La caduta del muro di Berlino raccontata da un moderno Tom Sawyer di Luigi Forte

La caduta del muro di Berlino raccontata da un moderno Tom Sawyer La caduta del muro di Berlino raccontata da un moderno Tom Sawyer RECENSION Luigi Forte RECENSILuigi ForteUN bel giorno arriva un certo Thomas Unissi);, classe 1965, ex facchino e guardiano di musei, ex cittadino della Germania Est, e comincia a raccontare a suo modo la storia della caduta del muro di Berlino. Anzi, la mette in bocca a una sorta di picara dal nome impronunciabile, Klaus Uhitzscht, a cui un corrispondente del New York Times, Mr. Kitzelstein, ha chiesto un'intervista. Finire in prima pagina è sempre stato il suo pallino, fin da piccolo. Non è poi il peggior peccato di questo mondo la megalomania; a volte, come nel caso di Eroi come N noi, lo spassoso romanzo di Brussig pubblicato con gran clamore nel 1996 ed ora proposto da Mondadori nella traduzione di Marina Bistolfi, è un ottimo stratagemma letterario. L'eroe infatti è un po' sempre sopra le righe: debordante, tragressivo, fanfarone. Forse è la naturale reazione all'educazione repressiva di una madre igienista, che ha dichiarato guerra ai microbi, e di un padre agente della Stasi. Forse invece è il Insogno di gridare al mondo le sue frustrazioni e di reagire a ogni forma di livellamento. Negli anni 60 il cantautore Wolf Biermann urlava: «Io sono il singolo / il collettivo si è isolato / da me». Le intemperanze di Klaus vanno oltre: enfatizzano l'individuo fino al grottesco e al surreale per mostrare in realtà l'insania del regime. Thomas Brussig ha scritto un apologo con sprezzature goliardiche, boutades, banalità, ma la sua vocazione viene da lontano, ha le smorfie del maudit, il gusto rabelaisiano per la fisicità più spregiudicata, l'ossessione erotica. La sua forza sta nella provocazione, la sua debolezza nell'incapacità di arginarne il flusso troppo impetuoso. Eppure di fronte alle migliaia di pagine scritte sulla rivoluzione pacifica dei tedeschi è sull'unificazione della Germania, questa confessione tra Tom Sawyer e il giovane Holden, ha una freschezza invidiabile e un'esilarante capacità di mettere a nudo vecchie e nuove contraddizioni. E anche quando diventa serio, Brussig, non sale mai in cattedra, non conosce astrazione e retorica tedesche. Eccone un esempio: «Il sistema non era disumano. Però era ostile agli uomini. Non sprezzava l'umanità, era contrario all'umanità. Sfigurava gli uomini. Li portava ad amare ciò che dovrebbero odiare». E' un po' il succo del suo romanzo, in cui Klaus finisce per fare ciò che non vorrebbe: collabora alla Stasi come suo padre e confessa: «Sono diventato un pervertito per far trionfare il socialismo». In realtà ciò che trionfa è la scrittura fluviale, l'autoconfessione u inorisi ica, zeppa di gag, che frantuma miti e luoghi cornimi della ex Rdt. Non si salva nulla, dalla polizia politica a Honecker, da Lenui a Christa Wolf. E meno che mai una certa pruderie tipica del socialismo. Brussig ha scelto il sesso come metafora dirompente e Klaus lo dice senza mezzi termini già in apertura: «La storia della caduta del muro è la storia del mio uccello». 0 meglio: è la storia di una metamorfosi. Grazie ad un incidente, il pipino o pistolino dell'eroe assume dimensioni spropositate, alla cui vista guardie e militari restano paralizzati. Il muro si affloscia, il sesso si erige. Via tutti verso il libero mercato. Un po' di surrealismo per ridare forza al singolo, un'iperbole individualistica per sgretolare la repressione del sistema. Thomas Brussig, Eroi come noi, traduzione di Marina Bistolfi Mondadori, pp. 257. L. 24.000 ROMANZO

Luoghi citati: Berlino, Germania, Germania Est