Un assessore nella banda del kalashnikov
Un assessore nella banda del kalashnikov Un assessore nella banda del kalashnikov E' la donna del commando, ha aiutato un suo compagno MILANO Un elenco di dodici nomi redatto ieri dalla squadra mobile di Milano: sono i fermati nelle indagini sulla tentata rapina di via Imbonati. Per due di loro, Francesco Gorla e Sebastiano Mazzeo, l'accusa è concorso in omicidio: l'uccisione di Vincenzo Raiola, l'agente colpito a morte dai banditi. Per otto, su cui non esistono elementi per dire che fossero presenti alla sparatoria di Milano, l'accusa ò rapina e associazione a delinquere. L'undicesimo fermato è quello che teneva nel box un arsenale dalle dimensioni «inimmaginabili». Al numero dodici una donna: Rita Sanvittore, accusata di favoreggiamento. Rischia di essere lei il personaggio più controverso di questa storia, visto che quasi tutti gli altri sono definiti «con precedenti penali per furti, armi e rapine». Rita Sanvittore invece precedenti non ne ha proprio, anzi. E' assessore verde all'ambiente al comune di Cusano Milanino e i suoi compagni del Movimento nonviolento, già schierati a sua difesa, la descrivono cos'i: «punto di riferimento per la sua mitezza, per l'ispirazione gandhiana del suo impegno a favore della convivenza civile, della pace, della tutela dell'ambiente». Per gli inquirenti invece ha dato più di una mano, fornendogli anche una moto di grossa cilindrata, al suo convivente: Francesco Gorla, latitante da due anni, un passato a cavallo tra malavita pura e terrorismo, considerato personaggio chiave della vicenda. «Un uomo robusto, calvo»: così i testimoni di via Imbonati descrivono uno dei banditi, l'unico senza passamontagna. E' la stessa descrizione che fornisce il titolare di una ditta di trasporto valori di Chiasso, in Svizzera, rapinato due mesi prima. E tutti hanno riconosciuto Gorla. Il punto di partenza è proprio la rapina di Chiasso. Gli inquirenti individuano alcuni personaggi: Giuseppe Vacca, detenuto in semilibertà, Francesco Veneziano, Nicola Dapoto, i fratelli Orazio e Pompeo Pezzuto. Li seguono, li ascoltano e, dopo l'assalto di via Imbonati, scoprono che di quella storia sanno molte cose. Non solo: elementi come l'uso di jeep e il tipo di armi rendono assai simili la tecnica di Milano con quella di Chiasso. Il cerchio delle indagini si allarga. Vengono individuati Andrea Giannetti (arrestato con Vacca dopo una rapina a Padova, anche lui scarcerato e «affidato» ai servizi sociali), Ezio Ieluzzi, Antonio D'Argenio. Sopratutto si scopre che in via Imbonati c'erano «Bastiano» (Mazzeo) e appunto «Francesco» (Gorla). «Abbiamo deciso di agire in fretta perchè avevamo capito che stavano scappando):, dicono in Questura. Fermi e perquisizioni scattano tra domenica e lunedì. Nel box di Pasquale Lacerenza, camionista incensurato, la sorpresa: undici ka- lashnikov, cinque mitra, 16 bazooka «monouso», 2 bazooka ad uso continuo, 8 mine antiuomo, 3 mine anticarro, 22 bombe a mano, 5 pistole, oltre diecimila munizioni, 25 chili di esplosivo tra plastico e tritolo. E poi: documenti falsi, targhe d'auto svizzere e italiane, giubbotti antiproiettili, manuali di armi. «Sparano, sparano, sembra di essere in guerra»: così una donna grida al telefono, la mattina del 14 maggio. E' stata infatti la telefonata di una famiglia milanese ad avvertire la polizia che in via Imbonati era in corso un tentativo di rapina a un furgone portavalori. 11 filmato di quei momenti è stato consegnato dalla Questura alla Rai: più ancora delle immagini sfumate colpiscono le voci concitate al telefono, il crepitio degli spari. «Grossi rapinatori senza scrupoli, determinati e ben armati»: cosi gli inquirenti descrivono gli arrestati. E ben si comprende come quella mat tina all'alba l'arrivo delle forze dell'ordine a sgominare i piani dei banditi abbia trasformato una strada di Milano in un campo di battaglia, con un morto e dieci feriti, Qra, due mesi dopo, quel gruppo di fuoco è in manette. Dice il procuratore Gerardo D'Ambrosio: «In questa operazione sono state sequestrate armi insidiose come i kalashnikov. Bisognerà capire, dopo gli esami della polizia scientifica, se sono le stesse armi usate per l'agguato in via Imbonati. In ogni caso, la malavita è stata privata di un arsenali? non da poco. Un successo dovuto a un forte impegno che dimostra che non va mai abbassala la guardia» [r. m.| Consegnato alla questura il filmato di quella notte di terrore. Una donna urlava: «Sparano, sembra di essere in guerra»
Luoghi citati: Cusano Milanino, Milano, Padova, Svizzera
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