Folgorato nel bar dove lavorava, a 15 anni

Folgorato nel bar dove lavorava, a 15 anni Dramma a Napoli, l'incidente causato da un frigorifero. E stato arrestato il proprietario del locale Folgorato nel bar dove lavorava, a 15 anni Assunto da due settimane, stava cercando di aiutare la famiglia Enzo La Penna NAPOLI E' morto a 1 f> anni, folgorato da una scarica elettrica mentre spingeva il frigo dei gelati verso [interno del locale dovi! faceva il garzone. Giuseppe Calabrese lavorava a «Il mio bar» di piazza della Re-pubblica, nel centro storico di Pozzuoli, da un paio di settimane, La sua morte, destinata a riaccendere le polemiche sul lavoro minorile, ò stata la tragica conseguenza di inosservanza delle regole e di fatalità. Il garzoni! aveva appena asciugato il locale, che era rimasto completamente allagalo dopo un violento temporale. Aveva le mani e i vestiti ancora bagnati quando ha toccato il frigorifero, restando fulminato dall'elettricità trasmessa forse da un filo scoperto e dall'acqua che ha agito da conduttore. Inutili i tentativi di rianimazione da parte di un barista e del proprietario, il sessantasettenne Alfonso Esposito. Giuseppe e morto circa un'ora dopo il ricovero in ospedale. Qui si sono vissute scene di disperazioni!: la madre, Pina, casalinga, ha perso i sensi ed è stata ricoverata in stato di choc, mentre il padre, l-'rancosco, giardiniere di Pozzuoli, si ò recato davanti al bar inveendo contro il proprietario: «Me lo avete ammazzato, uveva solo quindici anni». Alfonso Esposito era però negli uffici del commissariato per spiegare l'accaduto. Al termine deH'iiiterrogatorio è stato arrestato con l'accusa di omicidio colposo e violazione delle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro. La polizia ha sequestrato il bar, i macchinari e il frigorifero dal (piali; si sarebbe sprigionata la scarica elettrica che ucciso il ragazzo. Secondo una prima ricostruzione, il bar, costituito da due locali alquanto angusti, si era completamente allagato non solo per il violento acquazzone ma anche perejc le fognature erano intasate a causa dei lavori in corso por la ristrutturazione dell'edificio. E' probabile che l'acqua abbia fatto da conduttore alla' scarica elettrica che si ò accidentalmente sprigionata dal frigo. E il ragazzo era pure bagnato fradicio per aver spinto il frigorifero nel locale sotto la pioggia. Giuseppe era il maggiore di cinque figli (il più piccolo ha appena sette mesi). A giugno era stato promosso in terza media, ma appena chiusa la scuola aveva pensato di lavorare per dare un contributo al modesto reddito familiare. Per alcuni giorni aveva trovato un impiego al bar della Stazione, poi si era trasferito al bar «Mio» a piazza della Repubblica, nel centro di Pozzuoli. Un lavoro precario che Giuseppe svolgeva con impegno accollandosi pure faticosi turni di notte (il bar era infatti aperto 24 ore su 24). Gli amici lo descrivono vivave e simpatico. Non amava studiare, raccontano, ma nel lavoro metteva il massimo impegno. La sua storia è simile a quella di tanti coetanei che a Napoli, spesso disertando la scuola dell'obbligo, aiutano le famiglie a sbarcare il lunario. E la famiglia di Giuseppe aveva sicuramente necessità economiche. Il ragazzo viveva con i genitori e quattro fratelli in un «casermone» di cemento di edilizia popolare a Monteruscello, l'insediamento sorto alla periferia di Pozzuoli dopo il bradisismo. A settembre sarebbe tornato a scuola perché aveva promesso ai genitori di conseguire la licenza media. E in quegli stessi giorni il bar avrebbe chiuso per consentire l'esecuzione di lavori che ne avrebbero migliorato la sicurezza.

Persone citate: Alfonso Esposito, Enzo La Penna, Giuseppe Calabrese

Luoghi citati: Napoli, Pozzuoli