Trai bisonte tome in un videogame

Trai bisonte tome in un videogame Trai bisonte tome in un videogame Convogli interminabili e niente spazio alle auto reportage Marco Neirottl ORE 12 meno tre: fermo al casello di Firenze Sud, dove per i Tir incomincia un divieto di sorpasso assoluto che finirà soltanto a Bologna Casalecchio. Meno due: salgo in auto. Meno uno: accendo il motore. Ore 12, start, comincia il gioco. Viaggio a 90 all'ora. Dopo meno di un chilometro mi sorpassa un bisonte. Cominciamo bene. Ma forse è soltanto questione di lancette dell'orologio, sarà indietro di qualche minuto. Via via i Tir saranno più numerosi, primu tre o quattro in fila, poi, sulla salita verso Barberino, anche 20, 30 incolonnati. Il primo impatto con ira o rassegnazione dei camionisti l'uvevo avuto tra Pisa e Firenze, nell'arca di sosta presso Altopascio: una dozzina, posteggiati all'ombra. Non avevano ancora deciso cho fare, se salire per il tratto appenninico dell'autostrada o tirar su per la statale da Pistoia a Susso Marconi, so non addirittura por il Passo dolla Futa. Uno domandava: «Dove facciamo più danno?». Mail problema si e spostato dal danno al vantaggio: ci sono consegne da fare e alcuni sono dipendenti di aziende. Agli stranieri spiegavano la novità, li mettevano in guardia. Hanno poi deciso di aspettare gli esiti degli incontri con il governo. Un piccoletto in jeans proponeva: «Autostrada a 30 all'ora». Da questo senso di attesa condizionata («potremmo sempre marciare su Roma») sono piombato in quella tangenziale dove sembravano tutti matti. Mancuva poco a mezzogiorno e mi pareva (prima volta, perché capiterà una seconda) di stare dentro un videogame, dove la mia auto era soltanto uno degli ostacoli che i giocatori trovavano sul percorso. Non ho ancora capito se vinceva chi la schivava o chi la schiacciava. Poi il mezzogiorno ha chiuso l'interruttore del gioco. Salvo. Adesso siamo sulla salita, all'altezza di Vaglia. I Tir sono distanziati, c'è spazio per rientrare fra l'uno e l'altro e lasciar passare chi ti lampeggia alle spalle. Auto veloci, grandi berline, ma anche furgoni che poi perdono slancio, qualche pullman che scarta a sinistra ma molto più rapido dei camion nono. Lasciamoli andare, li incontreremo di nuovo. Area di servizio. Autisti italiani e stranieri: «La pazienza ha un limito. Oggi è un esperimento. Poi si vedrà». La minaccia delle statali e dei paesini invasi, dei caselli ostruiti è in sonno, non morta. Dal coro esce la voce di Miroslav, 34 anni. Pacato e con un ragionevole ventaglio di problemi da espone, non la sola questione sorpassi. Miroslav vive in Italia da anni e, in questi giorni di vacanze scolastiche, si fa accompagnare da un divertito figlio. Lui serbo scorazza per l'Europa con un interminabile Tir rosso, carico di bicchieri di carta per i Me Donald's. Dice che prima di colpire i camionisti in generale si dovrebbe essere in grado di raddrizzare altre storture: «Per aver ragione bisogna essere dalla ragione». Vale a dire? «C'è un tetto di 40 tonnellate e tanti viaggiano sovraccarichi, con 44,46,50 tonnellate. Certo che stentano a salire e chi è in regola li sorpassa. E se, invece, m in regola vai piano perché sei stanco e prudente, lui - quello sovraccarico - cerca di superarti provocando quello che provoca. E' così difficile piazzare qua e là degli strumenti per la pesa?». Miroslav ha un elenco utile al ministro dei Trasporti, alle Autostrade, alla Stradale: «Dopo 8 o 10 ore sei obiettivamente stanco. Se, riposato, superi il limite di 20 all'ora ti levano la patente. Se viaggi per 20 ore, come uno zombie, ti danno 105 mila lire di multa. Vogliamo vedere il perché degli incidenti? In Europa non ti lasciano guidare così a lungo». Non lo fai mai? «Non supero le nove ore. Superavo i 700 chilometri al giorno, ora non più». Riparto, infilandomi in autostrada prima che ananchi un carico speciale, quelli lunghissimi, scortati dai furgoni con le luci arancio. Come faranno i camionisti? All'altezza di Roncobilaccio e Pian Del Voglio, mi spiega la Stradale: «Quelli possono superarli, altrimenti...». Intanto vedo crescere le colonne. Un gruppo compatto ne ha raggiunto uno più lento. Adesso ti vedi venire incontro dalla carteggiata opposta 30, 40 mezzi. Supero gruppi di 25, 38, 46. Sembrano usciti dai fotogrammi di «Convoy, trincea d'asfalto» di Sam Peckinpah, ma là c'è la ribellione western e scanzonata ai limiti di velocità imposti da un folle sceriffo. Qui c'è, per ora, la costrizione a essere convoglio, per niente western, piuttosto militare. Hanno una velocità di crociera bassa, alcuni rispettano distanze, altri stanno incollati. Non solo non posso infilarmici in mezzo, se qualche autista furioso mi preme alle spalle, ma mi torna in mente Miroslav: «Con certi carichi se quello davanti inchioda quello dietro gli va dentro che è una tragedia, vedi un rimorchio che sbatte da ogni parte». Là dove c'è spazio per infilarsi tra code e musi di Tir, mi ritrovo nel secondo videogame. Anche qui sei un personaggio del gioco, i protagonisti sono i poveracci della vita cui l'auto dà un potere temporaneo: arrivano nella corsia di sorpasso, con lampeggianti, clacson e gestacci ti convincono a entrare fra due colossi (su tutto il tratto mi è capitato una sola volta che un camionista protestasse per un rientro a fil di muso). Il problema è uscire di nuovo dal convoglio. I giocatori del videogame lampeggiano, suonano, accelerano disposti a strisciare le fiancate, a rimbalzare contro un guard rail: vince chi non ti lascia più uscire. Poco prima di Sasso Marconi mi salva un autista di bisonte che accende la freccia sinistra. Lui è grosso, fa paura. Gli eroici «cacciatori» in auto inchiodano e strombazzano. Scivolo fuori e lo ringrazio con la mano. Saluta con i fari. A Casalecchio mi fermo sotto l'indicazione, nella corsia di emergenza. E guardo. I forzati del «Convoy» appenninico si disperdono. E' come quando i bambini giocano a prendersi. Quel cartello significa: «Liberi tutti». Qualcuno propone di viaggiare a 30 l'ora, ma poi prevalgono le scadenze delle consegne

Persone citate: Marconi, Sam Peckinpah