«Lo Stato risarcisca i cittadini» di Bruno Gianotti

«Lo Stato risarcisca i cittadini» Una storica sentenza elimina il principio della non punibilità della pubblica amministrazione «Lo Stato risarcisca i cittadini» La Cassazione: uguali davanti ai giudici Bruno Gianotti roma"'" Cadi: un tabù: la pubblica amministrazioni; non sarà più intoccabile e dovrà pagare i danni al cittadino leso nei suoi legittimi interessi. L'ingiustizia subita, d'ora in poi, dovrà essere risarcita: lo Stato, il Comune, la Provincia, la Regione dovranno rimborsare ad esempio i ritardi e le irregolarità commesse nel rilasciare p negare una pratica edilizia, oppure nel gestire un concorso <: i suoi risultati. lì senza gli interminabili ricorsi al Tar o al Consiglio di Stato: deciderà il giudice ordinario. Lo ha stabilito una sentenza (nùmero 500) della Corte di Cassazione destinata a diventare storica, a cancellare decenni di impunito strapotere degli uffici pubblici. Le sezioni unito della Cassazione hanno posto infatti sullo stesso piano cittadini e pubblica amministrazione, come se si fronteggiassero due soggetti di diritto privato. In Europa succedeva già ila tempo, l'Italia ora si adegua, riconosce pienamente la tutela di quelli che considerava lino a ieri «interessi illegittimi» e quindi degni di minor «protezione». Le pur giuste pretese del cittadino, ih altre parole, venivano sacrificate all'interesse della pubblica amministrazione. Il punto cruciale, sul piano giuridico, è l'interpretazione dell'articolo 2043 del codice civile, che riguarda tutta la materia del «danno ingiusto», La Suprema Corte ha riconosciuto che l'interpretazione corrente era troppo favorevole alla pubblica amministrazione e limitava eccessivamente le sue responsabilità in caso «di esercizio illegittimo di una l'unzione pubblica che abbia di:ti:i minuto diminuzioni o pregiudizi alla sfera patrimoniale del privato». Basta, allora, con la «isola di immunità e di privilegio», vacilla il principio per cui non sono risarcibili gli interessi legittimi e il cittadino danneggiato in materia di concessioni, licenze, ammissióni, iscrizioni e tanti altri atti amministrativi è obbligato a rivolgersi al Tar o al Consiglio di Stato per ottenere il riconoscimento dei suoi diritti, ma non il pagamento dei danni subiti. La Cassazione ha segnato la svolta: d'ora in poi il ricorso si potrà fare direttamente alla magistratura ordinaria, al Giudice Unico che stabilirà anche l'entità del risarcimento (se il cittadino ne ha diritto). Il tutto, recita la sentenza numero 500, «penetrante indagine», non limitata «al solo accertamento dell'illegittimità dell'atto in relazione alle norme applicabili, ma estesa alla valutazione della colpa non del funzionario agente, mn della pubblica amministrazione come appara¬ to». E la pubblica amministrazione siederà sul banco degli imputati «qualora l'atto da lei emanato sia stato adottato ed eseguito in violazione delle regole di imparzialità, correttezza e buona amministrazione alle quali deve ispirarsi l'esercizio della funzione amministrativa e che il giudico ordinano può valutare». Una svolta davvero storica, una «sentenza assolutamente liberale che scavalca un secolo di concezione "protetta" dello Stato», la definisce Giuseppe Maria Berruti consigliere di Cassazione. E il professor Sabino Cassese «padre» della riforma della pubblica amministrazione commenta: «Questa sentenza di importanza davvero capitalo consentirà alla pubblica amministrazione di funzionare meglio perchè diminuisce l'esigenza delle tutele di annullamento richieste ai Tar, che spesso paralizzano tante opere pubbliche». Adesso invoce il giudice, sottolinea Cassese, può dire all'amministrazione: «Vai pure avanti con i tuoi lavori, ma so hai sbagliato paga il risarcimento. E i cittadini ne beneficieranno due volte: perchè ottengono il risarcimento e perchè avranno le opere pubbliche». In teoria, lo Stato dovrebbe essere atterrito dalla pronuncia della Cassazione. Ma il ministro della Funzione pubblica Angelo Piazza non ha timori: «Non mi spaventa, anzi rappresenta uno stimolo a proseguire l'opera di riforma». C'è però un rischio: una valanga di cause legali contro lo Stato. Piazza riconosce il pericolo: «Potrebbe arrivare una serie indiscriminata di azioni giudiziarie. Ma è anche vero che noi stiamo lavorando per fare un'amministrazione in grado di rispondere alle attese e di offrire servizi efficienti secondo standard europei». Più cauto Enzo Bianco, sindaco di Catania e presidente dell'Anci, l'associazione dei Comuni: la decisione della Cassazione «va accolta con favore, ma necessita di un intervento del Parlamento che met ta l'insieme della pubblica ammini strazione in grado di garantire prò cedure rapide e piena efficienza». Se questo intervento non ci sarà secondo Bianco «c'è il rischio che l'applicazione del criterio stabilito dalla Cassazione apra una voragine e trasformi in un colabrodo l'intera amministrazione pubblica». Per Bianco, infatti, «spesso le responsa bilità di inefficienze che si possono verificare a livello locale sono da ricercare ad un altro livello, ed inutile andare a colpire solo l'ultimo anello di una catena». Eliminata gran parte dei ricorsi al Tar Cassese: così migliorerà la burocrazia Il ministro Piazza: rìschio di maxicause Bianco (Anci): il Parlamento dia le regole Un ufficio statale oberato di pratiche. Ora la pubblica amministrazione rischia di essere sommersa di cause legali Il ministro della Funzione Pubblica, Piazza A destra, Sabino Cassese

Persone citate: Angelo Piazza, Bianco, Cassese, Enzo Bianco, Giuseppe Maria Berruti, Sabino Cassese

Luoghi citati: Catania, Europa, Italia