Franceserte, un'ecologista per lo riscosso dei Verdi

Franceserte, un'ecologista per lo riscosso dei Verdi LA LEADER DEL WWF COORDINERÀ' IL COMITATO PROMOTORE PER LA COSTITUENTE DEL NUOVO PARTITO Franceserte, un'ecologista per lo riscosso dei Verdi reportage ROMA «Se penso al bestiario della politica come una lontra: un animale socievole che di tanto in tanto ha bisogno dei suoi momenti di solitudine e meditazione. Ma conosco i miei polli, che sareste voi, e so già che sarò una vecchia gallina: di quelle che danno il buon brodo. Ma perché una gallina diventi brodo bisogna prima tirarle il collo, io mi auguro che voi non vogliate tirare il mio...». Grazia Francescato arriva all'assemblea straordinaria dei Verdi, reduce da una notte di battaglia corrente contro corrente. La leader del Wvvf che molti vorrebbero al vertice del Comitato incaricato di traghettare il partito verso l'assemblea costituente che a gennaio partorirà il «nuovo soggetto Verde», professa prudenza. Cita una vecchia canzone di Mina: «E se domani, e sottolineo se...». Racconta ridendo della sua donna di servizio: «Mi ha detto che tutti i politici hanno la rogna, ma anche che la rogna può essere di due tipi: una si può grattare, l'altra no. Tutto sta a vedere qual è la rogna che troverò qui...». Ma poi non risparmia le staffilate: dice di essersi fatta «due palle così» ad ascoltare «un dibattito estenuante su pezzetti di miserando potere mentre le foreste dell'Amazzonia scompaiono e i ghiacciai della Patagonia si sciolgono». Il suo è un intervento breve ma intenso, concentrato sui temi forti della cultura ecologista: lo «sviluppo sostenibile», la «responsabilità etica», il matrimonio «da farsi» tra economia ed ecologia, la necessità di essere «diversi» e di «combattere le enormi battaglie per salvare il pianeta», le «alleanze da tessere a 360 gradi: con il business, la finanza, il terzo settore, gli agricoltori, i consumatori. E con le donne, più abituate al caring, al prendersi cura di qualcuno o di qualcosa...». Un discorso caldo e appassionato, che non scioglie del tutto le riserve, che pone condizioni precise («qualsiasi persona seria lo farebbe»), ma che alla fine suona come un si. A meno di difficili sorprese, Francescato sarà quindi la coordinatrice del comitato eletto ieri, non senza contrasti, dall'assemblea dei Verdi. Con lei, oltre a un gruppo di gestione composto da Alfonso Pecoraro Scanio, Massimo Scalia e Italo Reali, entrano nel gruppo dei traghettatori sei nomi nuovi, «tre uomini e tre donne» come ha precisato dal palco Stefano Semenzato: Monica Frassone, la deputata europea eletta in Belgio che nei giorni scorsi non ha risparmiato le critiche ai colleghi italiani. Cristina Kuri, assessore a Bolzano. Fabrizia Pratesi, moglie di Fulco, esponente storico del movimento. Giovanni Damiani, presidente dell'Associazione nazionale protezione ambientale. Gabriele Bagnasco, sindaco di Vercelli e Amato Lamberti, presidente della Provincia di Napoli. Sei nomi presentati in una lista bloccata, che ottiene la larghissima maggioranza dei voti dopo aver scatenato scontri e polemiche. Con loro avrebbero dovuto esserci anche i parlamentari e i 21 portavoce regionali, ma un ripensamento presentato poco prima del voto ha allontanato il rischio di una bocciatura che, secondo molti delegati, era più che probabile. La sinistra del partito, infatti, digerisce male la presenza nel gruppo di gestione di esponenti della vecchia «nomenklatura». E anche il metodo della lista bloccata sui sei membri del comitato promotore solleva proteste: «Un listone calato dall'alto», dicono in tanti. Alla fine, comunque, prevale la linea dell'unità: 307 sì, 46 no, 10 astensioni per la nomina dei sei, qualche voto in meno per il comitato di gestione. «Era l'unica soluzione praticabile», dice l'ex portavoce Luigi Manconi. «Una scelta unitaria e innovativa che fino a ieri sembrava impossibile», aggiunge il ministro Edo Ronchi. «E' andata bene. Ma fino all'ultimo ho avuto paura che crollasse tutto», ammette il capogruppo alla Camera Mauro Paissan. L'assemblea, in effetti, ha evidenziato le tensioni emerse nel partito dopo il tracollo elettorale. In sala e nei corridoi si è litigato su tutto, anche sulla quota di partecipazione all'assemblea costituente. Non senza contraddizioni: come le contestazioni durissime all'intervento di Laura Marchetti contro la guerra, con la platea a spaccarsi in due fazioni che non si risparmiano urla e minacce. «Eppure il pacifismo fa parte della nostra cultura: noi, almeno, dovremmo venire da lì», commenta la Marchetti: una dei 46 che si sono opposti alla svolta. [g. tib.) Fra le linee guida della nuova gestione alleanze con forze economiche e sociali e con il terzo settore per una strategia ecologica globale Collaborano con lei un pool di gestione: (Pecoraro Scanio, Scalia e Reali) oltre a una squadra di traghettatori (con la moglie di Pratesi) GRAZIA FRANCESCATO Nata a Oleggio, in provincia di Novara il 23 novembre 1946 Si è laureata in lingue e letterature straniere all'Università Bocconi di Milano Nel 1970 si trasferisce a Roma dove lavora come giornalista, prima con collaborazioni a «Panorama» ed «Europeo» E' tra le fondatrici del primo magazine femminista italiano, «Effe». Nel 1977 entra all'Ansa, di cui diventa nel 1978 corrispondente da Bruxelles. Dal 1984 diventa membro della Lega per l'Ambiente, nel 1987 entra nel consiglio nazionale del Wwf Italia, di cui sarà presidente dall'aprile 1992. E' stata anche direttore del mensile «Panda», presentatrice del programma televisivo «Geo» Ha scritto «Famiglia aperta: la comune» nel 1973 e «Il pianeta avvelenato» nel 1977 Nel 1985 ha girato in Cile, con Miguel Littin, un documentario clandestino, che ha vinto un premio al Festival del Cinema di Venezia Tra i suoi hobby la lettura e il blrd watching Pensa a se stessa come «a una lontra allegra, attiva, ma che poi si ritira da qualche parte per pensare»