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Bertinotti e Veltroni, intesa ma solo per dire no alla crisi «In Italia continueranno a convivere due sinistre» Bertinotti e Veltroni, intesa ma solo per dire no alla crisi ROMA. Dovevano vedersi da tempo, era tanto che Bertinotti lo chiedeva, poi ieri ci ha pensuto «Aprile», la rivista dell'ala sinistra di Botteghe Oscure, o così finalmente il segretario di Rifondazione e quello dei Democratici di sinistra si sono visti. In pubblico. E, tanto per chiarire le cose, Walter Veltroni l'ha dotto subito, «per evitaro che i giornalisti si mettano ad interpretare le nostre facce»: non ci sarà nessuna sinistra unica, in Italia, ma continueranno ad esistere due sinistre, «una plurale, che ha dentro anche i Ds, e un'altra che Bertinotti chiama radicale, e che si potrebbe definire semplicemente comunista». In realtà, anche a non volerla interpretare, l'espressione sul viso di Veltroni, mentre Bertinotti la prendeva alla lontana, la disfatta di sinistra arriva dall'»'!, dal Muro caduto sfracellando punti di riferimento ed identità ideologiche, era piuttosto, come si dice, da muso lungo. Anche perché, a tratti, il leader di Rifondazione era tetro, «la sinistra ha lasciato il monopolio dell'innovazione alla destra, o ai liberisti, e l'innovazione che procede oggi è contro la civiltà». E no, ha risposto Veltroni, il punto vero ò che la «grande visibilità della sinistra al governo non produce capacità espansiva», e insieme Rifondazione andava bone, elettoralmente parlando, quando era filo-governativa, e ha perso proprio quando da quella posizione s'è sfilata. Insomma, contraddizioni sull'aspra via della sinistra verso il prossimo millenio. E non sempre si va, per dirla con un motto latino, per aspera ad astra. Anche se buoni segnali non mancano: mezzo milione di posti tra il 96 e il 99 non risolvono la disoccupazione, certo, ma sono un risultato. Anche por questo, «se cadesse il governo, o se ne venisse uno tecnico, sarobbe un vero guaio». ia.r.)