Un milione per l'addio a re Hassan II di Enrico Benedetto

Un milione per l'addio a re Hassan II L'esercito trattiene a fatica la fiumana che assedia la zona riservata ai vip di tutto il mondo Un milione per l'addio a re Hassan II Lafolla protagonista deifunerali del re del Marocco Enrico Benedetto inviato a RABAT C'è chi ha percorso oltre 50 chilometri a piedi, nel buio, in un Marocco dove i treni sono paralizzati, i bus introvabili e il cordoglio immenso, per dirgli addio. Altri s'imbarcano sullo Oued Bou Regred, boat people in lacrime lungo il fiume che lambisce la capitale. Qualcuno campeggia a pochi metri dal palazzo improvvisando prima che sorga l'alba un pique-nique funebre, nell'attesa giunga la grande folla. Che dilagherà, formidabile onda d'urto cui nessun esercito - e ieri mattina, a Rabat, erano migliaia gli uomini in divisa per difendere l'ordine pubblico potrebbe resistere. Un milione in piazza per Hassan II, morto dopo un regno quarantennale, amatissimo dal Marocco povero malgrado i quattromila miliardi attribuitigli dai maligni, e cui s'inchinano Europa, Africa, Asia e Americhe facendo convergere per le esequie su Rabat il Gotha mondiale. Ma la cronaca non ricorderà forse Bill Clinton che scippa a Jacques Chirac la pole position dietro la bara, bensì una marea umana lanciatasi in un arrembaggio d'amore sul catafalco. Il Protocollo non se l'aspettava. Invece d'accodarsi, il popolo forza il corteo dai lati, travolgendo gorilla e transenne. Si teme il peggio. Completamente fuori gioco, i militari vedono la pressione avvicinarsi al nuovo sovrano Mohamed VI, scuotendo i pur iperprotetti vip. Hillary - che non sfoggia più il velo scuro, come all'arrivo - e la figlia Chelsea si ritrovano ostaggi d'una massa che sbanda. La moglie di Kofi Annan, in bianco, scompare per lunghi secondi dal video. Caduta? No, rieccola. Ma sui teleschermi ii caotico sbandamento fa temere il peggio. Ciampi, Dini, Barak, Giscard, Bouteflika, Arafat, Carlo d'Inghilterra... si direbbe annaspino nel fiume impetuoso del dolore. La bara, in drappo verde-oro con versi coranici, procede con lentezza esasperante. L'hanno messa, dopo il brevissimo tragitto a braccia fuori dal Palazzo Reale, su un anodino veicolo militare. Pochi metri più in là, quattro cavalli trainano nel1 afa pomeridiana un surreale cocchio d'antan, che non spiacerebbe a Cenerentola. Ormai è l'happening che rimpiazza la cerimonia funebre. I tetti bianchi di Rabat sono una macchia nera. La gente, issatasi con ogni mezzo, urla: «Con l'anima e con il sangue ci sacrifichiamo per te, re Hassan». Oppure i grandi classici: «C'è un solo Dio, Allah». Perso nella corrente che in due ore e mezza traghetterà la salma da Palazzo al Mausoleo Mohammed V per l'inumazione (7 chilometri, un inclusive Tour funereo che traversa la Rabat monumentale trascurando la Medina), il neo-monarca giordano Abdallah ha vissuto ieri un crudele déjà-vu. Eppure le analogie con Hussein non trasformano in fotocopia catodica l'addio all'Ultimo Sultano. Amman decise che il popolo doveva poter salutare dal vivo il re morto mettendosi in coda per l'omaggio estremo. La Corte marocchina, invece, lo respinge, concedendo solo ai vip l'accesso. Nessuna spiegazione ufficiale. La Reggia - con il suo green, i barocchi miliziani di Hassan esibitisi il 14 luglio sugli Champs-Elysées, le architetture fastose - si direbbe una città proibita. Le limousine sbarcano coppie celebri non stop. Juan Carlos & signora (la regina Sophie, unica a sfidare il tradizionalismo islamico senza velo), l'algerino Abdelaziz Bouteflika (un colpaccio diplomatico: fra Rabat e Algeri le ruggini sono antiche), gli ex (Bush, Giscard). Potenti di turno, che il Marocco orfano delle esequie - Fes, Casablanca, Agadir, Essaouira - si berrà sul piccolo schermo in un live che sfiora le 8 ore. Ma non piange, la nazione. Nessun remake per lacrime, vesti a brandelli, singhiozzi collettivi che punteggiarono il congedo da Hussein. La telecamera non sorprende lacrime. Salvo quelle lo è sudore?) che imperlano il volto di Mohammed VI per le rituali condoglianze. Quasi che il Marocco volesse accomiatarsi dal più ingombrante re della sua breve, storia post-coloniale mantenendo - pur nell'emozione - le distanze. Come in fondo sapeva fare Hassan II, un aristocratico populista con un debole per la megalomania ma in fondo (ed è paradossale) tra i più saggi uomini politici che il Maghreb ricordi. Lo ha ricordato Ciampi dicendo: «Il Marocco ha perso la guida illuminata che lo ha portato sulla strada del progresso democratico», ma la comunità internazionale è stata privata di «uno statista aperto al dialogo e che aveva costantemente promosso, soprattutto nei rapporti con l'intera area del Mediterraneo, la causa della pace». Lo inumano nel mausoleo di famiglia. Solo marmo di Carrara, mosaici, decorazioni in oro zecchino. li figlio arriva esausto. Arcano e kitsch insieme, il panteon dinastico ingoia dignitari, ulema e la famiglia reale. Femmine escluse, naturalmente. Re Mohammed esce dopo le preghiere. E' affranto, ma il passo riprende la sveltezza dei suoi anni. Azzarda un salutino agli astanti, il primo. Yasser Arafat lo bacia a varie riprese. Poi gli altri, sotto un sole di piombo. Inutile cercare riparo. Due patetici ombrelloni bianchi punteggiano il grande spiazzo. Ancora qualche attimo, e il monarca svapora, inghiottito dall'inevitabile Mercedes. E' finita. Il Marocco può pensare al Duemila. Dietro il feretro Bill Clinton, Jacques Chirac, capi di Stato del Maghreb e anche l'algerino Boutlefìka Ciampi: «Il Paese ha perso una guida illuminata che lo ha portato sulla strada del progresso e della democrazia» Mohammed VI nuovo re del Marocco stringe la mano al primo ministro Abdemahman EIYusufì In alto, il feretro di Hassan II durante il corteo funebre a Rabat