Cecco Bravo

Cecco Bravo Cecco Bravo Genio inquieto del Seicento LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Marco Rosei RICORDO alla grande mostra veneziana del 1959 sulla pittura del Seicento veneziano e veneto, come uno dei quadri più fascinosamente «eccenuùci», un grande Già cobbe edEsaù, allora nella collezione Viezzoli di Genova. Ritrovo sul vecchio catalogo acquistato in mostra il punto interrogativo concernente il riferimento dell'opera al grande genovese immigrato a Venezia Bernardo Strozzi. L'eccentricità del quadro, con queir Esaù fantasticamente accostumato da caccia- LA MODESETTMarcA CASA BUONARROTI SOGNI ERIVELANO LA STRAORDINARIADEL DIMENTICATO E «MELANtore esotico con la pelle di pantera e il berretto di pelliccia piumato come in un ballo mediceo di Giulio Parigi 0 come ingrandimento di una qualche maschera del Ballo di Sfessània inciso da Callot, ora tale anche rispetto alle forme dello Strozzi, al suo narrare più grasso e pastoso, meno bizzarro. E in effetti, recensendo la mostra, Gerhard Ewald subito riconobbe il dipinto come opera dell'allora praticamente ignoto e dimenticato fiorentino Francesco Montelatici detto Cecco Bravo, nato nel «popolo» di Sant'Ambrogio nel STRA LA MANA Rosei 1601 e morto alla fine del 1661 a Innsbruck, dove ora stalo chiamato due anni prima da Anna de' Medici arciduchessa del Tiralo. Rivedo la versione «in piccolo» dello stesso quadro, abbinato ad una Giuditta è l'ancella cun la testa di Oloferne, entrambe già nel '700 nella collezione fiorentina Rosselli del Turco, in questa prima bellissima mostra monografica, il cui potenziale di preziosità cromatica o di inquieta, «romantica» eterodossia sperimentale rispetto alla linea classica della tradizione APPARIZIONI ANGELICHE SENSIBILITÀ' ONICO» PITTORE FIORENTINO fiorentina è vioppiii esaltata dall'assembramento nel piano terrenodi Casa Buonarroti. La saletta dei disegni a sanguigna e gessetto e a matita nera e rossa lo rivela come uno dei più grandi, nervosi, inquieti o inquietanti disognatori del secolo barocco (d'altronde celebre come tale ai suoi tempi, poi dimenticato per la misteriosa omissione delle Notizie de' professori fiorentini del Baldinucci, che pur fu suo collezionista), con lesile morbide scattanti «accademie» di figure giovanili ambiguamente androgino. L'altro grande collezionista e conoscitore del primo '700. il Cabburri, possedeva di lui 30 fogli «istoriati a lapis rosso e nero nei quali erano espressi vari Sogni del medesimo Cecco Bravo, cosa, a dir vero, molto singolare, che fa vedere non tanto la stravaganza di quell'umore bizzarro, quanto eziandio il brio e l'intelligenza di quel gran'uomo». Oggi i Sogni, con apparizioni angeliche e fantastiche degno di Bellange o di Callot, sono dispersi per il inondo, dal Louvre al Brìtish Museum al Museo Willumsen di Frerickssund: ((nello in mostra viene da Chicago. li in effetti l'unico contemporaneo meno avaro di notizie, Giovanni Ciucili, in un manoscritto alla Nazionale di Firenze, lo dice «uomo d'abito di corpo melanconico, e che gli sogni fatti la notte come cose verissime raccontava com'è solito di tutti gli ipocondriaci». L'ordinata Firenze dell'arte è spietatamente coerente: le stesse cose dicevano ilei Pontormo un secolo prima. Certo, guardando le stupende matite rosse e nere del foglio di Chicago, con un Genio che appare ad un sopravvissuto su un campo di cadaveri, viene alla mente tutto un filone misterico contemporaneo e futuro, dall'incisione del Faust di Rembrandt a Fussli e Blake, fino a Gustave Moroau. Cecco Bravo pittore senza regola Firenze. Casa Buonartoti Da mercoledì a lunedi 9.30-14 lino al 30 settembre. A CASA BUONARROTI SOGNI E APPARIZIONI ANGELICHE RIVELANO LA STRAORDINARIA SENSIBILITÀ' DEL DIMENTICATO E «MELANCONICO» PITTORE FIORENTINO «Giuditta e l'ancella con la testa di Oloferne», di Francesco Montelatici detto Cecco Bravo