I Grandi a Sarajevo per ricostruire i Balcani di Giovanni Cerruti

I Grandi a Sarajevo per ricostruire i Balcani Washington fa sapere che si aspetta un contributo economico predominante dell'Europa I Grandi a Sarajevo per ricostruire i Balcani Da Clinton a D'Menta, via al summit del dopoguerra Giovanni Cerruti inviato a SARAJEVO «La cosa più importante fa sapere Bill Clinton mentre decolla dal Maryland - sarà quella sedia vuota...». La sedia della Serbia e di Milosevic. Capi di Stato e di governo atterrano a Sarajevo per discutere il «Patto di Stabilità nei Balcani». Ieri i presidenti dei paesi del vecchio est, oggi l'Occidente. Tutti qui, a un passo dal confine serbo, nella città simbolo delle tragedie balcaniche, a parlare di pace in una Sarajevo armata e vuota, solo militari nelle strade e mitragliatrici ai semafori, traffico vietato, manco un taxi, quasi un coprifuoco al contrario dalle 7 alle 23. La sedia vuota vuol dire che il Mondo è contro Milosevic, la Serbia isolata. Clinton dirà che la stabilità, «la pace e la prosperità nei Balcani», non saranno possibili fino a quando Milosevic resterà al suo posto. Ma come cacciarlo dal Castello Bianco di Belgrado? Primo giorno di summit, il premier finlandese Martti Ahtisaari discute con i presidenti dei paesi nati dalla dissoluzione della Yugoslavia. Per la prima volta si ritrovano Slovenia, Macedonia, Croazia, Montenegro, Bosnia. Parla Ahtisaari, parla Alija Izetbego- vie presidente dei musulmani di Bosnia: nessuno dei due nomina Milosevic. All'angolo del tavolo quadrato c'è Milo Djukanovic, il presidente del Montenegro sempre più intenzionato allo strappo con Belgrado. All'angolo opposto è seduto Dragoslav Avramovic, l'ex governatore della Banca centrale yugoslava. Ora è qui a rappresentare l'Alleanza per il Cambiamento, il cartello di partiti e movimenti che sta tentando di organizzare l'opposizione a Slobo. L'Alleanza lo vorrebbe premier, a Sarajevo riceve sguardi di incoraggiamento. Ma il vero summit comincia oggi con l'arrivo di Clinton e Chirac, Blair e Schroeder, D'Alema, il russo Stepashin e gli altri. Tre ore nel Palazzo dello Sport di Sarajevo. Più che decisioni importanti, un incontro per «mettere in rilievo l'isolamento della Serbia fino a quando Milosevic sarà al potere» (Clinton). Un summit deciso il 10 giugno a Colonia, e la scelta non poteva che cadere su Sarajevo, le sue ferite ancora ben visibili e la pace che regge sugli accordi di Dayton. Clinton ripeterà quel cheha già fatto sapere: se gli Usa hanno sopportato il massimo sforzo (e costo) della guerra, ora è tempo che l'Europa si occupi del massimo sforzo (e costo) della ricostruzione. Appuntamento a Bruxelles, la prossima settimana, per discutereuna ricostruzione già stimata tra i 3 e i 5 miliardi di dollari. Anche se tre ore sono poche, il summit potrebbe dire qualcosa in più sul futuro di Milosevic e della Serbia, o almeno questo s'aspettano Avramovic e il montenegrino Djukanovic. Un'opposizione ancora fragile, in Serbia, da sola non riesce ad individuare la strada che porta alla cacciata di Slobo. Dove? Come? Impensabile che Milosevic si consegni al Tribunale internazionale per i crimini di guerra dell'Aja. Infondate le voci che lo vorrebbero in esilio in Cina o in qualche altro paese amico. Il summit discute della Serbia senza Milosevic, ma Milosevic è ancora lì, l'opposizione continua a spostare il giorno della grande manifestazione a Belgrado: da metà agosto a metà settembre. Aiuto ai Balcani, nessun aiuto alla Serbia di Milosevic. Ma qui, mentre al press center, via Internet, arriva una protesta da Novi Sad («sono contro Milosevic, ma chi mi ricostruisce il ponte sul Danubio?»), l'invitato speciale Avramovic è venuto a portare il dramma di una popolazione che non sa come affrontare l'inverno. Un portavoce del Summit ricorda come la presenza di Avramovic sia un altro segnale a Milosevic. Ma l'ex governatore che nel '95 ha sconfitto l'iperinflazione, per battere Milosevic ora ha bisogno di aiuti per i serbi vittime di Slobo. L'Austria ha proposto finanziamenti ai comuni guidati da sindaci dell'opposizione, ma non ha avuto ancora risposte. La ricostruzione è un affare da miliardi, le imprese premono, le banche pure. Ma Clinton continua a dire no, finché Milosevic è al potere nessun aiuto ai serbi. Per ora. In alto, il comandante della Nato in Europa Wesley Clark In basso, il segretario di Stato americano, Madeleine Albright, ieri a Pristina per una visita lampo PEAGE, DEMOCRACY AND PROSPERITY- DOURG Welcome i Soldati italiani della Sfor controllano la zona attorno al Palazzetto dello sport di Sarajevo dove si svolge il vertice internazionale