Centenario fiat, la festa dei duecentomila di Mario Baudino

Centenario fiat, la festa dei duecentomila Il lungo show a Torino concluso con i fuochi artificiali, tra effetti speciali, musica e risate Centenario fiat, la festa dei duecentomila In piazza con Baglioni, Fazio, Brini e la nuova «Punto» Mario Baudino TORINO La grande festa per il centenario della Fiat è cominciata puntualissima sul palco di piazza Vittorio alle 18,30, ma per i primi diecimila partecipanti a quell'ora la faccenda stava già andando avanti da un pezzo, tra gelati e bibite, palloncini per i bambini, negozi aperti ivi compreso quello del pollo arrosto, che faceva buoni affari anche lui. Ma dove se lo saranno portato, il pollo, i torinesi? A casa non sembrerebbe, visto che la gente ha continuato ad affluire, lenta e sognante nel caldo, addensandosi sempre più, occupando tutto lo spazio disponibile fra la grande scena sul lato destro della piazza e due lunghe passerelle nella metà sinistra, con un occhio verso il Po da dove sarebbero esplosi i fuochi artificiali, a mezzanotte. Per i fuochi, e per le nuove «Punto» che erano poi il vero ospite d'onore della serata, saranno stati alla fine duecentomila, mentre la piazza diventava il vero palcoscenico, si materializzavano ponti luminosi intorno alle vetture, si stravolgevano le dimensioni già molto vaste dell'intero ambiente tra raggi mobili, proiezioni, giochi prospettici, in una sorta di allegro Star Trek. Uno spettacolofesta di grande impatto. L'idea è piaciuta anche all'avvocato Gianni Agnelli, che è venuto verso le 20, insieme ai nipoti John e Lapo Elkann, a salutare Fazio, la Ferilli, Teocoli, Baglioni e a complimentarsi con lo staff. «Spero con questo spettacolo di non rovinare cent'anni di storia gloriosa» gli ha detto Fazio, e Ini si è messo ridere. Ma non c'era solo l'Avvocato. Tutto il vertice Fat è passato per la piazza: dal presidente Paolo Fresco, all'amministratore del gruppo, Paolo Cantarella, all'amministratore di Fiat Aijto, Roberto Testare. Si è partiti che sembrava quasi una sagra, mtergenerazionale e colorita, e si è arrivati a quella specie ti mistica collettiva che caratterizza lo show tecnologico e post-moderno, dove il vero «effetto speciale», tra i tanti che vengono mesfci in opera, è proprio il pubblicò che si sdoppia e si guarda entrare i n un'altra dimensione. Lo spettacolo sul palco, con Simona Ventura nella fase diurna e Fabio Fazio con Teo Teocoh-Maldini nella fase notturna, era al centro ma anche svi bordo di tutto questo, lo strumento per fare tutti insieme il viaggio dei duecentomila. Il viaggio della festa, dove c'è chi parte prima echi dopo, ma tutti arrivano nell< stesso punto insieme. I primissimi, per dovere di cronaca bisogna riconoscerlo subito, sono stati le ragazze e i ragazzi del fans club di Claudio Baglioni. D cantante era previsto per le 22, loro sono piombati sul campo alle dieci del mattino, si sono piazzati contro la staccionata che delimita l'area del pubblico, a pochi metri dal palco, hanno steso lo striscione («Claudio, reginella-mente con te», non sarà memorabile, ma merita la menzione») e non si sono mossi più. Dodici ore filate in attesa del loro idolo, tra treccioline rasta, facce da diciassettenni ma non solo, cappelli da basket e comode canotte. C'erano anche quelli di Max Pezzali, ma hanno dovuto attendere di meno, solo fino alle 18,30. Il cuore del concerto erano loro, naturalmente. Un cuore addensato nella zona centrale, e tutto intorno si poteva agevolmente seguire, per cerchi concentrici, il Tento innalzarsi dell'età media, anche se va detto che i quarantacinquantenni, con la sapienza della generazione dei baby-boomers, si erano disposti a macchie di leopardo, badando finche è stato possibile ad avere a disposizione ombra (nel pomeriggio) e spazio per potersi muovere. Ma tutto questo valeva per la fase-uno, prima di Fazio e del pienone, in quell'atmosfera di mdeterminatezza dove si poteva lasciar giocare i bambini e magari anche ammirare il velosolex personalizzato che un simpatico signore esibiva con orgoglio, andandose in giro per la piazza. Bagagliaio capiente, autoradio, orologio digitale, sirena, lu¬ ce d'allarme, persino il tachimetro d'una cinquecento gli ha messo Cosmo De Cesari, pensionato Fiat ma, precisa, ex-Lancia. Lui si è occupato più degli adolescenti, avidi di notizie sulla macchina meravigliosa, che non dei cantanti. Men che meno di Irene Lamedica, gran bella ragazza, che lanciava dal palco l'invito perentorio: «Torino, alza su le mani», seguito solo dai gentilissimi fans di Baglioni e Pezzali. Ma non era un «concerto rock»; era qualcosa di diverso. La piazza ha cominciato da subito a inventarsi la sua festa e l'ha messa a punto a poco a poco, sognando sulle auto d'epoca e sganasciandosi per la comicità un po' grassottella dei fratelli Ruggeri. Poi, più tardi, quando sul palco sono iniziate le gags con le «confanate», tutte quelle ragazzine della piazza che avevano gridato, ballato e cantato hanno scoperto il nuovo tormentone, si sono impossessate della parola e hanno preso ad arrotarsela in tutte le accezioni possibili. In sintesi, spiegheranno poi al cronista, uno arriva in piazza facendo il coatto, e se ne va confanalo. Scherzi d'una sera di luglio, mentre i genitori sono magari cento metri più in là e c'è da giurarci che fanno finta di non riconoscerle, le figlie. A ognuno il suo, anche se c'è qualcosa che unisce dai teen agers ai settantenni, ed è quella serie di schermi giganti, due intorno al palco, altri poco più in là lungo l'asse della piazza, dove per necessità o per comodità tutti guardano lo spettacolo e se stessi, perché le riprese alternano la scena a carrellate sulla gente. Uno schermo come specchio, ma non è solo cultura televisiva. Una giovane signora, che alla festa è venuta col marito e se ne sta nella moderata calca sotto i portici, ci fa notare che tutto questo è proprio il contrario della tivù. «Usa gli stessi strumenti, però il risultato è diverso. Qui sono dentro una specie di televisione, ma con i miei amici e la gente. Ci siamo dentro tutti». Tutti pronti per quando la piazza si trasforma in un'astronave. Per andare dove? «Ma mi faccia il piacere, per andare a casal» sbotta il signor Luigi Dalmasso, trasportatore di mezza età, che è qui con la famiglia. «Però uno poi si dice: è stato bollo, no?». La figlia, vent'anni e cauto piercing ombelicale, sembra ascoltarlo con degnazione. Perché? Non c'è un perchè, spiega. Lei è qui per Baglioni, gran bel ragazzo. Anche Fazio, si capisce. E per Britti. E per tutti. Perché è una bella notte di luglio. Peccato che i centenari cadano solo una volta al secolo. L'incontro tra l'avvocato Agnelli e il presentatore del Festival che gli ha detto «Spero di non rovinare cento anni di storia gloriosa» I primi ad arrivare sono stati i fans del «Divo Claudio» In alto la folla ieri in piazza Vittorio Sopra la nuova «Punto» presentata sul palco A lato il cantante Max Pezzali

Luoghi citati: Torino