Nessuna paura di Bela Bartok di Giorgio Pestelli

Nessuna paura di Bela Bartok Nessuna paura di Bela Bartok Eincredibile quanto l'uomo di media cultura sia ancora lontano dalla musica del nastro secolo; per non parlare del cinema, basta fare un confronto con le sue conoscenze in letteratura, pittura, architettura dello stesso periodo, anche nelle manifestazioni più spericolate, per rendersi conto dell'arretratezza in cui permane in campo musicale: chi frequenta Joyce, Faulkner o Kandinski incomincia a perdersi con Debussy e ha ancora paura di Schoenberg; anche i «classici» del secolo che sta per finire sono classici solo per gli addetti ai lavori; forse la musica ha bisogno di più tempo, forse il ritmo della vita concertistica non gliene ha dato abbastanza. Il primo capolavoro moderno che vorrei inserire in una discoteca per tutti è il «Terzo Concerto» per pianoforte e orchestra di Bela Bartok: che non deve far paura a nessuno, è un'opera che parla a tutti direttamente, come sanno fare Schuii unn o Chopin; e tuttavia è musica del nostro tempo, segnata dalle crisi, dalle aspirazioni e dalle tare del nostro tempo, ma riscattate in una luce di bellezza superiore a qualunque limitazione. L'interpretazione che mi paro più aderente al suo carattere 6 quella data dal pianista Géza Andn e dal direttore Ferenc Fricsay: due musicisti ungheresi che sanno cogliere con più profondità di altri quella velatura affettuosa con cui la voce della patria ungherese è trasfigurata dà Bartok alla fine dello vita nel suo esilio americano. Il disco (Deutsche Grammophon 447 399-2, lire 28.000) comprende pure il «Primo» e «Secondo Concerto», e nullo meglio di questa vicinanza fa risaltare la natura peculiare del «Ter/o»; l'opera è del 1945. l'annodi Hiroshima e Nagasaki: pervie misteriose, note solo alla musica, il secondo movimento («Andante religioso») sembra una preghiera (di un uomo che era tutto laicità) per quelle vittime, per ogni vittima: dalpianoforte all'orchestra c'è uno scambio simmetrico di frasi, in solidale adiacenza, in un clima sospeso e direi taciturno; ma la composizione si completa con altri lati, in uno armonia positiva, serena, raggiunta da un artista che si stava spegnando di leucemia. IL TERZO CONCERTO È UN'OPERA CHE PARLA A TUTTI DIRETTAMENTE, COME SANNO FARE SCHUMANN O CHOPIN idib IL TERZO CONCERTO È UN'OPERA CHE PARLA A TUTTI DIRETTAMENTE, COME SANNO FARE SCHUMANN O CHOPIN Giorgio Pestelli

Persone citate: Bartok, Bela Bartok, Chopin, Debussy, Faulkner, Ferenc Fricsay, Schoenberg

Luoghi citati: Hiroshima, Nagasaki