Uno banda ha ucciso l'orefice
Uno banda ha ucciso l'orefice I due tossici fermati negano di aver sparato, ma il giudice ha deciso: resteranno in carcere Uno banda ha ucciso l'orefice Milano, si cercano altri complici degli arrestati Simone Spina Mil ANO i in terzo uomo o addirittura un'intera banda di balordi di quartiere. Sono stati forse in cinque ad architeli ari; la rapina inoliale alla gioielleria di via Padova martedì scorso. Assieme a Salvatore Marasco e Luciano (larmeli, i due tossicodipendenti catturati mentre tentavano di fuggire, potrebbero essere coinvolte altre tre persone, anche se ancora non si sa con quale moloc se erano presenti nel momento in cui Ezio Bartocci veniva ucciso. Dopo l'ipotesi del terzo uomo il mimerò dei banditi cresce. Perché alcuni testimoni, il giorno prima della rapina, avreb beni notati» Carmeli armeggiare assieme ad altre tre persone con il ciclomotore che sarebbe poi servilo alla fuga. Certezze però ancora non ce ne sono, ma è sicuro che questa volta Marasco e Carmeli rimarranno in carcere, con l'accu sa di concorso in omicidio volontario, rapina e porto abusivo di armi. Chi abbia sparato al gioielliere rimani! un mistero ed e possibile die non siano stati i due arrestati. I sospetti su Marasco e Carmeli, interrogali ieri mattina nel carce re di San Vittore, sono pero tanti e gravi. Per questo il gip Renato Brichetti, su richiesta del pm Urla Hoccassini, ha emesso un'ordinanza ili custodia cautelare nei loro confronti. Marasco ha ammesso di conoscere Carmeli da una vita, smen tendo quanto dichiarato nei giorni scorsi. Carmeli invece si ò avvalso della facoltà di non rispondere. E' ormai chiaro però che erano compaghi di scorribande, vicini di casa (abitavano poco distanti! da via Padova), con un lungo Curriculum penale simile (rapine, droga, spaccio) ed entrambi gravemente malati: Marasco è sieropositivo; Carmeli e malato di Aids conclamato. I due si erano incontrati anche il giorno prima dell'omicidio, quando - secondo il racconto di Marasco - Carmeli era andato a trovarlo nella casa della madre dove era agli arresti domiciliari. Per raggiungerlo Carmeli avrebbe utilizzato il motorino rubato sul quale si trovavano al momento dela cattura. Marasco, che ammette di aver partecipato alla rapina, ha continuato a negare che lui o Cannoli abbiano sparato e parla di un altro uomo coinvolto, del quali; però non vuole rivelare l'identità. Adesso si attende la prova dello Stilb, che dovrebbe accertare se uno dei due indiziati ha usalo la calibro 7.05. L'avvocato di Marasco, Francesco Centorbi, esclude però che il suo cliente abbia spara¬ to: «Non ò capace di portare ima pistola • ha detto alla fine dell'interrogatorio -. E se fosse slato in quella situazione o si sarebbe arreso o avrebbe sparalo per terra a scopo intimidatorio». Anche Ro¬ berto Novellino, difensore dell'altro arrestato, nega che il suo assistito abbia ucciso Bartocci e ha detto che «Carmeli portava una pistola per difendersi da nemici per questioni di stupefacenti». Stamattina si svolgeranno i funerali di Bartocci. Le saracinesche dei negozi saranno abbassate in segno di lutto e nella chiesa di San Giuseppe - la stessa da dove giovedì sera gli abitanti di via Padova hanno sfilato con le fiaccole in mano - celebrerà la messa Erminio De Scalzi, abate di Sant'Ambrogio, dove Bartocci assieme alla moglie aveva fondato il coro. Sarà il momento della riflessione e degli appelli alla giustizia. Ci saranno le autorità cittadine, gli abitanti del quartiere e i commercianti che ogni mattina incontravano il gioielliere mentre apriva il suo negozio. Mentre si svolgeranno i funerali, gli orefici di Torino abbasseranno le serrande per solidarietà con l'ucciso, e «in segno di protesta per l'assoluta mancanza di garanzie che ogni giorno mette a rischio la vita di chi lavora dietro il banco di un negozio», ha detto Giancarlo Mayer, presidente dell'associazione provinciale orafi e gioiellieri. Un'immagine della manifestazione silenziosa che si è svolta l'altra sera a Milano in ricordo dell'orefice ucciso In via Padova
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