Bossi si prepara alla «guerra di lanate»

Bossi si prepara alla «guerra di lanate» Per il «concorso nordista», dopo la sospensione del sindaco, il prefetto scioglie anche il consiglio Bossi si prepara alla «guerra di lanate» «Stasera tutti in piazza: equità nuova trincea contro Roma» Fabio Potetti inviato a LAZZATE Sprofondato nel divano rosso nella sede della Lega, il sindaco Cesarino Monti decapitato dal Prefetto di Milano, legge e rilegge il telegramma arrivato a tutti consiglieri. Quello in cui il Prefetto Roberto Sorge annuncia la procedura di scioglimento del consiglio e l'invio di un commissario in attesa di nuove elezioni. «Va bene. Poi voglio vedere come va a finire...», se la ride U sindaco, 60,4% dei voti alle ultime elezioni nel '97, venti punti in più del '93, quando da queste parti soffiava già forte il vento del Nord e il monocolore leghista decideva senza ostacoli di chiamare una strada via Padania. «Anche allora il Prefetto disse che non andava bene. E la strada è ancora qua», dice lui facendo così con la mano, mentre i suoi preparano i cartelloni per la manifestazione di questa sera, dove a fianco di Cesarino Monti ci sarà anche Umberto Bossi, arroventato dal dopo congresso. Battaglia di libertà, la chiama l'ex sindaco che guardando nelle pieghe dei regolamenti comunali ha indetto un bando e assunto per concorso un'impiegata, premiata con tre punti in più solo perché lazzatese, dunque padana. «Una scelta obbligata, dettata dall'efficienza. Non potevamo assumere un altro del Sud, come il bidello comunale che dopo sei mesi è tornato a Trapani», racconta il vicesindaco Felicita Porta, diventata primo cittadino dopo l'intervento del Prefetto, anche lei a termine dopo il telegramma per cui ha già detto che non obbedirà. Toccherà al Consiglio dei ministri, mettere una ics su questo Comune, seimila abitanti, piccoli artigiani, fabbrica più grossa la Pozzini che esporta spazzolini da denti in mezzo mondo. Toccherà al Governo, ma da queste parti sono pronti a dar battaglia. A partire da Umberto Bossi, che dopo aver liquidato i conti al congresso, si trova su un piatto d'argento la possibilità di rilanciare quella che chiama «questione settentrionale». O meglio: «La questione nazionale padana». «Volevano portare la Lega da Berlusconi. Volevano andare a destra proprio mentre si sta riformando la De. E volevano scardinare me», dice il giorno dopo il leader della Lega. «Volevano portare il movimento a Roma, subordinandolo al centralismo. C'era gente che pensava ai posticini...», racconta della battaglia delle poltrone, dopo aver dipinto dal palco il Cesari mo Monti come un'eroe, solo per avere rinunciato alla sua pur di non piegarsi al volere del Prefet¬ to e a quello di Roma. «Vedrete quante teste cadranno...», annuncia Bossi, dopo aver immolato Domenico Cornino, uno che si aspettava che venisse «con il capo cosparso di cenere, invece si è presentato con la voglia di far casino e si è trovato davanti i militanti di Cuneo, che aveva espulso». «Gli ho levato l'erba sotto ai piedi e sono spuntate le vipere, che alla luce del sole sono animali innocui, una nullità», va di parabola Umberto Bossi, bastonato alle ultime elezioni, pugno duro per tenere insieme i suoi e pronto a cogliere l'opportunità che arriva da Lazzate, da questo corteo che partirà in serata dalla sede della Lega per arrivare fino al Municipio, con dietro mezzo paese. «Perché i terroni noi non li voghamo», dice uno, mentre abbatte extraterrestri al videogioco in una latteria del centro. Al market con il tre per due, una signora nata a Monopoli ma da trenta anni a Lazzate, promette che sarà anche lei in corteo. «Perché è giusto premiare chi lavora. Come mio marito che non si è mai tirato indietro, anche per quelli che stanno giù e non fanno niente», calca l'accento su quel giù lontanissimo, mentre passa davanti ai manifesti con la faccia del sindaco sospeso. A Milano, a Palazzo Marino, i consiglieri della Lega innalzano uno striscione per il sindaco di Lazzate. I Giovani padani dicono che sono pronti ad andare al corteo. «Un corteo pacifico», sottolineano dopo le botte di venerdì scorso davanti alla Prefettura. «Ho chiesto anche rassicurazioni ai carabinieri», vuole evitare ogni tensione il sindaco ad interim del Comune a metà strada tra Como e Milano. Ma è chiaro a tutti che la partita si gioca a Roma. «Perché voglio vedere se avranno il coraggio di licenziare l'impiegata assunta con regolare bando», passa la patata bollente ad altri Cesarino Monti, mentre snocciola le date della sua sfida, con il primo intervento del Prefetto il giorno dopo l'assunzione e dunque non m regola. «Gli impiegati sarebbero poi due...», rilancia il sindaco eroe per caso come si definisce, sicuro che altri Comuni al Nord facciano la stessa cosa, seguendo la sua strada. Che per adesso lo ha portato ad essere il primo sindaco esautorato non per mafia dal 1905, quando sospesero il sindaco Brambilla di Inzago, perché non volle esporre il tricolore. «Volevano andare a destra proprio mentre a Roma rifanno la De» t Cesarino Monti ripete «E' una battaglia di libertà per tutto ilNord»