Meno spot per le tv di Berlusconi di Roberto Ippolito
Meno spot per le tv di Berlusconi Il ministro Cardinale ha fissato le nuove regole: concej ioni a sette emittenti, fra esse non c'è la Rcs Meno spot per le tv di Berlusconi Retequattro potrà trasmettere via etere Roberto Ippolito Roma Perde qualcosa la Mediaset di Silvio Berlusconi. Resta più o meno alla pari alla Rai. Guadagnano in prospettiva i giornali e le tv e le radio lcoali. Il governo ha emesso il verdetto sulla pubblicità: il ministro delle comunicazioni Salvatore Cardinale ha definito il maxiemendamento al disegno di legge 1.138 sul sistema radiotelevisivo. Il testo è stato consegnato alla presidenza del consiglio e oggi può arrivare al senato. L'esame alla commissione lavori pubblici avverrà dopo le ferie, non prima di metà settembre. Un parto tormentato. Sotto la pressione a volte pesante della Mediaset e della Rai, Cardinale e i sottosegretari Michele Laurìa e Vincenzo Vita hanno faticato non poco a scrivere la lunga sequela di commi sull'emittenza. Nella maggioranza di centrosinistra sono affiorate tensioni su una questione: penalizzare Berlusconi, capo dell'opposizione di centrodestra? Poi il compromesso. Ma Vita appare più soddisfatto: «Se il maxiemendamento fosse già legge oggi avremmo un quadro di riferimento molto più aperto e cominceremmo ad avere un vero mercato; prima si arriva al traguardo, meglio è». Laurìa invece non esclude ulteriori correzioni: «Il maxiemendamento si è sforzato, per la pubblicità, di essere il più equlibrato possibile; ma an- che per la parte sulla Rai è suscettibile di miglioramenti che il governo valuterà». Con il maxiemendamento si arricchisce il quadro delle norme contro le concentrazioni e quindi contro la raccolta eccessiva di pubblicità. Innanzitutto le telepromozioni sono considerate alla pari degli spot e non sfuggono più ai tetti: ci rimette soprattutto Berlusconi liberando risorse per stampa, radio e tv locali. Poi vengono fissati i nuovi tetti agli spot. Per la Rai è fissato un affollamento orario del 12% (confermato) e giornaliero del 5,5. Quest'ultimo è cumulabile fra le tre reti e in futuro (con Raitre alimentata solo dal canone) fra le prime due: la sua posizione non è intaccata. Le tv private hanno un affollamento giornaliero del 15% e orario del 18% elevabile al 20 con le telepromozioni tra le 7 e le 24. Vengono poi stabilite alcune regole per impedire posizioni dominanti anche per chi somma l'attività nella tv e nelle telecomunicazioni: si tratta di un principio generale che l'Autorità delle comunicazioni potrà concretizzare. Sono poi confermate le norme sugli intrecci tv-giornali della legge Mammì, decadute secondo alcune tesi con la legge sull'Autorità. Quindi chi pos¬ siede tre tv non può avere quotidiani. E chi dispone del 16% di tiratura di quotidiani non può avere tv: alla Rcs di Romiti resta precluso l'acquisto di televisioni. L'Autorità guidata da Enzo Cheli sta svolgendo un'istruttoria per verificare se la Mediaset viola la legge che impone a un soggetto di non avere più del 30% di tutta la pubblicità. Cheli attende i dati raccolti da una società americana, l'Ac Nielsen. Nessuno problema e risultato per la Rai e, limitatamente al 1997, per dieci reti. Il maxiemendamento prevede inoltre che le azioni Rai passino dall'Iri a una fondazio¬ ne. Possibile la privatizzazione parziale: lo Stato conserva la maggioranza. Oltre alle tre reti Rai, Cardinale ha deciso di dare le concessioni a sette tv: Canale 5, Italia 1, Telepiù bianco, Tmc, Tmc2, Europa7, Elefante Telemarket. L'ultima concessione, a Retemia Mia o Rete A, è sospesa per accertamenti sulle proprietà. Il ministero delle Comunicazioni ha anche rilasciato a Retequattro e Telepiù nero due autorizzazioni a trasmettere sulle frequenze via etere terrestre, in attesa della decisione dell'Autorità per le tic di trasferire la diffusione sul satellite o sul cavo. Qui sopra Silvio Berlusconi e il presidente della Rcs, Cesare Romiti
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