Il rione festeggia la vendetta «Adesso tocca a tutti gli altri»

Il rione festeggia la vendetta «Adesso tocca a tutti gli altri» NELLA BORGATA DEI POVERELLI, CAPOLINEA DI UN'ALTRA TRAGEDIA Il rione festeggia la vendetta «Adesso tocca a tutti gli altri» reportage Francesco GrìfineMi invialo a TORRE ANNUNZIATA Il rione Penniniello, che qui tutti chiamano «dei poverelli», e ci sarà pure un motivo, ò alle porte di Torre Annunziata. Otto palazzine bianche di case popolari mezzo diroccate, un muro di cinta del tutto inutile, un giardino spelacchiato, una scuola elementare con i cornicioni dissostati. Vive qui un centinaio di famiglie. Gente modesta. Povora, anzi. Nell'aria c'ò profumo di mare. Qualche chilometro di strada e comincia la costiera sorrentina. Ma qui, tra i «poverelli», ò fuor di luogo parlare di delizie. E' luogo di tragedie assolute. Il rione era diventato famoso come «regno dei pedofili». Una banda di uomini cnc, secondo le accuse, si accanivano sui bambi ni del rione. Li adescavano davanti alla scuola o li violentd»ft-rrno in un appartamento. Ora che c'è un «vendicatore» all'opera sono in molti nelle strade a festeggiare. «Fuori due, avanti gli altri!», grida contento un uomo dalla sua bicicletta. E una donna: «Monnezza! Era tutta monnezza!». Ma gli investigatori non sono affatto sicuri che sia all'opera un vendicatore isolato. Torre Annunziata è terra di camorra. Qui si è ammazzato un giornalista, Giancarlo Siani, solo perché scrisse un articolo con indiscrezioni sulla guerra tra i Gionta e i Nuvoletta. Possibile dunque che i clan non siano stati avvisati prima che le pistole sparassero? O sono forse i camorristi a «fare giustizia» secondo il loro codice d'onore? 11 sindaco Franco Cucolo, diessino, avvocato che frequenta le aule di Cassazione, è davvero rattristato. «A Torre Annunziata si rischia un grande passo indietro. A livello popolare, dico, possono pensare che dove non arriva la giustizia arriva il giustiziere». Del gruppo di 19 pedofili che fu inquisito dalla procura di NvvpalqbTstdad Torre Annunziata, infatti, 17 sono stati condannati da un tribunale della Repubblica. Condanne severo: dai 15 ai quattro anni. Ma come spesso accade, dato che tutti avevano già scontato un paio di anni di custodia cautelare, immediatamente sono stati scarcerati. Anche quel Ciro Falanga e quel Pasquale Sansone che hanno ucciso ieri. Accadeva il 10 giugno scorso. «Sapevo - racconta ancora il sindaco Cucolo - che nel quartiere c'era stata grande impressiono quando li hanno visto passeggiare, il giorno dopo la sentenza. Molte mamme erano sgomente e impaurite. Non si sono sfogate direttamente con me. Ma la tensione era nell'aria». Valla a spiegare, alla gente, la logica giuridica che permette al pedofilo condannato di tomare a casa. Valla a spiegare soprattutto al rione Penniniello, dove alcune tra le vittime e i carnefici abitavano nello stesso condominio. Andavano dal tabaccaio e trovavano al bancone Falanga padre e Falanga figlio, 15 anni di carcere ciascuno. Andavano in via Plinio dal meccanico e trovavano Pasquale Sansone, condanna a 13 anni. Forse i meccanismi della giustizia italiana sono davvero difficili da capire. Per chiunque. Anche per il parroco, don Francesco Gallo, che lancia una invettiva dai toni biblici: «Qua gli unici assassini sono giudici e avvocati che hanno consentito a questa gente di uscire di galera. Sono loro che hanno armato la mano degli assassini. Mi auguro almeno che non vengano qui a celebrare i funerali». Insomma, da un mese a questa parte, nel giardino brullo del none Penniniello si conviveva allegramente. Fino agli spari di ieri. Improvvisamente adesso s'è fatto il vuoto. Inutile cercare uno qualsiasi dei pedofili condannati. Tutti spariti. For¬ se sono sotto la protezione della polizia. Forse hanno preferito cambiare aria. Diventa mùTIle mche la precauzione decisa da Procura, polizia e carabinieri di piazzare aldine volanti soffoca casa dei più esposti. A vedere certi fatti in sequenza - l'ira delle vittime a Milano, la vendetta privata contro il primario di Roma, gli omicidi di Torre Annunziata - sembra che in Italia sia scoccata l'ora della giustizia sommaria. Ma da queste parti non c'erano stati segnali premonitori. Dice l'avvocato Emidio Della Pietra, difensore di uno dei due uccisi: «Ciro Falanga era venuto da me l'altra mattina. Non temeva nulla di particolare. O meglio: era preoccupato, perché era stato convocato dai magistrati per una nuova inchiesta. Avevamo concordato di andare presto all'interrogatorio. Non temeva nulla da parte del quartiere. Sarebbe tornato alla sua tabaccheria, d'altra parte, se avesse avuto il sentore di qualche cosa?». Se Ciro Falanga avesse guardato meglio negli occhi delle persone che incontrava, avrebbe dovuto temere. «Se devo usare un solo aggettivo, per descrivere gli umori del rione, parlerei di 'sgomento'. Erano rimasti senza parole», dice il sindaco. Ieri,'' pèfoya'"vendetta consumata, le parole sono tornate in bocca alla gente. Ed erano parole df'gioia feroce. «Meno due, c'è posto per gli altri 15», diceva con lucida foiba un signore, ciabatte e canottiera, davanti al palazzo dove abitava una vittima. Come se fosse la cosa più naturale del mondo. Come se qualcosa dovesse accadere, dopo che la giustizia dello Stato, che aveva fatto così tanto clamore, richiamato giornalisti e politici, in fondo aveva «fallito». Perché così ti dicono, a via Plinio, dove i carabinieri hanno steso un cordone per evitare che la gente calpesti il sangue delle vittime: «Che giustizia è questa se i pedofili, quelli che toccano 'i creaturi', poi se ne vanno a spasso?». 11 parroco: «Gli unici assassini sono quelli che li hanno fatti uscire dalla prigione» L'avvocato di una delle vittime: «Non temeva la rabbia del quartiere» Il sindaco: «Purtroppo avranno fiducia nella giustizia delle pistole»

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