Woody Alien, forza satirica di Lietta Tornabuoni

Woody Alien, forza satirica VIDEOCLUB Woody Alien, forza satirica FRA tanti interpreti fantastici (Woody Alien, Demi Moore, Billy Crystal, Judy Davis, Elizabeth Shue), Robin Williams recita l'invenzione più divertente di «Harry a pezzi» di Woody Alien: un attore d'improvviso perennemente fuori fuoco, sbiadito, indefinito, senza contorni netti, sfocato sul set e altrove, grazie a un trucco elettronico magnifico che riesce a rendere cinematograficamente quel morbo contemporaneo che è la perdita di identità. Sono divertenti le battute: «Tra l'aria condizionata e il Papa, io scelgo l'aria condizionata»; «Le parole più belle del mondo non sono "ti amo" ma: "è benigno"»; «La mia vita sarebbe tutta sarcasmo e orgasmo? Con uno slogan così, in Francia vincerei le elezioni»; «Sembri una fondamentalista cristiana, solo che sei ebrea»; «Sono andato in overdose di me stesso». Ma la commedia è seria, affronta con forza satirica tutte le accuse mosse ad Alien dal perbenismo americano. Ci sono nel film: un antifondamentalismo laico e sardonico, ^dirizzato a certa cultura ebraica integralista da «club elitario che coltiva il principio della diversità»; un'autocritica per il proprio disordine amoroso, per la ìascivia senile, per la voracità sessuale («non guardo mai una donna senza pensare a come sarebbe a letto»); numerose allusioni autobiografiche in una narrazione composita, frammentata, trasversale, che mescola realtà, immaginazioni, romanzo e memoria in uno stile febbrile, sussultorio. Lo scrittore di successo (regista?) Harry è in crisi, nel giorno in cui l'Università che lo aveva espulso da ragazzo («avevo cercato di fare un clistere alla moglie del preside») lo onora con speciali cerimonie. Le ex amanti o ex mogli lo aggrediscono perché nell'ultima opera ha raccontato tutti i riconoscibilissimi fatti della sua e loro vita («provochi infelicità e la trasformi in soldi»). E' bloccato nel lavoro, non riesce a scrivere, non si sente «bravo a vivere», vede il fallimento dell'esistenza. La ragazza che ama sta per sposare un altro. Per portare con sé il figlio deve sottrarlo di forza alla custodia dell'ex moglie e finisce in prigione come rapitore del bambino. Però se «Harry a pezzi» comincia con un atto sessuale orale, termina con lo scrittore ammonito da un amico morto («essere felice è essere vivo, lasciatelo dire da me»), applaudito dalla folla dei suoi personaggi, di nuovo al lavoro intorno a un'idea che lo entusiasma: un uomo troppo nevrotico per funzionare nella vita funziona invece nell'arte. Tra inizio e fine, le vite del protagonista e dei personaggi s'intrecciano e sovrappongono. Woody Alien finisce in un Inferno rosseggiante, rupestre, popolato di donne e uomini nudi incantenati, dove incontra suo padre, che non potendo salire in Paradiso perché è ebreo sceglie infine d'andare al ristorante cinese. Litiga con la moglie psicoanalista, divenuta una bigotta osservante e fanatica della religione ebraica. Litiga con la sorella e il cognato che lo accusano d'essere antisemita, «un ebreo che si odia», «non un vero ebreo», e gli rinfacciano il ricorso a «stereotipi offensivi»: lui replica condannandoli come «falchi d'estrema destra». «Harry a pezzi» affronta tutte le accuse mosse al suo autore dal perbenismo americano Allusioni autobiografiche e narrazione trasversale Woody Alien HARRY A PEZZI Usa, 1998. Cecchi GoriHome Video. In vendita. COMMEDIA Una scena di «Harry a pezzi» di Woody Alien, interpretato da tanti attori fantastici: molte battute in un film che è una commedia seria Lietta Tornabuoni

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