«Il partito? Facciamone un club» di Maria Laura Rodotà
«Il partito? Facciamone un club» Il party di An organizzato da Fiori «per coinvolgere la società civile» «Il partito? Facciamone un club» Maria Laura Rodotà 1.1.A prima festa all'americana della destra italiana, la migliore e Daniela Al JL JLFini. Ha un vestito sadomaso con lacci di cuoio sulla schiena, un tatuaggio di gabbiano con sole al tramonto sulla spalla e si mette a parlare della Lazio quando può. Per il resto c'e meno passione. L'ex candidato sindaco Pierluigi Borghini tiene banco sull'opposizione, il senatore Publio Fiori, organizzatore dell'evento, lo rimbecca: «Non parlatemi male di Rutelli!». E' giusto: anche Rutelli due anni fa liti lanciato la sua lista beautiful con un party a Villa Minni. Dove da decenni costruttori, cardiochirurghi e commercialisti sposano le figliole e festeggiano le nozze d'argento; e dove ieri sera, spiegava Fiori, si ò tenuta «un'iniziativa che coinvolge la società civile a noi vicina. La prima di una serie che dovrà esprimere un partilo più vicino al concetto di club che a quello di sezioni!». L'evento aveva centinaia di invitati: proprio medici, avvocati, costmttori (incluso Gaetano Rebecchini, presidente della consulta di An e liaison col Vaticano). Giunti con eleganti signore vestite a metà tra il matrimonio e l'orgia (trend destri dell'anno, il nero traforato aderente, e i vestiti color piscina). Qualcuno ha passato, come l'importante padrona di casa politico-economica Maria Angiolillo, che si è scusata e ha mandato la segretarie'!, (ili altri sono stati accolti da Gianfranco l'ini, Fiori e dal patron Adriano Aragoz/.ini, quello di Sanremo. Obiettivo della serata, ufficialmente, era il lancio dei due referendum di An: sul finanziamento dei partiti e sull'abolizione della quota proporzionale. E nel suo intervento alla festa, Fini ha parlato di quello. Ma sul fervore referendario, e sul legame con i referendari storici, proprio alla festa sono sorti dei dubbi. Gli ex radicali eletti con Forza Italia poi passati ad Ari, via Mario Segni, "Marco Taradash c Giuseppe Calderisì, non sono stati invitati e sono infuriati. E poi Fiori, ideatore dell'evento, gran conoscitore della borghesia romana in quanto avvocato ed ex andreottiano, di referendum non parla affatto. Quello che interessa, ora, è coinvolgere persone che in sezione non metterebbero mai piede, e creare un partito anglosassone. Lì i partiti sono dei club, dei movimenti elettorali, delle centrali culturali. Ma proprio la creazione di centrali culturali preoccupa Aragozzini. Del mondo della cultura e dello spettacolo, non è venuto quasi nessuno: il critico Gian Luigi Rondi, il pugile Nino Benvenuti giustamente festeggiato. Aragozzi ni spiega: «Anche se hanno idee di centrodestra, se venissero qui avrebbero problemi alla Rai, nel cinema, dappertutto. Ma per fortuna, a Villa Miani è venuto un uomo libero come Fred Bongusto e la sua band» Che ha suonato tutte le canzoni che si aspettava che suonasse, in attesa dei fuochi artificiali, moderatamente tricolori. Dopo il gran finale, Gianfranco Fini ha invitato tutti a firmare, ma soprattutto si è vantato: volevamo stupirvi con effetti speciali, e ci siamo riusciti. ' E così, il primo party promozionale in stile americano è finito con una molto italiana e molto apprezzata (dal pubblico in giardino) parafrasi di spot. Con un unico dubbio, che aleggiava da inizio serata: la prima canzone trasmessa dallo stereo, prima di Fred Bongusto, era «Candle in wind» commemorazione di Marylin e poi di Lady D. Chissà perché. A Villa Miani la prima «festa all'americana» per lanciare le iniziative di Alleanza nazionale Fred Bongusto
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