Kappa fa gol a Piazza Affari

Kappa fa gol a Piazza Affari Deliberato l'aumento di capitale, ai soci storici resterà il 40%: «Vogliamo dar vita a una public company» Kappa fa gol a Piazza Affari Boglione quota la Basic con Benetton Robe di Kappa corre verso là Borsa. L'assemblea del gruppo di abbigliamento e merchandising sportivo che controlla il marchio ha deciso ieri la quotazione a Milano, obiettivo fissato per novembre. La matricola di Piazza Affari si chiamerà Basic Net (finora Basic Propertics Services). «Vogliamo creare un'azienda immensa. Una public company che nel suo campo sia la numero uno al mondo - dice il presidente e amnunistratorc delegato Marco Boglione -. Era il mio obiettivo quando ho cominciato 16 anni fa e ci sono tutte le condizioni per conseguirlo: il mercato lo consente, abbiamo i marchi e tutta la tecnologia che ci serve». E i capitali sono in arrivo, grazie anche alla Borsa. Il progetto e ambizioso ma la base di partenza è solida. Basic Net opera in una trentina di Paesi, tramite 200 stabilimnnti di imprese fornitrici, che collocano su 72 mercati nazionali venti milioni di pezzi al- l'anno (4-5 milioni in Italia). Il fatturato '99 è previsto in 600 miliardi. Ma Boglione non si accontenta. Cita spesso Bill Gatcs e fatte le debile proporzioni la sua storia sembra un po' correre in parallelo con quella dell'uomo di Microsoft: certo il suo business non è l'informatica, ma gli esordi con un capitale irrisorio in un studio di notaio, mentre nella stanza accanto sua moglie Daniela Ovazza creava l'agenzia di recapito Mototaxi, suonano ugualmente romantici, a osservarli dal comodo punto di vista del successo ottenuto (di Basic la signora è vicepresidente e i business della coppia, pur restando distinti, fanno capo alla cassaforte familiare Irti, cho significa «Idee Romantiche Trasformato in Imprese»). Da piccola impresa torinese al mondo. Quali le tappe della crescita? «Prima di disporre di marchi nostri, quella che allora si chiamava Fsm e che fondai nel 1983 con Luciano Antonino ha commercializzato per anni magliette e prodotti vari con i colori di società altrui, a partire dalla Juventus. Ma attenzione: già in questa fase avevamo una proiezione globale. Tant'è vero che negli Anni 80 fra i nostri clienti abbiamo conquistato la nazionale americana di atletica. Però la vera svolta è venuta nel '94. L'occasione è stata offerta dal fallimento della società Mct che controllava Robe di Kappa e altri tre marchi (Kappa Sport, Jesus e Jesus Jeans). Abbiamo rilevato tutto e al merchandising per conto terzi abbiamo affiancato la distri¬ buzione dei nostri prodotti». Dove avete trovato i soldi? «La crescita è stata accompagnata da vari soci che negli anni hanno scommesso su di noi avvicendandosi nella compagine azionaria: la Rinascente, la Turnaround di mio cugino Enrico Minoli, la Fenera della famiglia Zanon, Li&Fung di Hong Kong». Qual è la fotografia attuale dell'azionariato? «A oggi la mia famiglia controlla il 34% aelle azioni, la "21 Investimenti" di Alessandro Benetton un altro 34%, il colosso bancario Ubs il 29% e il management l'altro 3%. Ma la quotazione in Borsa sarà accompagnata da un aumento di capitale, pari a più del 50%, e da una stock option. Questo cambierà gli equilibn. Comunque gli attuali soci di controllo resteranno sopra il 40 percento». L'apporto di questi soci è stato solo finanziario o anche industriale? «Gli svizzeri, entrati l'anno scorso, ci hanno dato soprattutto una grande tranquillità finanziari. Il gruppo Benetton, arrivato nel '96, ha dato un considerevole apporto anche industriale. Ha migliorato il nostro business system, e forse ha anche imparato qualcosa da noi. Tutti i soci ci hanno infuso coraggio, grazie alla consapevolezza di avere le spalle coperte, e insieme ci hanno imposto un rigoroso controllo, risultato molto utile ai nostri conti aziendali». Adesso, col denaro fresco che arriverà, che progetti realizzerete? «Non faccio misteri: puntiamo a fare di Basic il numero uno mondiale dell'abbigliamento sportivo (oggi secondo le nostre cifre interne dovremmo essere quarti dopo Adidas, Nike e Reebok). Come arrivarci? Soprattutto con la crescita interna». Niente acquisizioni? «No, se si parla di aziende produttrici di capi di abbigliamento sportivo. Perché il nostro sistema di business non contempla la proprietà di nemmeno uno stabilimento di produzione diretta, ma solo il coordinamento di una rete mondiale di fornitori. Però Basic Net possiede in proprio stabilimenti che operano in gangli strategici del network globale: ad esempio, un enorme impianto di confezionamento a Torino. Ecco, se ci saranno acquisizioni saranno di questo tipo, funzionali alla grande rete». «L'obiettivo è diventare il numero uno al mondo battendo la concorrenza diAdidas, NikeeReebok» Marco Boglione presidente della Basic Net Luigi Grassla TORINO

Luoghi citati: Hong Kong, Italia, Milano, Torino