Il nero cattivo che piace a Clinton: giallo di strada di Piero Soria

Il nero cattivo che piace a Clinton: giallo di strada Il nero cattivo che piace a Clinton: giallo di strada RECENSIONE Piero Soria IL Times, con molta ironia, dice: «I libri di Walter Mosley sono i più amati da Clinton. Ma non bisogna colpevolizzare U nostro scrittore: persino Bill qualche volta ha ragione». In effetti Mosley è uno di quei narratori con il tocco in più: autore nero, racconta storie dalla pelle nera che, terribili, agghiaccianti, spesso disumane, non colpiscono lo stomaco per la sconcertante efferatezza degli atti descritti o per l'indifferenza del sangue versato. Ma per la naturale ed impalpabile violenza che trasuda dalla condizione stessa di essere in qualche modo sopravvissuto al mondo bianco in un inferno come quello di Watts, la ribollente Harlem di Los Angeles. Protagonista dei suoi romanzi è sempre Easy Rawlins, investi-, gatore di ghetto in epoca kennediana. Anni, cioè, appena successivi alla grande migrazione di colore dagli Stati segregazionisti del profondo Sud (Texas compreso) verso la California, terra promessa anche per gli ex schia. vi. Mosley - scrittura roca e sincopata come le voci più cartavetrate del balck sound - si nutre così di parentele, di amicizie, di famiglie diseredate che si incrociano come il destino, di posti che ritornano nella realtà o. nella memoria, di legami che trasloca- RECENPiSo IONE o a no continuamente senza frantumarsi: è il canto della grande razza nera, vinta sì, ma cementata da cuginanze fino al settimo grado e da radici salde che, uniche, la tengono aggrappata ad un universo travolto dal cambio delle regole di chi ha più soldi e potere. Su questo sfondo, il suo racconto gioca col giallo solo per essere più forte e tagliente. «Un piccolo cane giallo» è il terzo romanzo pubblicato in Italia. Il primo («Farfalla bianca», Bompiani) è del '97, seguito l'anno scorso da «Betty la nera» (Tropea). All'inizio Easy è un inquietante trafficone: possiede case, tuguri e ricchezza sotto falso nome. Ama una moglie che finirà per abbandonarlo perché l'istinto delle giungla non gli concede di mettarla a parte dei suoi affari: gli permette solo di confidarle un finto tran tran quotidiano fatto di bighellonamenti, di bevute, di batti un cinque con i bulli del quartiere di cui è una sorta di're al torbido confine di ogni legalità. Finché (tra le carcasse arrugginite delle auto, lo squallido scintillio dei locali malfamati, il commercio di carne umana, la soddisfazione e la vendita di ogni vizio) qualcuno viene a bussare alla sua porta per chiedergli di salvare un amico accusato di aver stuprato ed ucciso alcune donne, o per trovarne un'altra misteriosamente scomparsa. In questo ultimo romanzo Easy sembra aver dato addio a quell'esistenza violenta e precaria: ormai solo (ma con due trovatelli - Jesus e Fether - a cui ha offerto tetto ed affetto) ha scelto lo stipendio fisso: un posto da capocustode in un grande complesso scolastico. Non che lo abbia ottenuto per concorso: al solito, ha forzato un po' la situazione, aggiustando una storia di puttane e di ricatti in cui era mgenuamente incappato il sovrintendente all'istruzione. Tuttavia ha deciso di vivere una vita lontano dalla strada togliendo, per di più, dai marciapiedi anche alcuni dei suoi vecchi accoliti. Ma uno strano cadavere viene inopinatamente abbandonato al di là delle cancellate di sua competenza e subito - il passato è un bene od un male che salta sempre fuori dalla fossa in cui si pensa di averlo sepolto - diventa il primo sospetto di un odioso sergente chicano assetato di carriera e di rivincita sociale. Inutile raccontare come anche questa volta Easy Rawlins se la caverà, e a che prezzo: basti dire che, come i precedenti, questo è un romanzo duro, losco, talvolta fastidioso, che apre squarci di vita e di disperazione - vecchi amori, complicità, affetti, odi ed orgoglio - impensabili per chi ha sulla pelle il colore della razza eletta. E che, al di là della detective story, è una vicenda sulla torbida leggerezza dell'essere - allo stesso tempo uomini e delinquenti predestinati nel gulag senza filo spinato di una metropoli dove il nero è, in ogni caso, la tinta della sconfitta. La prosa violenta e cartavetrata di Walter Mosley: il suo eroe, Easy Rawlins, è un detective da ghetto che cerca di mettere la testa a posto ma c'è un killer... Watts, il quartiere nero di Los Angeles che è stato teatro di una delle più sanguinose rivolte razziali degli ultimi anni Walter Mosley, Un piccolo cane giallo Tropea, pp. 331, L. 29.000 GIALLO

Persone citate: Clinton, Mosley, Walter Mosley, Watts

Luoghi citati: California, Italia, Los Angeles, Texas, Tropea