Amato: non tagli ma riequilibrio di Lepri

Amato: non tagli ma riequilibrio Il ministro del Tesoro ritorna sul Welfare. E la Camera approva il Dpef Amato: non tagli ma riequilibrio E ilpremier: nessuna minaccia di dimissioni Stelano Lepri ROMA «Non c'è alcuna minaccia di dimissioni» da parto di Giuliano Amato assicura Massimo D'Alema, dopo aver letto - dice - il resoconto stenografico del Sonato. Ma naturalmente la chiacchiera dei palazzi romani si affanna a stabilire se quella frase su un suo possibile abbandono («posso tranquillamente cercare di fare riformismo in un altro modo») mercoledì il ministro del Tesoro l'abbia detta in polemica, in sintonia o in un astuto gioco delle parti con il presidente del consiglio. Sia come sia - e forse si tratta solo di sfumature - la scelta su cui ci si interroga per settembre, a palazzo Chigi come al Tesoro, non sembra essere quella schematica tra offensiva e cedimento. Non si discute se riproporre o no la questione delle pensioni, ma in che modo e con quali tempi. Una ipotesi è cercare una soluzione entro i tempi della legge finanziaria 2000; con il rischio che Cgil, Cisl e Uil proclamino uno sciopero generale, oppure che non si concluda nulla. L'altra ipotesi è separare la riforma dello Stato sociale dalla finanziaria, aprendo un negoziato con tempi più lunghi, non tanto lunghi però da avvicinarsi alle elezioni regionali della prossima primavera. A quanto sembra di capire, la scelta rimane aperta sia per D'Alema che per Amato. Forse lo resterà per tutto il periodo delle ferie, in attesa di capire come si presenterà il clima politico alla ripresa, se propizio all'«o la va o la spacca» oppure no. La formula da sottoporre ai sindacati è in ogni caso stabilita: quello che vi proponiamo «non ha nulla a che fare con la verifica della spesa pensionistica» (parole pronunciate da Amato a palazzo Madama) già pattuita per il 2001, e che si farà appunto nel 2001; è invece un riequilibrio intorno del Welfare a vantaggio delle «nuove povertà» che la rapida trasformazione dell'economia inevitabilmente creerà. Amato cerca di precisare che si vuole tutelare meglio, con i soldi eventualmente risparmiati tenendo al lavoro i cinquantenni che vorrebbero mettersi a riposo «per anzianità»: chi perde il lavoro, e i requisiti per l'anzianità non li ha ancora; o gli «occupati instabili», lavoratori con impiego saltuario che passano periodi di indigenza senza alcun soccorso. Tra l'altro, finché esiste il pensionamento per anzianità resta irrefrenabile la spinta a servirsene per risolvere situazioni di crisi aziendale, in un circolo vizioso che si autoalimenta; occorre romperlo crean- do strumenti di assistenza nuovi. L'esigenza della riforma viene così posta in positivo; mentre il discorso sulle pensioni perde l'urgenza del «far cassa» a beneficio del bilancio dello Stato. Naturalmente in questa impostazione c'è un rischio: che all'interno del governo e nella maggioranza spunti chi, per evitare lo scontro con i sindacati, tenda a diluire al massimo gli interventi sulle pensioni di anzianità, o proponga di finanziare in altro modo i nuovi «ammortizzatori» arrivando cosi addirittura a un aumento della spesa sociale. Amato ha voluto far sapere che non è disposto a far parte di un governo che vivacchi, e non ha sentito il bisogno di rettificare nulla rispetto alle esagerazioni di cui D'Alema e sempre pronto ad accusare i giornali. «Ad Amato a volte capita di farsi prendere dalla foga oratoria» sostiene, in chia ro dissenso, il ministro del Lavoro Cesare Salvi: tesi imo va, visto che perlopiù all'abile oratore che è il ministro del Tesoro si imputa una didattica razionalità. Sono con Amato socialisti del Sdi, «con Amato e con D'Alema» il Pri; Valdo Spini, laburista dei Ds, loda la «schiettezza del ministro» ep pure lo invita ad essere più preciso sui «casi di iniquità» del Welfare com'è adesso. Per il resto la maggioranza scantona. Sì alla riforma dello stato sociale, «sosterremo la linea del governo», «ma senza mettere a repentaglio il rapporto con i sindacati» dichiara Arturo Parisi, vicepresidente dell'Asinelio. Frattanto la Ca mera ha approvato a sua volta il Dpef, documento di politica economica del governo, con una risoluzione di maggioranza identica a quella votata il giorno prima dal Senato. Salvi: a volte Giuliano si fa prendere dalla foga oratoria- ■x'... LE PREVISIONI

Persone citate: Arturo Parisi, Cesare Salvi, D'alema, Giuliano Amato, Sonato, Valdo Spini

Luoghi citati: Roma