Piccoli pesci dal volto umano nel lago Vittoria
Piccoli pesci dal volto umano nel lago Vittoria Piccoli pesci dal volto umano nel lago Vittoria RECENSIONE Ermanno Bencivenga TIJS Goldschmidt è un etologo olandese che si occupa della fauna lacustre dell'Africa Orientale. Per anni la sua passione sono state le innumerevoli specie di ciclidi che vivevano nel Lago Vittoria: pesci che si nutrivano di altri pesci, o delle loro squame, o di molluschi, o di insetti, o di crostacei, o di alghe. Un universo di straordinaria ricchezza, sviluppatosi in tempi biologicamente brevissimi a partire da un unico progenitore; un ambiente che «non ha nulla da invidiare agli spettacolari ecosistemi terrestri africani come il Serengeti o il cratere dello Ngorongoro». Goldschmidt è uno scienziato un po' controcorrente: è uno di quei generalisti di cui sono ormai «passati i tempi», uno spirito libero che ai congressi si annoia e si lamenta perché, invece di «parlare e scrivere relazioni», non può fare un'escursione tra ninfee e pitoni, un osservatore riflessivo ma svagato che in una giornata calda non riesce a «concentrarsi su studi estremamente dettagliati», un amante della natura che «si stupisce ogni volta» perché i biologi molecolari «non sanno nemmeno che aspetto abbiano gli animali da analizzare». Arriva addirittura a «proiettare caratteristiche limane nei pesci, cosa che al vero scienziato farebbe orrore». Nel suo lavoro non sembra avere grande fortuna: i problemi di cui si occupa (è possibile la selezione senza l'isolamento? Qual è l'effetto delle selezione sessuale7 Perché tante specie diverse «pescano» nella stessa nicchia ecologica?) rimangono aperti o vengono risolti da altri, e lui intanto prova continue frustrazioni nei suoi rapporti con la burocrazia tanzaniana (che sembra peggio della nostra), si vede la casa occupata da invadenti ospiti ugandesi, va in barca con dei musulmani durante il Ramadan e passa il tempo preparando loro la cena (che deve essere pronta mez- z'ora dopo il tramonto). Ma scrive anche un libro estremamente godibile, in cui brevi e chiare spiegazioni di biologia evoluzionista si mischiano a esperienze personali e a considerazioni sociopolitiche, il tutto guidato da una sincera, contagiosa passione per la diversità apparentemente inesauribile dei suoi pesciolini. C'è forse una morale in questo libro, ma bisogna sapersela trovare. O meglio bisogna scegliersela, in un insieme di fatti ambigui e dalle conseguenze imprevedibili. A un certo punto nel Lago Vittoria arriva un feroce predatore: la perca del Nilo. Nel corso di un decennio questo nuovo inquilino fa strage di ciclidi: «su scala così vasta e in un periodo così breve, in tempi storici non si è ancora mai avuta una simile scomparsa di massa di vertebrati». Ma gli abitanti e le autorità locali non se ne preoccupano. Tutt'altro: la perca è buona da mangiare e alimenta una fiorente industria conserviera. La previsione più ovvia è che si tratti di un successo di breve durata: che, finito di divorare il divorabile, le perche muoiano di fame. Questa previsione però non si avvera: una specie di crostacei che era originariamente preda dei ciclidi si espande con enorme rapidità e le perche si adattano a cibarsene. E dopo un po' ricompaiono anche i ciclidi, mutati per sottrarsi alle perche, in una nuova, sorprendente gamma di forme. Ha il lago trovato un nuovo equilibrio? Non è detto, perché incombe l'eutrofizzazione favorita dalla scomparsa dei pesci mangiatori di alghe, e la mancanza di ossigeno sembra avere effetti ben più devastanti sui pesci di quanti ne avesse avuti la concorrenza per il cibo. Si troverà una soluzione anche per questo? Dobbiamo concludere (o sperare) che l'equilibrio naturale sia più stabile e resistente di quanto temano gli etologi di buone intenzioni e teneri sentimenti? 10 preferisco una conclusione diversa, applicabile anche in ambiti lontani da quello bioligicòx «La rete alimentare», afferma Goldschmidt, «ormai è completamente dominata da specie introdotte dall'uomo, ed è quindi indispensabile un'attenta gestione dell'ecosistema al fine di mantenere una condizione di equilibrio produttivo». L'apprendista stregone, in altre parole, non può più contare sul fatto che la natura sia in grado di bilanciare tutti gli elementi destabilizzanti che egli stesso introduce: pensare che, mentre cambiano continuamente le carte in tavola, una provvidenziale «mano invisibile» sia sempre e comunque in grado di salvarci significa in ultima analisi rifiutarsi di crescere. Se l'uomo è grande abbastanza da trasformare l'ambiente in una sua consapevole creazione, deve anche saperne assumere consapevole responsabilità. 11 che, come suggerivo, non vale solo per l'ambiente naturale, ma in generale per tutti i livelli di realtà (per esempio, quello economico) in cui siamo inclini a sposare una grande intraprendenza nel lanciare nuove iniziative con una cieca fiducia che «il sistema» finirà per assorbirle senza danni (se senza un nostro diretto e razionale contributo in proposito). Ad un certo punto, però, arriva un feroce predatore: la perca del Nilo che, nel corso di un decennio, fa stragi terribili Tijs Goldschmidt, Lo strano caso del Lago Vittoria Einaudi 1999, pp. 276, L. 32.000 SAGGIO
Persone citate: Ermanno Bencivenga, Goldschmidt, Lago Vittoria, Tijs Goldschmidt, Vittoria Einaudi
Luoghi citati: Africa Orientale
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