Palazzo Chigi in autunno non potrà «tirare a campare»
Palazzo Chigi in autunno non potrà «tirare a campare» il FUTURO DEL CONFRONTO Palazzo Chigi in autunno non potrà «tirare a campare» Augusto Zinzolini L'ALTRO ieri, proprio nell'anticamera del salone di Palazzo Chigi dove avevano incontrato il premier, i segretari di Cgil, Cisl e Uil si erano scambiati ie loro impressioni sul futuro quantomai incerto dei rapporti con il governo. «Io che lo conosco bene - aveva spiegato Sergio Cofferati ai suoi interlocutori - vi dico che l'uomo non è così disponibile. A settembre tornerà sui suoi passi, reintrodurrà il tema delle pensioni». «Concordo con Sergio», aveva chiosato D'Antoni. «No - aveva obiettato Larizza quando D'Alema capirà che c'è la nostra resistenza, quella di Ciampi e di una fetta consistente della maggioranza, sarà cauto. Io sono ottimista». Ritirata tattica o strategica. Da due giorni i sindacati si interrogano su cosa avverrà dopo il mese di tregua con D'Alema. Perché le belle parole, i sorrisi, i brindisi con il cocktail Varadero, le battute simpatiche che si sono scambiati alla festa dell'Unità D'Alema, il Baffino, e Cofferati, il Cinese, stanno a testimoniare solo che per ora lo scontro è stato sospeso. Nessuno dei contendenti, infatti, se la sente di scommettere che sia concluso, che la guerra di queste settimane sia stata sostituita da una tacita pace. 1 più ottimisti si bmitano a dire che D'Alema non è un incosciente: non può andare contro tutti, contro un Ciampi che lo invita a mettere da parte il tema delle pensioni, una maggioranza che lo minaccia (vedi Cossutta), i ministri diessini che - a sentire Cofferati - sono schierati in buona parte con la Cgil e non con il premier. Sì, gli ottimisti si affidano alla iogica deduttiva che, però, non fa i conti con la condizione dell'uomo politico D'Alema. Se l'attuale premier si acconciasse a questa filosofia di andreottiana memoria, quella del tirare a campare, si giocherebbe non solo il presente ma anche il futuro. Andrebbe avanti per qualche mese, forse per un anno, ma poi, subendo senza reagire un lungo processo di logoramento, rischierebbe di passare alla storia come il personaggio che ha gestito il tramonto del centro-sinistra e ha preparato l'avvento del centro-destra con il grazie di Berlusconi. Per uno del carattere e delle ambizioni di D'Alema, che ripete ogni giorno ai suoi «Se devo stare al governo tanto per starci me ne vado», non è certo una bella prospettiva. Per cui difficilmente l'attuale premier, al di là dei sorrisi di oggi, accetterà di incarnare il ruolo del neo-doroteo di sinistra. Prima o poi tenterà qualcosa, che sia un colpo di reni per risalire la china o solo l'ultimo colpo di coda. Oggi, però, anche a D'Alema conviene la tregua, anche lui non ha interesse ad aumentare la nevrosi politica alla vigilia delln pausa estiva: da qui T'incontro alla festa dell'Unità tra Baffino e il Cinese, pensato all'inizio della settimana e concordato fin negli ultimi particolari tra i due staff (anche la partita a bingo finale è stata una trovata dei consiglieri), per trasmettere l'immagine di una riappacificazione, se non duratura, almeno momentanea. Per ora ii passato va dimenticato: «Tra me e Cofferati - ha dichiarato senza arrossire il premier rimuovendo nella memoria dichiarazioni e interviste reciproche al fulmicotone non c'è mai stato gelo». Si vedrà a settembre se sarà il caso o no di tornare alla carica sulle pensioni: guardando ai conti pubblici o al grado di popolari tà del governo, se avrà bisogno cioè di centrare un traguardo simbolico o meno. Per ora tutto rimane congelato. Con D'Alema che esorta il sindacato ad essere «coraggioso», «meno corporativo», «più attento alle esigenze dei giovani»: «La vera sfida è la modernizzazione che si scontra con la burocrazia, con mille interessi corporativi e in questi a volte c'è anche il sindacato». E il Cinese che gli ribatte esaltando (d'autonomia del sindacato» oppure la nonna comportamentale di attenersi al merito dei problemi: «lo e D'Alema possiamo avere le stesse opinioni o diverse. Io comunque quando non sono d'accordo lo dico. Possiamo anche discuterne pacatamente. Ma la discussione può anche non bastare: perché alla fine ò il merito che decide tutto». Toni pacati, accompagnati da punzecchiature e prese di posizione guardinghe: D'Alema potrebbe riprovarci e Cofferati inette le mani avanti. Passata l'estate, si vedrà.
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