Le mille e una villa del Cavaliere

Le mille e una villa del Cavaliere Le mille e una villa del Cavaliere Filippo Ceccarelli Si I dice che Berlusconi stia cèrcan'do casa in Europa, a Bruxelles e/o a Strasburgo. Ma in realtà il Cavaliere non cerca casa, cerca una Residenza che si possa integrare in quell'autentico sistema di appartamenti, palazzi, ville, dimore e regge che del berlusconismo costituisce un tratto fondamentale. Non sarà una ricerca facile, ma questo è secondario. Sono i collaboratori stessi di Berlusconi che più o meno consapevolmente hanno fatto lievitare la curiosità sulle caratteristiche e le difficoltà di reperimento. Il modello dovrebbe essere quello romano di via del Plebiscito, con palestra, sala riunioni e salotto, ma senza microspie. Anche quando un paio d'anni fa si trattò di mollare via dell'Anima per un altro domicilio, l'imminenza del cambio fu vissuta come un affare di Stato. Vero è che quell'appartamento aveva segnato un pezzetto di storia d'Italia; l'atmosfera ricordava a Giuliano Ferrara quella di «Casablanca»; molti esponenti del Polo vi bivaccavano; altri venivano a mangiare; altri ancora arrivarono a lamentarsi del vitto. Con eguale partecipazione fu seguita la compravendita e la destinazione ereditaria interfamiliare di un numero mai troppo bene precisato - da quattro a sette - di ville in Sardegna. Ad una di queste, a un certo punto, parve interessato il più classico e misterioso principe arabo. Mentre dell'altra più remota villa alle Bermude, non lontana da quella di Ross Perot, fa fede l'indimenticabile servizio fotografico del Cavaliere che si allena in pantaloncini e maglietta bianca insieme a Gonfalonieri, Dell'Utri, Galliani e Letta. E' qui che nei canoni berlusconici si tengono gli «esercizi spirituali». A prescindere dalla scelta finale, la nuova «casa» europea è dunque già diventata un'operazione di comunicazione. Nulla più del complesso sistema residenziale solin effetti Berlusconi al di sopra dei comuni mortali e ne fa un re, un divo, una specie di divinità miliardaria che si distingue per un favoloso modello integrato di dimore. Lui stesso alimenta il proprio mito abitativo. Chiama in diretta Santoro e: «Mi avvertono dalle cucine che ...». Oppure fa rispondere al telefono: «Il dottore sta passeggiando nel parco». Ebbene, la storia continua. Anche la nuova residenza dovrà in qualche modo sorprendere, come le ville separate ed extra-accessoriate di Arcore e Macherio. Di quest'ultima è noto il parco, con piante secolari e animali esotici. Mentre villa San Martino, già convento di suore benedettine, poi residenza estiva dei duchi Visconti di Modrone e infine acquistata dai marchesi Casati con una disinvoltura che ha dato luogo a una consistente bibliografia, più di ogni altra risponde al motto berlusconiano «il superfluo è obbligatorio». Vi si trovano rubinetti placcati in oro, sala squash e mausoleo con 36 posti-bara, oltre a quella piscina sotterranea con tv, dentro cui cadde alla fine del 1993 un aspirante politico convinto di poter camminare su una lastra di cristallo. Nessun politico si identifica più e meglio di Berlusconi nelle sue dimore; così come queste mirabilmente si rispecchiano in lui. Tale indissolubile rapporto è una risorsa spettacolare, una garanzia d'identificazione, un espediente narrativo. Intensità della luce, cera tirata sui pavimenti, pianoforte accordato, legna accanto ai caminetti, idromassaggio, bagno turco e vassoi ripieni di bonbon: «Servitevipure: - dice Berlu sconi - anche per dopo»

Luoghi citati: Arcore, Bruxelles, Europa, Italia, Macherio, Sardegna, Strasburgo, Villa San Martino