KOSOVO, CERCASI STRATEGIA PER ORGANIZZARE LA PACE

KOSOVO, CERCASI STRATEGIA PER ORGANIZZARE LA PACE OSSERVATORIO KOSOVO, CERCASI STRATEGIA PER ORGANIZZARE LA PACE Aldo Rino L9 OCCIDENTE , che ha vinto la guerra del Kosovo, rischia ora di perdere la pace? Che abbia vinto la guerra, non ci sono dubbi. I dubbi invece riguardano la sua capacità di trasformare la vittoria militare in una vittoria politica : che significa democrazia e stabilità nei Balcani. Dagli ultimi avvenimenti emergono due problemi. Il primo concerne il disarmo dell'Uck e la possibilità conseguente di fare del Kosovo, liberato dalla violenza serba, ma anche da quella dell'estremismo «albanese», una regione pacificamente multietnica. Non credo che sia giusto mettere sullo stesso piano gli orrendi soprusi delle forze militari e paramilitari della Serbia, che hanno risposto a un piano di deportazione e sterminio, e le vendette ora messe in atto da gruppi della comunità albanese. Ma anche queste stanno diventando una sfida alla forza di pace internazionale, specie dopo la strage di Gracko, oltre ad essere atroci di per sè. I responsabili dell'Uck negano di esservi coinvolti, danno la colpa a frange o schegge «impazzite», ma questo non sposta l'obiettivo, che è quello di ottenere la fine di tutte le violenze e di escludere una pulizia etnica all'incontrarlo. La Kfor, la forza di pace, è sicura che sta facendo tutto il necessario? Il secondo problema, connesso al primo, consiste nell'impedire a Milosevic di riconquistare spazio politico con la denuncia delle violenze sui serbi. Il processo di emarginazione dell'autocrate bel- rdese, incriminato dal Tribunadell'Onu per crimini contro l'umanità, è la premessa del ritorno, o dell'avvento, di una vera democrazia in Serbia, e di una vera stabilità per i Balcani. E ora è proprio Milosevic a invocare un intervento delle Nazioni Unite contro la Nato, nello stesso tempo tentando di rimettere un cuneo tra l'Occidente e la Russia. Non dimentichiamo che, dieci anni fa, fu su queste basi, di difesa dei serbi del Kosovo, contro le prime manifestazioni per l'autonomia degli albanesi, che Milosevic diede inizio alla sua avventura, tragica per tutta la ex Jugoslavia. Vogliamo ricominciare? In favore di Milosevic, delia sua sopravvivenza politic», giocano, oltre alle vendette kosovare, e ai loro echi nella pubblica opinione della Serbia, le debolezze e le divisioni dell'opposizione interna. Le manifestazioni contro il regime si estendono, ma non nostrano un'omogeneità di motivi c d'intenti. Specie fra i militari, contagiati dal dissenso, non si capisce se si rimproveri a Slobo di avsr «perso il Kosovo», col sottintesi che va riconquistato, o piuttosto, come sarebbe corretto, di avercondotto la Serbia al disastro con un'aggressività nazionalistica e antidemocratica. Non è una differenza da poco, e in tali ambiguità Milosevic sa muoversi con grande -scaltrezza. In tutto questo, l'Occidente rivela una pericolosa assenza di strategia. Gli americani sembrano paghi di aver vinto la guetra senza vittime, dimostrando a tutti, Europa compresa, la loro incontenibile superiorità tecnologica. L'Europa, appunto, ora dovrebbe balzare in primo piano, cogliere la sua occasione, quella di organizzare la pace. Ma, dopo una mediocre competizione su chi giuda òhe cosa, anche pensando agli appaiti per la ricostruzione, gli europeLsembrano ancora in ordine sparto. Lo ha detto anche Prodi a Strasburgo, e dunque speriamo il venti cambi, prima che sia troppo tardi

Persone citate: Aldo Rino, Milosevic, Prodi