La sconfitta di Storace: non può dettar legge nel palinsesto Rai di Antonella Rampino

La sconfitta di Storace: non può dettar legge nel palinsesto Rai U BATTAGLIA IN COMMISSIONE VIGILANZA CHIUSA CON L'INTERVENTO DI MANCINO E VIOLANTE La sconfitta di Storace: non può dettar legge nel palinsesto Rai il duello Antonella Rampino ROMA Ni ELLA Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla Bai, è vero, raramente echeggiano le soavi frasi con cui i parlamentari nemici si danno addosso, e fuori dalle ninni sottili di quella stanza troppo piccola per contenere quaranta tra sonatori e deputati, nessun funzionario ha mai orecchiato un «Mi consenta di dissentire, Autorevole Collega...». S'è sentito piuttosto, or non sono settantadue ore, «Che cavolo dici, mica siamo in una delle sezioni di Alleanza nazionale» (con tono da insulto verso il presidente Francesco Storace), e in risposta un «Lo credo bone, ho fatto carriera, io qui faccio il presidente», il tutto con inevitabile replica a cascata, «Vabbè, allora mi alzo e ino ne vado», «E no, caro mio, sono io che ti espello...», seguito da un bel driìn con ingresso di commessi in marsina che trascinano via il senatori; in questione, che poi era il sanguigno e diessino Antonello Falomi. E tutto, come è noto, per risolvere un dilemma: alla Rai può essere imposto per editto di dare spazio ai referendum di Bonino e l'annoila? Una scena, per carità, non poi cosi desueta, ma significativa, lampante dei rapporti tra opposizione e maggioranza in una commissione in cui i ruoli sono scambiali davvero fino in fondo, e in cui, soprattutto, il presidente Francesco Storace, che per modi e cultura fu definito da Enzo Biagi «Starace», è un interessante aggiornamento istituzionale di un caso ben più famoso, quello del dottor Jekyll e di mister Hyde. Perché Storace sente fortissimamente il proprio ruolo istituzionale, e fortissimamente s'inalbera se, sia pure per isbaRlio, qualcuno avanza l'ipotesi che egli non ne conosca il galateo, quel codice non scritto per cui se si perde una partita non si sbattono i pugni, e non si rovescia il tavolo. Cosi, le riunioni cominciano sempre con un «Grazie agli Onorevoli Colleghi», e un «Lei ha facoltà di parlare», procedono con discorsi rubizzi, e vanno a parare dritte dritte nel mandarsi reciprocamente a quel paese. La situazione dura da quando la Commissiono s'è installata, e al suo intorno va in scena uno psicodramma i cui attóri sono ormai tutti preda della farsa, non solo il povero Storace (che è povero, beninteso, perché questo è quel che egli pensa di se stesso, «a Fini dicono sempre che lui è bello, e io sono sempre la bestia» è il modo con cui ha per esempio descritto il rapporto di scala col leader del suo partito). Perché, per esempio, al di là delle intemperanze storaciane, si tralta di una Commissione in cui la maggioranza (di governo) è di fatto opposizione, e invece di manifestare il proprio diniego ai provvedimenti proposti con il semplicissimo strumento del volo, si alza e se ne va, fa opposizione, esattamente come fu l'opposizione con la maggioranza (di governo). Così, con i ruoli sottosopra, e un presidente elio giorno dopo giorno lentamente evapora nella giacca da schutzen con la quale abitualmente va al lavoro, sudando o sbuffando a causa di temperatura o temperamento al punto du dimagrire, lui cosi massiccio, così «staracista» nel fisico, lo psicodramma continua, Ieri, i presidenti di Camera e Senato hanno dato l'alt, apparentemente ad un provvedimento, sostanzialmente alla gestione di Storace. Ma nel frattempo, è successo di tutto. E' successo, a cinque mesi dal Duemila, e men¬ tre dall'altra parte del globo se Bill Clinton vuole illustrare alla nazione la sua proposta di riforma del sistema sanitario si deve comprare lo spazio sulla televisione di Stato, come fosse un inserzionista qualsiasi, ecco invece che il responsabile della vigilanza sulla Rai, fatli propri i referendum Bonino-Pannclla, stila un editto col quale la Rai, con detti minutaggi, deve, dicasi deve, inserire nei palinsesti da Unomattina fino alle rubriche con cui a mezza¬ notte i nostri sogni sono cullati da Gigi Marzullo, adeguato spazio per i suddetti referendum. Per carità, le attenuanti nei confronti di un presidente di Commissione che si autoproclama relatore di un provvedimento, e prima di presentarlo in Parlamento lo invia «grato per le eventuali osservazioni» a Pierluigi Celli, cui di solito si riferisce come al «Guazzaloca di Viale Mazzini», sono comunque molte. Storace è pur sempre uno di quelli che Fini ha costretto a rinunciare alla villeggiatura, e a darsi da fare per raccogliere firme per i referendum, che sono del partito, certo, e solo vagamente collimano con i Bonino-Pannella. Tant'è che voci maligne, come sempre in Transatlantico, narrano che Storace stesso abbia commentato «Vabbè, però non è un caso se dopo tutta questa cagnara la raccolta di firmo per noi vada molto meglio, 12 mila in qualche giorno non è mica poca cesa...». Il presidente voleva più spazio per i quesiti referendari E la maggioranza era arrivata al punto di abbandonare i lavori Enzo Biagi l'aveva definito «Starace» Le riunioni iniziano sempre in un clima molto «istituzionale» ma poi finiscono quasi sempre a insulti e accuse 4 120 REFERENDUM RADICALI j COLLOCAMENTO AL LAVORO j TEMPO DETERMINATO j PART TIME j IAVORO A DOMICILIO j DISCIPLINA DEI LICENZIAMENTI -* SOSTITUTO D'IMPOSTA j SMILITARIZZAZIONE DELLA GUARDIA DI FINANZA j PENSIONI DI ANZIANITÀ' J SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE ^MONOPOLIO INAIL ; j CONSIGLIÒ SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA j RESPONSABILITÀ' CIVILE DEI MAGISTRATI 1 j SEPARAZIONE DELLE CARRIERE j CARCERAZIONE PREVENTIVA j TERMINI ORDINATORI E PERENTORI j INCARICHI EXTRAGIUblZIARI J RIMBORSI ELETTORALI j PATRONATI SINDACALI ■> TRATTENUTE ASSOCIATIVE E SINDACALI j ABOLIZIONE DELLA QUOTA PROPORZIONALE A sinistra il presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai Francesco Storace Sotto il presidente della Camera Luciano Violante A sinistra Emma Bonino leader del movimento radicale mentre firma per i venti referendum in Largo del Lombardi a Roma

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