edifici ricusi unti, il palaghiaccioche ospita il summit per il l'aito di stabilità efficiente corno ai tempi dei Giochi Olimpici di quindici anni fa, i bambini che giocano ad acchiappare; i piccioni nelle vie del centro. Ma anche, con i lincili delle granate sulla lacciaia ili tutte le case, i cimiteri immensi che occupano per intero le pochi: colline tenute fuori (tallii mira dei cecchini, le macchie di calce rossa disognate per terra, più 0 meno ogni cento metri: «In ogni luogo dove una bombii ha ammazzato una persona», spiegano i Carabinieri italiani che curano l'ordino pubblico, Di questi) città che «sorprende» bill Clinton per la sua capacità di rinascere, il presidente del Consiglio non dico altro: Sarajevo 5 il simbolo di unii guerra finita, ma i capi di siiito l'di governo sono qui per guardare avanti. «Dall'ultima tragedia dei Balcani, quella del Kosovo, possiamo uscire costruendo finalmente la pace dice D'Alema . Non 'ina pausa momentanei, unii tregua tra un conflitto e l'altro, Ma unii pace vera, fatta di convivenza, sicurezza, sviluppo economico, democrazia». Un traguardo da raggiungerò senza Milo sovic, ma con la Serbia, «perché il pupillo serbo non e il governo di Belgrado». Soprattutto perché «la Serbia non é l'Iraq di Saddam Hussein insiste D'Alcuni 0 noi non possiamo pei niellerei di isolare un Paese noi cuore doll'Europa, Bisogno spingere, sollecitare, incoraggiuro un processo politico, con • sidri andò fin da Oggi le forze democratiche di quel Paese interlocutori aitivi e di pari dignità». Un progetto condiviso da una parto laica o cresconto della comunità intornazionalo: «i Russi bau no una posiziono autonoma sugli aitili, - dice il premier -, ina corto non binino simpatia per Milosevic. Questo vertice lui segnato il più totale isolamento di Belgrado.,.». Quello del premier elio annuncia per l'autunno u Ilari la Conferenza subii ricostruzione dei Hillcani - è un «messaggio politico forte»: un invilo a trattare con gli uomini che si oppongono a Milosevic, a punire da Dragoslav Avrainovic, l'ottantunenne ex direttore della banca centralo che ieri ha avuto un lungo faccia a faccia con Lamberto Dini «l.o conosco da tient'anni - racconta il ministro degli Ustori -. E' un uomo con una comprensione profonda non BOlt auto dell'economia, ma anche dei possibili sviluppi politici». Il vecchio Avramovic, continua Dini, è «una delle personalità più eminenti della Federazione, Uno dei possibili premier di un governo di transizione». Nel suo breve intervento alla conferenza D'Alema fissa Ire punti d;i raggiungere, Ire «sfide» da superare: «La prima e la tolleranza: avremo vinto quando non ci sarà più bisogno di separarsi per essere sicuri», spiega. La seconda è quella contro la criminalità «che noi dobbiamo combattere e sconfiggere». Anelli; perdio, aggiungerà al termine dei lavori, «e dal Montenegro che muovono lo basi per il contrabbando verso il nostro Paese». La terza sfida riguarda le «riforme economiche», da ottenere sì con gli aiuti internazionali, ma non solo con quelli, «perché è necessario che i governi di quei Paesi facciano la loro parte», D'Alema ribadisce la necessità di distinguere la Serbia dai serbi: «Noi abbiamo combattuto il regime di Milosevic e la sua politica afferma -, ma il popolo serbo, al (piale rivolgiamo un messaggio di amicizia, deve poter condividere, nella pace e nella convivenza, In speranza di un futuro sereno e migliore». Anche per quanto riguarda il processo di ricostruzione, sia pure in tempi non immediati. «E1 difficile pensare a un piano di medio-lungo termine escludendo la Serbia, specie per quanto riguarda le reti»: strade, ponti e ferrovie indispensabili al rilancio dell'intera area balcanica. Prima di lasciare la Bosnia con un aereo militare, D'Alema ha detto di aver ricevuto «tante espressioni di gratitudine e di riconoscimento» per il ruolo dei soldati italiani a Sarajevo, incontrati in mattinata nella loro base a metà strada tra il colle del cimitero e la discesa che, in tempi che sembrano lontanissimi, ospitò le gare olimpiche di bob. «Alcuni - ha concluso D'Alema - hanno ospitalo nelle loro famiglie un gruppo di bambini di Sarajevo: serbi, croati e mussulmani insieme. Non eredo che nessun altro contingente di paco possa dire di aver fatto altrettanto». Ètti IMI 24 MARZO Un flash -Ansa» alle 19.43 annuncia in Italia l'inizio della guerra della Nato per salvare i kosovari di origine albanese dalla pulizia etnica ordinata da Milosevic F' l'ultimo atto della crisi balcanica che dura dal 1992, data di ini/io della dissoluzione della Jugoslavia. La prima ondata degli aerei che rovesceranno un diluvio di fuoco per quasi tre mesi sulla Federazione Jugoslava, sviluppa, tra l'altro, il cosiddetto «turismo di guerra», attorno alle basi da cui decollano s;h .urei La Nato minaccerà l'invio successivo di una forza di terra, ma alla fine la guerra aerea, si rivelerà sufficiente MARZO E APRILE Decine di migliaia di kosovari, brutalmente costretti dal serbi (che massacrano centinaia di civili) a lasciare le loro abitazioni, si accalcano ai confini tra Kosovo, Albania e Macedonia. Il dramma umanitario viene affrontato con l'allestimento dei campi profughi. In Italia frattanto scatta l'operazione umanitaria denominata «Arcobaleno» 31 MARZO Tre soldati americani vengono catturati dai serbi, secondo Washington, dentro il territorio albanese, secondo Belgrado invece, oltre il confine, nella Federazione jugoslava I tre militari, che erano di pattuglia presso la linea di confine, dopo l'iniziale colluttazione al momento della cattura, non subiscono particolari maltrattamenti. Verranno rilasciati, dopo un colloquio con Milosevic del reverendo americano Jessie Jackson, il 2 maggio. Precedentemente erano risultati inutili gli interventi di altri non meno autorevoli esponenti politici internazionali APRILE E MAGGIO La gente di Belgrado reagisce con coraggio: migliaia di cittadini si schierano nella capitale, durante manifestazioni, a difesa dei ponti Il disegno di un bersaglio diventa il simbolo, anche in Occidente, dell'opposizione alla guerra Il premier D'Alema e il ministro degli Esteri Dini osservano una cartina dell'arca balcanica nella sede del comando italiano della Brigata internazionale Nord