Serbia, nasce il partilo del generale di Giovanni Cerruti

Serbia, nasce il partilo del generale SI APRI tilt NUOVO CAPITOMI NELLO SCONTRO POLITICO A BELGRADO Serbia, nasce il partilo del generale A Pirot tra i soldati in rivolta contro Milosevic reportage Giovanni Cerruti B invialo a PIROT (Serbia del Sud) ojan ha 25 anni, i capelli neri e le tempie già imbiancate. Non erano cosi quando è partito, dice la madre .Jelena. Quando il 25 marzo l'esercito l'ha richiamato nella contraerea. «Sono stato sulle montagne per 85 giorni e adesso anch'io sono solo un numero, 10 come tutti i riservisti richiamati». Il numero 27047, Bojan Tomic, studente di storia della letteratura, ora marcia in corteo con altri 200 riservisti di Pirot. Hanno appena lasciato Piazza dei Caduti, dove il riservista anziano Nebojsa Pancev, numero 23011, quattro guerre in dicci anni, ha letto il volantino: «Signor comandante Radqjica Nedic: quando ci pagherete le nostre diarie? questa guerra l'abbiamo vinta o persa? e quanto ci è costata?». Il corteo va alla caserma di Pirot, sulla strada che porta al confine con la Bulgaria. Il piantone vuole i documenti. «Maledetti ladri, quando siamo stati richiamati non ci avete chiesto nemmeno 11 nome!». lì' il quarto giorno di proteste. Alle due il comandante Nedic dirà di tornare domani. A metà pomeriggio, da Belgrado, il ministro della difesa Pavle Bulatovic dirà che dal lo agosto le diarie verranno pagate in sei rate. A sera Nebojsa Pavkovic, generale della Terza Armata, dirà che purtroppo non ci sono dinari «e non si può stampare nuova moneta». Così oggi n Pirot quinto giorno di corteo, a Kragujevac bloccheranno la strada per Krahevo e in tutta la Serbia i riservisti faranno sentire la loro rabbia. «O pagate o marceremo su Belgrado!», gridano davanti alla caserma di Pirot. Sono voci preoccupanti, per Belgrado. «Un nuovo richiamo alle armi in tempi brevi ò probabile: o perchè davvero si va verso una guerra civile o perchè qualcosa si muove in Montenegro - dice per tutti il giovane Bojan - Ma se non ci pagano, col cavolo che ci possono richiamare! Il regime non potrebbe più contare su di noi». Sui riservisti comincia a contare l'opposizione. C'è il partito socialdemocratico dell'ex generale Vuk Obradovic. E da ieri c'è anche l'ex capo di stato maggiore Momcilo Perisic, silurato da Milosevic a novembre. Dopo giorni di voci e smentite ha detto che sì, anche lui è pronto a battersi contro il regime, contro Slobo e la moglie che hanno infiltrato i loro uomini al vertice delle forze armate. «Fossi rimasto io - ha dichiarato - la guerra non ci sarebbe stata, la Nato non ci avrebbe bombardato e la Serbia non si ritroverebbe fuori dal mondo». Vuk Draskovic, da Bucarest, ha subito chiesto al generale di unirsi «ai 178 partiti dell'opposizione». Momcilo Perisic, a giorni, potrebbe annunciare la nascita del suo nuovo partito: obiettivo raccogliere il malcontento di riservisti e militari di carriera. Con lui, anche se ha negalo e giura fedeltà al partito socialista di Milosevic, potrebbe esserci il vicepremier foderale Zoran Lilic. Pirot, la città del miglior caciocavallo e dei migliori tappeti dei Balcani, ha 40 mila abitanti e 8 mila riservisti richiamati. «Ecco perchè la protesta è cominciata qui, in proporzione battiamo tutti», spiega Bojan Tomic. 1 capelli neri sono tenuti su con la gommina, ha gli occhiali da sole con le lenti a specchio, fuma sigarette senza filtro infilate in un lungo bocchi¬ no nero. Dei suoi 85 giorni nella contraerea ha scritto un racconto, «La morte dell'Ufficiale». E' satirico, dice. «Muore il colonnello e il primo giorno i generali lo commemorano, il secondo esce il necrologio sui giornali e tutti ne parlano. Il terzo più niente, solo discussioni sulle previsioni del tempo...». Metafora della considerazione dei militari, aggiunge. «Questo regime non ha mai pensato agli operai, ai contadini, ai soldati. Solo alla polizia e ai politici». Bojan tra un anno si laurea. «O resto qui a insegnare o vengo in Europa a fare il cameriere». In Piazza dei Caduti hanno cominciato la raccolta firme per la cacciata di Milosevic, in tre ore più di mille. Poi è arrivato il domandante della polizia: «Non si possono raccogliere firme contro qualcuno, è vietato». Il giorno dopo stesso banchetto, ma le firme erano ir favore di Milosevic, non è vietato. Sei in un pomeriggio, la beffa dei riservisti e dei cittadini di Pirot. Il comandante della polizia è tornato alle sei: «Non si possono raccogliere firme nemmeno a favore di qualcuno, da oggi è vietato». Bojan racconta la sua città con ironia e la sua guerra con amarezza. «A volte m'immaginavo di scrivere una lettera a un immaginario amico europeo. Come spiegare perchè ero lì, in divisa, nella contraerea? Perchè la Nato attacca il mio Paese, perchè ho paura di ritorsioni contro la mia famiglia, perchè, qui c'è la. corte marziale. ìò non mai odiato nessuno, ma quella lettera non sono mai riuscito a finirla»!'" La fortumi di Bojan e di Pirot si chiama Bulgaria. E' vicina, il contrabbando prospera e ancora si sopravvive. Qui, unico distretto serbo, nei giorni della guerra c'erano le tessere per olio, zucchero e farina: le hanno abolite da una settimana perchè non c'è più nulla da comprare. Bojan si prepara al prossimo corteo e al nuovo racconto. «La sera c'erano le conferenze dello psicologo. Tema, "Perchè non bisogna avere paura della guerra". Anche la conclusione era sempre la stessa: "Se ti ammazzano non preoccuparti, non sentirai male, quando muori non senti niente...".». Bojan adesso non sorride più, non ha più voglia di satira: «Ho 25 anni e mi sento un vecchio. Pensavo alla mia vita, all'università, alla scrittura, una mia famiglia. Ora vivo solo tra oggi e domani. Aspetto che cambi la testa dei serbi e per dopodomani non posso prendere impegni.,.». Tranne uno, il solito, in piazza. «Maledetti!». L'ex capo di stato maggiore silurato dal regime aderisce all'opposizione, con lui i riservisti frustrati e senza paga Il generale Momcilo Periste, ex capo di stato maggiore, si congratula con i soldati dell'esercito. Perisic silurato da Slobodan Milosevic (a lato) dopo aver servito l'uomo forte di Belgrado contesta II regime serbo ed è passato all'opposizione