Ma Orietta preferisce Zorro di Stefano Bartezzaghi

Ma Orietta preferisce Zorro Ma Orietta preferisce Zorro Cara Posta in Gioco, hai notato che il dietologo di SuperQuark si chiama Cannella? Nella clinica dove mi sono operato recentemente esercita un certo dottor Faust. Che cosa devo pensarne? E' un buon segno o no? (...). Ho scoperto in una recensione di «Tutti i racconti» di von Kleist un errore di stampa che è al tempo stesso un anagramma minimale. Il titolo del celeberrimo racconto è diventato «La maScheRa di O....... Eureka! Approfittando del doppio significato della parola «lettera» e di una forse più corretta traduzione da Edgar Allan Poe, il gioco diventa doppio: «La lettera celata: La maschera di 0» (Umberto Tiberi, Hmxelles). Caro Tiberi, in quest'altro dottor Faust non so cosa pensare, tranne che deve aver passato un'infanzia infelice. In quanto alla maschera di O, devo confessare che sul primo momento non avevo pensato a Poe, ma all'Histoire d'O: e come test associativo diciamo che è disastroso. Lei forse non sa che Tommaso Labranca ha scritto una strepitosa biografia-intervista a Orietta Berti («La vita secondo Orietta», Sperling & Kupferl. A febbraio ne ha parlato anche Nico Orengo, nella sua rubrica sulla prima pagina di Tuttolibri. Orengo è un cognome che dovrebbe piacere a Orietta perché lei si chiama Orietta, il marito si chiama Osvaldo, i figli si chiamano Omar (in onore a Omar Sharif) e Otis (non in onore a Otis Redding), la mamma si chiamava Vittoria ma tutti la chiamavano Olga, la cugina si chiamava Ombretta, la suocera si chiama Odilla, il nonno del marito si chiama Oreste, e il cane si chiama Oscar. «Eppure una femminuccia l'avrei desiderata», ha confidato Orietta a Labranca. «L'avrei chiamata Odette, oppure Orianna». Casi del genere, magari non così ramificati, ce rie sono altri. Nel romanzo di Aldo Busi «Vita standard di un venditore provvisorio di collant» c'è una famiglia con tutti i figli con i nomi che finiscono in -ario. Per tornare ai titoli dei libri, molti dei libri di Paolo Volponi avevano il titolo che finiva in -ale: Memoriale, Il sipario ducale, La macchina mondiale, Coqiorale, Le mosche del capitale .(questo quando uscì fu segnalato come: Le mosche della capitale, romanzo su Roma invasa da insetti fastidiosi). Molti libri hanno un titolo fantasma, che poi viene scartato. Umberto Eco ha raccontato che «Il nome della rosa» si doveva intitolare «L'abbazia dei delitti», e che «L'isola del giorno prima» doveva essere «La colomba color arancio» (solo «Il Pendolo di Foucault» sembra essersi intitolato così da subito). Di Alessandro Manzoni, sappiamo. Proust ha oscillato fra molti titoli per il suo ciclo, per esempio: «Le intermittenze del cuore». Per le ragioni viste prima, Tommaso Labranca voleva intitolare il suo libro «Histoire d'O». In un brano tagliato della lettera, però, lei mi ricorda che proprio l'Edgar Allan Poe che ha scritto «La lettera rubata» (celata) aveva un'ossessione per la lettera O. Consiglierei senz'altro come lettura estiva i racconti di Poe, magari per chi fa vacanze in barca non proprio la «Discesa nel Maelstrom». Se vedessi Orietta Berti prima delle vacanze, ma dubito, potrei regalarle una copia con il segnalibro sul racconto «X-ando un paragrafo». E' la storia di un giornalista che scrive un articolo pieno di O, perché ritiene questa un «simbolo dell'Eternità». Purtroppo il tipografo ha la cassetta dei caratteri in disordine, non trova le 0 e le sostituisce tutte con le X: cose che al confronto Garabalda fa farata è acqua fresca. Cambiando infine di vocale (e di errori di stampa) qualche puntata fa parlavo del telefilm «EZ Streets», per un errore tipografico è uscito senza S del plurale. Inoltre non avevo avvisato che si trattava di un telefilm monovocalico, come Dallas, Tarzan e Pippi e Kung Fu. Orietta preferisce Zorro. POSTA IN GIOCO Stefano Bartezzaghi

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