Pista cinese per Clark

Pista cinese per Clark Pista cinese per Clark Dopo il raid sull'ambasciata Pechino chiese la sua testa Luoyan Shen PECHINO Hanno un pesante risvolto cinese l'avvicendamento del comandante americano della Nato Wesley Clark. Ieri infatti, ad appena poche ore dal siluramento a sorpresa del generale, un aereo militare Usa ha ottenuto il permesso di atterrare a Hong Kong. Dal bombardamento dell'ambasciata di Pechino a Belgrado del 7 maggio scorso la Cina aveva proibito ogni scalo militare agli Stati Uniti. E' ancora troppo presto per pensare a un disgelo sulla vicenda che sta bloccando lo sviluppo delle relazioni tra i due Paesi. Ma certo il permesso accordato all'aereo indica che la Cina vede con favore la dipartita del generale, capo supremo della Nato durante il conflitto nel Kosovo e quindi responsabile ultimo del bombardamento accidentale dell'ambasciata cinese. Dopo il bombardamento la Cina chiese una piena inchiesta sulla vicenda, l'identificazione e la punizione del responsabile. Allora il segretario alla difesa William Cohen rifiutò di additare un colpevole ma parlò di «errori organizzativi». A tale risposta i cinesi, affermano diplomatici occidentali, reagirono chiedendo quindi la testa del responsabile dell'organizzazione. In altre parole, senza nominarlo, chiesero la testa di Clark appunto, colpevole, agli occhi dei cinesi, se non altro di non avere subito identificato l'ambasciata cinese come uno degli obiettivi da non colpire assolutamente in .Iugoslavia. Il generale è anche accusato, secondo diplomatici Usa, di aver mal consigliato il dipartimento di stato sulla durata dei bombardamenti e avere male interpretato le reazioni del presidente jugoslavo Slobodan Milosevic. E' probabile che nei prossimi giorni Pechino non sbandieri la sua vittoria per non mettere in imbarazzo Washington, ma è anche più probabile attendersi ora una seconda missione statunitense a Pechino per il bombardamento. Washington e Pechino vogliono mettersi rapidamente alle spalle la questione del bombardamento per potere poi raggiungere un accordo sull'ingresso della Cina nell'organizzazione del commercio mondiale (WTO). Ma Pechino per fare concessioni sul WTO ha comunque bisogno di dimostrare alla sua opinione pubblica di avere ottenuto qualcosa sul bombardamento. L'8 e il 9 maggio centinaia di migliaia di cinesi scesero per strada in protesta e il governo cercò di cavalcare e arginare lo scontento. La folla incendiò il consolato americano di Chengdu e distrusse con sassi e bottiglie di colore la facciata dell'ambasciata Usa a Pechino. D'altro canto la mancanza di una soluzione sul bombardamento avrebbe potuto nei prossimi mesi contribuire a far salire rapidamente lu tensione in Asia. Qui rimane aperta la questione Nord Corea, a cui proprio ieri Cohen ha intimato di non tentare prove di forza mentre la Corea del Sud annunciava di voler acquistare cento missili terra-aria americani. Inoltre sanguina sempre la ferita di Taiwan, l'isola considerata da Pechino una provincia ribelle. Questo autunno dovrebbe arrivare a Taipei una importante missione di Pechino ma le due parti rimangono distanti. In questo contesto un riavvicinaniento tra Pechino e Washington serve a dissipare la tensione nell'area. Può ripristinare poi l'atmosfera di pace politica necessaria per dare le ali alla riprosa economica riaffacciatasi dopo quasi due anni di crisi.

Persone citate: Cohen, Slobodan Milosevic, Wesley Clark, William Cohen