Il conio dei bypass scatena la vendetta

Il conio dei bypass scatena la vendetta L'ultima parcella era arrivata per fax pochi giorni fa. Ma lui: con questa storia non c'entro Il conio dei bypass scatena la vendetta Lira dopo il dolore: ho già pagato ottanta milioni guai. «Lionello si ammalò qualche anno fa. Era uno bravo con gli affari e forte di corporatura. Ma a un certo punto la circolazione non gli funzionò più. Gli si gonfiavano le gambe. Non poteva più mettere le scarpe. Andarono di corsa da quel professore che era tanto bravo. E gli fecero l'operazione». Di quell'intervento, effettuato privatamente dal professor Cavallaro nei corridoi ovattati di Villa Nomentana, una delle cliniche più lussuose, a Roma se ne parla poco volentieri. Tecnicamente fu un intervento riuscito. «Il signore era stato operato più volte per l'installazione di un by-pass aorto-bifemorale», spiega Giuseppe Barbieri, direttore amministrativo della clinica. Di fatto i figli di Lionello rimasero molto male impressionati. Raccontarono, Fiorito e Maurizio, tornando a Ferentino, che l'assistenza era scadente. Che l'intervento chiurgico, terminato alle 20, stava andando malissimo per la svista di un infermiere. Che il professor Cavallaro dovette correre in clinica a mezzanotte e operare di nuovo il padre. Chissà se effettivamente andò così. Di sicuro questo era lo stato d'animo nella villetta Di Mario. Avevano la sensazione di essere stati snobbati, loro provinciali dai modi un po' rozzi, dal grande professore e dalla grande clinica. Comunque papà Lionello si riprese. «Solo che dopo qualche mese gli cominciarono a prendere lo febbri», ricorda Ambrogio Zaccari, un altro parente. Si era infettato il by-pass. Inutile dire che a casa Di Mario si convinsero - nella clinica giurano a torto, ma tant'ò - che pure la protesi utilizzata nel loro caso era scadente. «Però i soldi, tan¬ ti, se li sono fatti dare!», si lamentarono. Devono correre di nuovo a Villa Nomentana, insomma. Natale Puperi, un cugino che sta ora davanti alla casa di Fiorito con aria sbigottita, dice: «Il professore gli disse subito che la situazione era molto seria. Che l'intervento era necessario, ma molto rischioso». Ed ò il secondo round di operazioni. Questa volta l'intervento chiurgico va male. Il vecchio Lionello, 67 anni, un organismo ormai debilitato, non sopravvive ai postumi della operazione. Questo accadeva a metà aprile. E quella volta esplose l'ira dei famigliari. «Ma non vuol dire niente. Si sa che quando uno perde il padre non è in sé», dice zio Ugo. Fatto sta che volarono parole forti. Il professor Cavallaro fu minacciato in prima persona. «Te la facciamo pagare!», gli urlò in faccia Fiorito Di Mario. Interventi accesi che andarono avanti anche nei giorni seguenti. Il professore ne rimase impressionato. Non ne parlò ai dirigenti della clinica, ma i suoi assistenti erano al corrente e forse anche i famigliari. Secondo quanto ha ricostruito la polizia, la rabbia di Fiorito è poi esplosa quando è arrivata, via fax, la fattura dell'ultimo by-pass. Altri sei milioni da corrispondere alla società Serom, che rifornisce la clinica ma che vuole essere pagata a parte dai pazienti. Quel fax se lo ricordano in molti, a Ferentino, perché l'uomo ne parlò con enorme rabbia. «Ho già pagato quasi 80 milioni. E ora vogliono altri soldi dopo che hanno ammazzato mio padre!». Per gli investigatori della squadra mobile quel fax dovrebbe finire tra le prove dell'accusa. Ma lui, Fiorito, nega tutto. I parenti lo difendono «Le minacce ai medici? Non vuol dire niente Quando uno perde il padre non è in sé» o , o a a a o , n o o i a , Sotto: la clinica Villa Nomentana, dove è stato operato il padre del commerciante di bestiame fermato. Accanto: l'ingresso del reparto del Policlinico dove è ricoverato il professor Cavallaro Francesco Grignelti invialo a prosinone Piange disperata, la giovane signore Ivana. Scuote la testa e dice che non ci può credere. Nella villetta rosa alle porte di Ferentino la polizia è arrivata nella notte e ha portato via suo marito, Fiorito Di Mario, commerciante di bestiame «che questa casa - dice uno zio dvanti al cancello, Ambrogio Zaccari - se l'è costruita con la fatica della fronte e lo sterzo in mano». Nel senso che ormai i commercianti bestiame non allevano più mucche e maiali. Piuttosto vanno perl'Italia con camion frigoriferi tra mattatoi industriali e macellerie di zona. Fiorito in particolare andava a Modena, dove c'è uno dei più grandi mattatoi d'Europa e poi riforniva le macellerie dei Castelli Romani. Tanto duro lavoro, dunque. E tanta disperazione. Il calvario di questa fumiglia comincia sulla porta di un medico illustre e finisce, a giudicare dall'accusa, sulla soglia del suo garage. In mezzo ci sono operazioni chirurgiche, ricoveri in clinica di lusso, by-pass che si infettano, parcelle pesanti, grandi speranze e grandi arrabbiature. Secondo la polizia, anche un tentoto omicidio. E dire elio era una famiglia felice, quella dei Di Mario. Ricchi come possono esserlo degli allevatori e commercianti di bestiame che hanno azzeccato il settore fin dall'inizio del secolo. Da quando il patriarca Rocco, cioè, cominciò a macellare in grande. Tradizione seguita nel dopoguerra da Lionello e dai suoi due fratelli. E' Ugo Di Mario a raccontarla, la storia di famiglia, sulla piazza del paese, con le lacrime agli occhi per lo sorte di questo suo nipote nei

Persone citate: Ambrogio Zaccari, Cavallaro, Cavallaro Francesco, Di Mario, Giuseppe Barbieri

Luoghi citati: Europa, Ferentino, Modena, Roma