«La Tac a mio figlio o vi do fuoco»
«La Tac a mio figlio o vi do fuoco» «La Tac a mio figlio o vi do fuoco» Napoli, genitore esasperato si barrica con molotov Enzo La Penna NAPOLI In una mano impugnava una «molotov», nell'altra un accendino che avvicinava pericolosamente al rudimentale ordigno: «Non uscirò da questa stanza fino a quando mio figlio non sarà sottoposto alla tac». Il gesto è costato una denuncia per minacce a un padre esasperato che ieri mattina per un'ora ha occupato la direzione sanitaria del Cardarelli, il più grande ospedale del Mezzogiorno. Antonio Riviercio, vetraio sessantenne, protestava perché suo figlio Vincenzo, di 41 anni, paralizzato a letto per una grave forma di leucemia, attendeva da più di 3 ore che un'ambulanza lo prelevasse dal reparto di terapia intensiva per trasferirlo nella struttura dove viene eseguito l'esame della tac. Dopo aver atteso invano, in preda all'ira l'uomo ha preso una bottiglia, l'ha riempita di benzina presso un distributore poco distante e si è poi barricato nella stanza che ospita la direzione sanitaria. In quel momento nel locale c'erano due ispettori. «Mio figlio sta malissimo, non può più attendere, dovete muovervi e in fretta», ha esclamato Riviercio minacciando di dar fuoco alla molotov. Davanti all'ingresso a spalleg¬ giarlo c'erano gli altri tre figli, preoccupati per l'aggravarsi delle condizioni di Vincenzo che da sabato scorso è completamente immobilizzato a letto. Poco dopo sono giunti alcuni poliziotti del commissariato Arenella che hanno svolto una paziente opera di persuasione, ma dalla stanza dove si era rinchiuso Riviercio ha urlato che avrebbe desistito solo quando la tac sarebbe stata eseguita. E così è stato. Quando è finalmente uscito dalla stanza l'uomo è stato identificato e denunciato dalla polizia. Lui è comunque deciso a dare battaglia e intende denunciare la mancata assistenza del ricoverato. «Già martedì scorso - racconta - abbiamo dovuto aspettare ore per un elettroencefalogramma. E' finita che abbiamo dovuto fare noi da portantini, aiutando un infermiere volenteroso a trasportare Vincenzo su una lettiga. E domenica ho dovuto comperare io stesso un'ago per la flebo. Stamattina avevo già fatto presente in amministrazione la gravità delle condizioni di mio figlio, senza ottenere niente». Parla di «episodio spiacevole» il direttore sanitario dell'ospedale, Giuseppe Matarazzo, che attribuisce la reazione violenta del¬ l'uomo «all'angoscia e all'esasperazione provocate dalla malattia del figlio». Secondo il direttore, il ritardo era legato al tempo di attesa dell'ambulanza che avrebbe dovuto trasportare il paziente nel padiglione dove si effettuano le tac. «Disponiamo per questo servizio di otto ambulanze, più una attrezzata per la rianimazione - spiega il direttore sanitario ma di mattina generalmente al Cardarelli si effettuano molti trasferimenti interni di degenti da un reparto all'altro e quindi, dopo aver segalato la necessità, capita di dover aspettare un po'». ' Antonio Riviercio, l'uomo che ha minacciato i medici con una molotov perché facessero la Tac al figlio malato
Persone citate: Antonio Riviercio, Cardarelli, Enzo La Penna, Riviercio
Luoghi citati: Napoli
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