Il business del Colonnello seduce anche Washington

Il business del Colonnello seduce anche Washington Il business del Colonnello seduce anche Washington Maurizio Molinari inviato a WASHINGTON Oggi alla Farnesina fra Madleine Albright e Lamberto Dini si parlerà di Muammar Gheddafi perché Italia e Stati Uniti hanno compiuto ieri due passi importanti nei rapporti con Tripoli pur mantenendo posizioni differenti. L'annuncio dell'accordo raggiunto a Tripoli sul nuovo gasdotto dell'Eni fra Italia e Libia ha coinciso infatti con l'entrata in vigore negli Stati Uniti dei nuovi regolamenti sull'export verso gli «Stati Cana- Slia» che consentiranno di venere 2 miliardi di dollari (3600 miliardi di lire) di grano e medicine a libici, iraniani e sudanesi entro il 2000. «La simultaneità fra i due eventi è casuale ma è oramai chiaro che l'Amministrazione di Washington ha scelto di non opporsi alla firma di contratti importanti fra le ditte di paesi alleati e Tripoli - osserva Ray Takeyh, esperto di affari libici al Washington Institute per il Vicino Oriente - a dispetto delle sanzioni previste da una legge del Congresso contro i firmatari di ogni contratto superiore a 40 milioni di dollari con Libia e Iran». Washington si oppose al primo accordo energetico delia Total in Iran dello scorso anno nè a quello seguente siglato da Elf-Aquitaine e Agip sempre con Teheran e anche sulla Libia la scelta si profila perché dietro l'angolo, dopo il gasdotto dell'Eni, ci sono gli imminenti grandi contratti delle compagnie inglesi edili ed aeronautiche con il regime del colonnello Gheddafi. «L'Amministrazione non si oppone perché applicare le sanzioni previste dal Congresso significherebbe aprire una guerra commerciale con l'intera Nato» osserva Takey. In effetti il mega contratto sul nuovo gasdotto italo-libico non ha pro¬ vocato un'immediata protesta di Washington dove pure è stato accolto con freddezza. «Sapevamo che avreste firmato dice un funzionario del Dipartimento di Stato - l'unica sorpresa è stato l'anticipo dell'annuncio di un accordo previsto per questo settembre». L'anticipo in effetti c'è stato - si apprende a da fonti diplomatiche a Roma - ed è dovuto el raggiungimenzo anzi tempo delle «intese tecniche» che garantiscono all'Eni l'acquisto del gas libico allo stesso costo di quello che già prendiamo dall'Algeria. L'evoluzione della posizione americana sulla Libia è una chiave di lettura importante dell'accordo raggiunto a Tripoli. «Gli Stati Uniti seguono a parole ancora una linea molto rigida sulle sanzioni alla Libia fanno notare alla Farnesina ma la sostanza è ben diversa, non si oppongono più ai contratti energetici e ora compiono loro stessi un passo simbolico consentendo le prime esportazioni agricole». I regolamenti entrati in vigore ieri negli Stati Uniti dovrebbero consentire di esportare entro la fine del 2000 milioni di tonnellate di grano, medicine ed equipaggiamenti medici a libici, iraniani e sudanesi (sempre ammesso che questi ne facciano richiesta). L'Amministrazione Clinton è però molto attenta a dare a questo provvedimento un'interpretazione prettamente umanitaria e commerciale e non politica. «Le sanzioni contro l'esportazione di cibo e medicine non servono a raggiungere i nostri obiettivi politici mentre possono avere negative consequenze sul piano umanitario» sottolinea il vicesegretario al Tesoro Usa, Stuart Eizenstat. «Con questa decisione offriamo ai nostri produttori ed esportatori l'opportunità di competere in nuovi mercati senza consentire automaticamente ogni contratto agricolo» aggiunge il Segretario all'Agricoltura Usa, Dan Glickman. «Non credo che questa Amministrazione, alla vigilia delle presidenziali, sfiderà il Congresso proponendo l'abolizione delle sanzioni alla Libia - commenta Ray Takeyn - ma l'atmosfera a Washington sta cambiando come ha testimoniato la prima audizione sui rapporti con Tripoli tenutasi recentemente alla Camera dei Rappresentanti do- guarda già il gasdotto dell'Eni. Il 5 po anni di silenzio». L'Italia intanto oltre agosto il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, sarà a Tripoli per la nuova sessione della commissione mista che dovrà affrontare altri dossier scottanti (i debiti pendenti con l'Italia, il ritardo nello sminamento dei campi italiani risalenti alla II Guerra Mondiale, i risarcimenti alla Libia, i diritti degli esuli) e meno (collegamenti maritti e turismo). «Continuiamo a recitare un ruolo di punta nei rapporti fra la Comunità internazionale e la Libia» assicura il sottosegretario agli Esteri, Rino Serri, che giudica «molto significativa» la decisione Usa di esportare grano e medicine. Di questo parleranno oggi a colazione alla Farnesina Dim e il Segretario di Stato, M adi ci ne Albright, anche se in cima all'agenda ufficiale dei previsti colloqui ci sono i Balcani. Via libera alla vendita di cibo e medicine ai «paesi canaglia» E l'Italia prepara nuove intese