«Persone carenti di veri affetti

«Persone carenti di veri affetti «Persone carenti di veri affetti «Persone carenti di veri affetti» «Questi sport sono l'espressione dei nostri tempi, di una società che cerca l'affermazione e che ha paura dell'interiorità». Professor Massimo Aminanniti, psicanalista, docente di psicopatologia dello sviluppo alla Sapienza di Roma. Fare no limits può essere anche una lezione di vii a? E' per questo che vanno cosi di moda gli sport estremi? «Guardi, nello sport estremo le situazioni sono state descritte molto bene da Michael Balint i lui parla di persone che si espongono a situazioni di vertigine, ecco, dice proprio cosi. Di brivido, addirittura, in una condizione di grande eccitazione, che richiede maestrìa. Sono situazioni che suscitano emozioni molto forti, stati di tensione particolari, per persone che non hanno la capacità di vivere quotidianamente esperienze affettive ricche». Cioè? «Voglio dire che sono persone che non hanno profonde risonanze affettive, per cui hanno bisogno di esporsi a queste situazioni come surrogato. Non sono capaci di un vero coinvolgimento e per questo ricercano queste condizioni estreme: lo fanno per alimentarsi emotivamente». Professore, sembra quasi che descriva dei mostri... «Ma no. Tutte le persone vivono ogni giorno passioni, gelosie, dolori. Chi non ha questa ricchezza del mondo emotivo, spesso si espone al rischio per compensare». Cioè, vuol dire che chi fa questo sport, cerca l'affetto nel pericolo? «L'affetto nel senso dell'emozione. In genere, queste sono persone distanziami, ipercontrollate. Mi pare che Balint le definisca filopatiche, il che vuol dire che amano l'avventura, l'esplorazione, il camminare». Ulisse era così, no7 «Forse c'è anche un aspetto simile. Lui trova pretesti per non tornare a casa. In queste persone è molto accentuato questo gusto. Mentre è meno rappresentato il versante del coinvolgimento». Ulisse, comunque, non è una figura negativa. Ma questo discorso riguarda i professionisti dello sport estremo, o anche i dilettanti? «Tutt'e due. Ma io non sto dicendo negativo o positivo. Tenga presente che queste persone hanno un senso di svuotamento e non hanno un forte senso di sé. Attraverso la sfida confermano l'immagine positiva che hanno di se stessi». Ma, generalizzando, dal punto di vista sociale, che spiegazione si può dare? «Noi viviamo in una società in cui l'affernazione di sé è un aspetto centrale, in una società che condanna la depressione e che non cura tutto quello che rappresenta l'interiorità. Questi sport danno un'immagine di se stessi onnipotente, contro la sconfitta. In fondo, è normale che siano così di moda». (p. sap

Persone citate: Balint, Michael Balint

Luoghi citati: Roma