Il cuore riparte dopo due ore di massaggio
Il cuore riparte dopo due ore di massaggio Bambina finita in acqua Il cuore riparte dopo due ore di massaggio PADOVA Il cuore aveva ripreso a battere dopo due ore di massaggio cardiaco, ma per i medici non si può certo parlare di miracolo, perchè le condizioni di una dodicenne che mercoledì ha rischiato di annegare a Jesolo, nel veneziano, vengono tuttora definite «disperate». «Dire che la bambina è stata salvata significa solo creare illusioni nella gente chiarisce il dottor Giovanni Cestrone, direttore sanitario dell'Asl di Padova dove la piccola è ora ricoverata - il cuore batte, ma questo non vuol dire nulla, se non si considerano le condizioni del cervello». Ragioni di privacy impediscono ai medici di dire di più, ma il caso viene comunque definito «drammatico». La vicenda ha però avuto vasta risonanza, per la straordinarietà dell'accaduto. La ragazzina, una trevigiana in vacanza con la madre e la sorellina, era scomparsa sott'acqua mentre faceva il bagno ed era stata ritrovata dai bagnini solo dopo vari minuti, forse una decina. Quando è stata soccorsa le sue condizioni sono apparse subito gravi, ma a praticarle un massaggio cardiaco sono subito intervenuti anche due medici ed un'infermiera che si trovavano sulla spiaggia. In breve era poi giunta anche un'ambulanza, per il primo ricovero ospedaliero della piccola. Dopo due ore, infine, il risultato insperato del massaggio, praticato con tanta insistenza proprio perchè i bambini hanno maggiori capacità di ripresa. «In questo caso - ha rilevato il dottor Pettenazzo, ,del reparto di rianimazione dell' ospedale di Padova - si è probabilmente deciso di andare oltre la prima ora di massaggio perchè l'ipotermia può "proteggere" certi organi come il fegato e i reni e anche il cervello. Poi dipende però anche dal tempo in cui il cervello è rimasto senza ossigeno, e certo in questo caso questo è avvenuto troppo a lungo anche per un bambino, forse anche per 10-20 minuti secondo quanto mi è stato riferito, e danni cerebrali ve ne sono certo stati. Stiamo però ancora verificando in quale misura ciò sia accaduto». Nessun dubbio invece sul fatto che i soccorritori siano intervenuti come dovevano, quando è stato possibile farlo, con il massaggio cardiaco e la ventilazione assistita. I danni provocati al cervello dall'assenza di ossigeno, ha spiegato ancora Pettenazzo, possono in alcuni casi condurre anche alla morte cerebrale, cioè all'assenza di attività elettrica nell'encefalo, mentre per gli altri è generalmente «molto difficile un ritorno alla vita normale». (m.g.r.]
Persone citate: Giovanni Cestrone
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