«Il mio viaggio a 60 all'ora inseguito dalla rabbia»

«Il mio viaggio a 60 all'ora inseguito dalla rabbia» VITA AL VOLANTE AL TEMPO PEI DIVIETI 1 «Il mio viaggio a 60 all'ora inseguito dalla rabbia» reportage Giorgio Ballarlo VIVERE a 60 chilometri orari. Attraversare pianure e montagne con gli altri che ti lanciano maledizioni se non rioscono a superarti. E il cuore che ti salta in gola ogni volta che incroci una pattuglin della Stradale, perché - alla fin fine - chi e che ha davvero tutta la baracca in regola? Vita da camionista nell'era dei divieti di sorpasso e dei limiti di velocità: in sella al «bisonte della strada» e con l'immancabile ricetrasmittente che gracchia, Alessandro fraglia n uno dei tanti «padroncini» che si guadagnano la pagnotta trasportando merci su e giù per le autostrade del Nord Italia e della Francia. Alle due e un quarto del pomeriggio Troglia oltrepassa le sbarre della Pirelli di Settimo Torinese, nella cintura della città, con un carico di pneumatici per il magazzino della Saima Avandero di San Pietro Mosezzo, a pochi chilometri da Novara. Un viaggetto di tutto riposo, se non fosse che l'altezza del vecchio autotreno Iveco 180-26 (quattro metri e mezzo) impone una velocità di crociera non superiore ai 60 chilometri orari. Un po' come i «forzati» della tangenziale di Milano o i poveri autisti incolonnati sull'Autosole fra Bologna e Firenze. Ma Alessandro - un giovanottone di 22 anni di San Maurizio Canavese, figlio di un «padroncino» e fratello di un altro conducente di camion - di pazienza ne ha da vendere. «E' la prima cosa da imparare quando si porta un auto¬ treno - filosofeggia - perché in caso contrario ci si fa venire un fegato così. Invece bisogna prenderla alla leggera, guidare con calma e macinare più strada possibile». Mentre imbocchiamo l'autostrada Torino-Milano, spiega anche i trucchetti preferiti per ammazzare il tempo: primo, occhio vigile allo specchietto retrovisore per cercare di sbirciare le cosce delle automobiliste in fase di sorpasso; secondo, grandi chiacchierate al «baracchino» con gli altri camionisti, segnalando con cura le auto della polizia; terzo, radio a tutto volume per ascoltare i ritmi più spaccatimpani; quarto, telefonino a portata di mano per conversare con i colleghi o con la fidanzata. Intanto ci stiamo immettendo sulla corsia di uscita verso Rondis- sone, a 20 chilometri da Torino. «Così facciamo un po' di statale, evitiamo il casello e rientriamo a Cigliano, risparmiando 5 mila lire di pedaggio. Sembra una sciocchezza, ma facendolo più volte al giorno qualcosa riesco a mettere via». Poco importa che il «bestione» sulla statale non ci possa andare, pena una maxi-multa di un milione e mezzo e il ritiro della patente per 15 giorni. I nostri «pony-express» padani affrontano impavidi il rischio, avventurandosi lungo stradine costeggiate da frutteti e campi di mais. A 45 minuti esatti dalla partenza, rientriamo in autostrada a Borgo d'Ale. Il camion avanza sulla corsia di destra con andatura sonnolenta, consentendo di ammirare il verde brillante delle risaie, le vecchie contadine che pescano rane nei fossi e qualche villeggiante «fai da te» che prende il sole in riva al Sesia. «Ogni tanto ce n'è anche qualcuna in topless», puntualizza Alessandro. Ma oggi non siamo fortunati. A sinistra dell'abitacolo, invece, ci sorpassa una lunga e continua fila di Tir e ci fa mangiare la polvere persino un vecchio autocarro polacco; mentre le automobili sfrecciano sulla tèrza corsia senza neppure lasciarci il tempo di osservarle. Una «Uno» grigia che ha vissuto tempi migliori romba a non più di 110, ma sembra una Maserati. Alle 15,30, dopo un paio di restringimenti di carreggiata, finalmente svoltiamo in airezione di Biandrate e ci inoltriamo lungo la provinciale numero 11 fra risaie, canali e rogge traboccanti d'acqua. Alessandro spiega che a fare il camionista si guadagna bene, ma è un lavoro per duri: «Alle 5 sono già in cammino e via così fino alle 6 o alle 7 del pomeriggio E poi se c'è da andare in Francia si viaggia anche di notte, cercando di fare attenzione perché laggiù i controlli sono più severi. Insom ma, a fine mese porto a casa tre milioni e mezzo, ma sono strameritati». Poco prima delle 16, l'Iveco 180-26 entra nel magazzino di San Pietro Mosezzo e tre quarti d'ora più tardi riparte con urt nuovo carico di bancali vuoti per la Pirelli di Settimo. «Se me li scaricano subito, sono in tempo a fare ancora un viaggio - dice Troglia -. Altrimenti devo aspetta re domani mattina (oggi ndr.) e partire ben prima delle 7, perché poi scatta il divieto: i signori automobilisti devono andare in vacanza e noi camionisti brutti e cattivi diamo solo fastidio».

Persone citate: Troglia