«Mio fratello ha un alibi» di Francesco Grignetti

«Mio fratello ha un alibi» I familiari difendono il commerciante: fermato dopo un riconoscimento fotografico «Mio fratello ha un alibi» «Non c'entra con l'attentato al primario» Francesco Grignetti ROMA «Per noi è stato un calvario. Ma non c'entriamo con l'attentato al professore. Florido è innocenti: Il professore controlli bene la foto. Noi non siamo «ente di vendetta, siamo gente che lavora». Maurizio Di Mario, fratello dell'uomo che è in carcere con l'accusa di aver sparato al primario del Policlinico, ieri si è sfogato con l'avvocato di famiglia, il senatore Romano Misserville, ex An, ora Udeur. «Una famìglia davvero abbattuta. Prima la moite del padre Leonello, tira l'arresto di Florido. Il loro calvario non ò terminato», dice Misserville. Tutta la famiglia Di Mario s'è presentata ieri mattina a casa del senatore per scongiurarlo di difendere Florido. Ora si annuncia battaglia. Sostiene l'avvocato: «Florido è stato fermato sulla base di considerazioni frettolose e del riconoscimento fotografico del professor Cavallaro, una persona che a malapena si era risvegliata dall'anestesia. Invece Florido non centra e ha un alibi per dimostrarlo». E' un giallo. Secondo gli investigatori della Mobile, Florido Di Mario si era preparato meticolosamente por un omicidio e aveva pensato a una copertura. Ma i poliziotti pensano di avergli smontato l'alibi, tanto più che oltre al racconto del professore ci sarebbe un allrcl testimone che ha visto bene in faccia l'attentatore, alle 6,45 di venerdì scorso, sulla rampa del garage in via Capuana. I famigliari di Florido rilanciano chi; anche loro hanno un buon testimone: un operaio, alle 7, l'ha prelevato nella villetta rosa alle porte di Ferentino e l'ha accompagnato al mattatoio Lì, allo 7,30, sotto gli occhi di Florido, gli addetti al macello hanno sezionato un bovino che poi è stato caricato sul furgone frigorifero della ditta Di Mario. C'è una bolla di accompagnamento che certifica l'operazione e anche l'orano. Dal quartiere romano di 'ralenti al mattatoio di Ferentino, però, con una macchina veloce, è un'ora di strada. In teoria, (■'lurido potrebbe aver sparato al professor Cavallaro e poi essersi precipitato in paese in tempo per l'appuntamento. Cruciale diventa quindi la testimonianza dell'operaio: se davvero i duo erano insieme alle 7, Florido merita tante scuse. «Premesso che il mio assistili non c'entra niente, lasciate- mi dire - incalza Misserville che questa storia è davvero emblematica di come va la sanità romana. Non mi entusiasma questo professore del Policlinico che interviene in clinica privata a botte di 50 milioni. Ma così vanno le cose per la povera gente che vive in provincia. Li hanno spellati». E' un caso ormai noto. Primo intervento, in coincidenza con la Pasqua '98. L'anziano Leonello Di Mario accusava problemi gravi alla circolazione. Ma il cugino Dionigi era stato operato qualche tempo prima da un certo professor Cavallaro. Uno bravo di Roma. Leonello bussa quindi alla porta del primario. Le storie cliniche dei due Di Mario, però, prendono strade diverso: Dionigi, maresciallo in pensione della polizia stradale, ricoverato in una corsia del Policlinico; Leonello, agiato commerciante di bestiame, in una tra le più lussuose cliniche di Roma, Villa Nomentana. Ha raccontato Maurizio a Misserville: «La prima operazione a mio padre finì alle 8 di sera. Ma a mezzanotte il chirurgo dovette rioperare perché qualcosa era andato storto». Il by-pass, comunque, funziona. Cinquanta milioni e Leonello torna a casa. Cinque mesi dopo, la seconda operazione. La protesi comincia a dare fastidi. «Lo ricoveriamo di nuovo a Villa Nomentana. Gli fanno tanti accertamenti. Anche la Tac. Il professore interviene per una fistola». Sono altri cinquanta milioni: venti all'equipe, trenta per la clinica. «E le cose non si aggiustano». Marzo '99, terzo ricovero a Villa Nomentana. Il by-pass si è infettato. Le febbri non si placano. Si tentano interventi farmaceutici e radiologici, ma invano. «Avvocato, noi conti¬ nuavamo a fare avanti e indietro con Ferentino. La mattina al lavoro, il pomeriggio in clinica. Ci siamo svenati». Questa volta l'operazione va decisamente male. Leonello muore per i postumi dell'operazione. Il conto dell'ultima operazione non è stato saldato. La ditta produttrice del by-pass sollecita nei giorni scorsi il pagamento via Fax direttamente al figlio Florido. Spiegazione di Maurizio Di Mario: «Noi siamo una famiglia, ringraziando Dio, alquanto benestante. Non vogliamo farci nemici per cinquanta milioni. Il conto non è stato pagato semplicemente perché non ci hanno mandato la fattura». Conclusioni sarcastiche di Misserville: «Adesso parla il politico e non l'avvocato. Qui ci vuole un'indagine parlamentare su questo scandalo della gente che sale a Roma dalla provincia. Sballottati tra ospedali, per loro le liste d'attesa sono sempre interminabili finché una anima 'pia' non li indirizza a un professore e a una clinica privata. Lì gli fanno la vivisezione. Ma questo non significa che Florido Di Mario abbia sparato». «Era con un operaio quando il professore cadde nell'agguato, la polizia ha agito sulla base di considerazioni frettolose» professor Antonio Cavallaro A sinistra il luogo dove il medico è stato ferito a colpi di pistola

Luoghi citati: Ferentino, Roma