Benessere, non c'è la scorciatoia

Benessere, non c'è la scorciatoia Nella «Storia economica e sociale del mondo» il testamento intellettuale di Paul Bairoch L'interno di una casa in una favela di Rio de Janeiro Sviluppo civile- culturale per vincere la fame Massimo L. Salvador! EI libri ne escono tanti, ogni giorno, ma di veramente utili e interessanti pochi. Eccone uno molto interessante e utilissimo a tutti: la monumentale Storia economica e sociale del mondo. Vittorie e insuccessi dal XVI secolo a oggi, di Paul Bairoch, un eminente storico dell'economia da poco scomparso. L'opera (due volumi di complessive 1600 pagine, editi da Einaudi) è scritta con quella chiarezza formale e sostanziale di cui sono capaci rari studiosi. L'autore voleva farsi capire anzitutto dai giovani e dai lettori anche comuni e far loro capire. Viviamo bombardati da giornali, televisioni e politici che ci parlano ogni giorno della globalizzazione, del mercato internazionale, del divario tra Paesi ricchi e Paesi poveri, delle conseguenze del crollo del mondo sovietico, del deterioramento ambientale, della crisi dello «Stato del benessere». Siamo dunque bombardati tutti da questi messaggi, ma quanti sono in grado di porsi di fronte a essi con gli strumenti e le informazioni necessarie? Ebbene, ecco un libro che aiuta davvero la comprensione. Faccio alcuni esempi. Non vi è chi non sappia che, mentre certe regioni avanzano rapidamente verso sempre maggiori traguardi in termini di accrescimento del reddito e di capacità scientifica e tecnologica, altre annaspano e i più arretrati restano come murati in una inferiorità che tende a crescere ancora. Molti sono indotti a pensare che, per contra- stare queste tendenze, sarebbe sufficiente che i Paesi ricchi dessero in tempi brevi maggiori aiuti economici a quelli poveri. Bairoch era uno spirito progressista, generosamente impegnato a favore della causa dei Paesi del Terzo Mondo. Ma sapeva benissimo che non si danno facili scorciatoie; e in veste di studioso ci spiega benissimo come lo sviluppo moderno delle forze produttive prima in Inghilterra, poi nei Paesi più avanzati d'Europa e negli Stati Uniti e più recentemente in Giappone, in parti della Cina, dell'India e di altre zone asiatiche abbia avuto i suoi indispensabili presupposti in fattori non primariamente economici, bensì etici, culturali e istituzionali; fattori di capitale importanza, che sono il prodotto di processi complessi e di lunga durata. Ciò significa che, al fine di ottenere sviluppo economico, occorre puntare sullo sviluppo culturale, politico e civile. Si pensi solo al fatto che, nel nucleo centrale, le zone d'Europa che erano più avanzate nel Cinquecento lo sono ancor oggi. Il maggiore tentativo, che ebbe a suscitare in tanti le più grandi speranze, di bruciare le tappe dello sviluppo, quello compiuto dall'Unione Sovietica, dopo una fase di indubbi successi, è andato incontro al fallimento finale per difetti attinenti alla mentalità collettiva, al costume, alla cultura politica, alle istituzioni. La Cina comunista è riuscita a sfuggire al destino sovietico perché possedeva nella propria tradizione culturale e sociale elementi di forza che mancavano all'Urss. Anche questo Bairoch lo mostra bene. Altro esempio: quello dello «Stato sociale», la cui crisi costituisce una questione che coinvolge da vicino la vita di tanti milioni di persone. Bairoch ce ne mostra la genesi con la politica sociale di Bismarck e poi l'estensione e il consolidamento a partire dagli Anni Trenta del nostro secolo nel conte¬ sto della dilatazione dei compiti economici e sociali dello Stato in Europa e nel Nord America e di una crescita della ricchezza che, nonostante le crisi e le difficoltà, non ha avuto precedenti nella storia. Attualmente ci troviamo in una controtendenza che scuote le fondamenta dello Stato sociale, lasciando aperti i problemi della tutela degli strati più deboli. Ultimo esempio, tra i molti altri possibili: la questione ecologica. Lo sviluppo nell'ultimo secolo ha partorito un vero e proprio «mostro*: un minaccioso degrado ambientale. Una conseguenza dello sviluppo tanto a lungo imprevista, della quale si è presa coscienza tardivamente a partire dagli Anni Sessanta e che ormai ci turba perché non sappiamo come adeguatamente affrontarla e neppure se riusciremo davvero ad affrontarla. Anche qui l'autore ci illustra i nodi che si sono creati. Le conclusioni del suo libro Bairoch le delinea chiaramente nella Premessa. La storia economica e sociale negli ultimi cinque secoli è un insieme di «vittorie» e «insuccessi». Le vittorie si compendiano in uno straordinario innalzamento del tenore e della durata della vita, della cultura, delle condizioni sanitarie, ma limitato a una parte del mondo. Gli insuccessi sono segnati dal fatto che «i tre quarti circa della popolazione mondiale vivono attualmente in condizioni economiche e sociali deplorevoli», che nei Paesi ricchi permangono diffuse sacche di povertà e di disoccupazione, che il costo dello sviluppo è stato e rimane drammatico per ampi strati della società, che la sperequazione dei redditi «riprende ad aumentare praticamente in tutti i Paesi» e che il tipo di crescita in atto «ha comportato mutamenti strutturali che hanno marginalizzato e traumatizzato un'ampia porzione di società». A questo è da aggiungere - e ciò costituisce un dato pesantissimo - che la maggior parte degli investimenti continua ad avvenire «all'interno degli stessi Paesi sviluppati» con il «calo di quelli effettuati nel Terzo Mondo». Il libro di Bairoch è il testamento intellettuale di un grande studioso. Merita molti lettori. Dal XVI secolo a oggi un cammino costellato di vittorie e insieme di insuccessi Straordinaria crescita nel tenore di vita, ma limitata a una piccola parte del pianeta Benessere, non c'è la scorciatoia

Persone citate: Bairoch, Bismarck, Einaudi, L. Salvador, Paul Bairoch